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La due facce di una stessa piazza

  In “Cyberfilosofia”, pamphlet di Jean Baudrillard uscito postumo nel 2010, il pensatore francese scrive: “Il sistema produce una negatività in trompe-l’oeil, che è integrata ai prodotti dello spettacolo come l’obsolescenza è inclusa negli oggetti industriali.” Una frase su cui si potrebbe riflettere per giorni. La domanda dell’intervistatore verteva sulle critiche al sistema contenute nel film Matrix e nell’ultimo album di Madonna, ovvero in due oggetti industriali dello spettacolo, obsolescenti in-sé. La rivolta come elemento scenico primario, nulla a che vedere con il Camus del “mi rivolto dunque siamo”. Il medium è il messaggio, direbbe McLuhan; nel realismo capitalista odierno ci si mostra come ribelli illuminati di Narciso, perché il medium globale di questo è fatto. “Ci rivoltiamo, dunque sono”, sembra invece dire chi ha occupato i centri delle città nelle ultime settimane, mosso da un’ideologia del proprio corpo che non ammette intromissioni né cure, se non quelle autoindot

Gli usurpatori

  Io divento matto quanto sento usurpati il mio spazio, le mie parole. Capitò con la cantonata Cinque stelle, col miliardario autoritario che faceva l'anticapitalista, la decrescita felice… Capitò con la "Libertà" evocata dall'anarchismo liberista di destra. Giustizia, garantismo, per i ricchi e i garantiti. Ora sento evocare una nuova libertà tutta squinternata, una resistenza alla ragione, all'evidenza. Parlano di biofilia, di armonia con la natura e con l'essenza umana, guru lestofanti vestiti da hyppie, che evocano la Costituzione, insieme ai peggio fasci, ai qualunquisti di ogni dove, che col pretesto di lottare contro un siero di magia nera, mirano ad abbattere una certa idea dello Stato, del collettivo, del lavoro. Per sostituirli con la Setta degli iniziati. Sempre per business loro: vendono corsi alchemici, prodotti legati alla crisi di senso e prospettiva, intrugli, pozioni, rimedi di magia bianca. O comunque sé stessi, come tramiti di chissà cosa. L

Vanessa

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  Vanessa, l'ultimo nome, l'ultima vita stroncata. Sì, il solito dibattito del dopo: dove stavano le istituzioni, le forze dell'ordine, perché nessuno ha fatto niente, eccetera. Però, smettiamola di essere ipocriti. Ognuno di noi ha sentito di persona almeno un paio di casi che potenzialmente potevano sfociare in dramma - alla nostra età in relazione alle famiglie che si sfasciano - ma a volte ci capita di incrociare una lite tra coppie di ragazzini, in cui lui urla esasperato e sembra pronto alla violenza, lei subisce rassegnata. Quante volte ci è capitato di sfiorare il tema, di sentirne il vento nero. Ma non possiamo dirci "dov'eravamo noi, quando". Certo, va fatto il possibile, sempre, ma non c'è istituzione che tenga, legge risolutiva, né forza dell'ordine, né la possibilità di intervento perenne, collettivo o personale. Il mostro maschile nasce all'interno di una cultura, di un'epoca. Dilaga una violenza strisciante, insita nei rapporti s

Cancel Culture

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Boh, devo finirlo, ma del pippone di Zerocalcare sulla cancel culture c'ho capito poco. Il solito groviglio arzigogolato stile comportamentismo social. Alla fine, sul tema, sembra di parlare della "blue whale challenge", un rischio presente e agente nell'era del web, buttato in burletta da una fake news. Ho capito il ginepraio, le mille contraddizioni ecc. Ma se c'è la tendenza ad abbattere le statue, e alla damnatio memoriae, la cancel culture in era social esiste eccome. Ed esiste anche la dittatura del politically correct, altroché. ZC fa il libero battitore, sotto la coperta del mainstream progressista, pezzo unico, senza problemi di compromissioni contrattuali, tratta proprio un'altra materia. Riccardo Mannelli (un po' anche Vauro), per esempio, che arriva da una vecchia scuola di satiri, liberi per davvero di rappresentare l'anticonformismo, il politically incorrect, anzi, l'ogrish, l'osceno, non gode della stessa bolla di consenso di Cal

Cent'anni. Fa.

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Ricordo quel che mi disse Trentin, il giorno in cui lo conobbi. Parlammo di musica e fumetti, conosceva Muñoz, Pazienza, e cose eclettiche, anche se sembrava uscito da un disegno di Vittorio Giardino. Spaziava su tutto. Poi parlammo di Resistenza, i Trentin avevano combattuto in Francia, in Italia, sui monti, nel cuore di Milano. Bruno a diciassette anni guidava una brigata partigiana, fu anche gappista, fu imprigionato, torturato. Ricordo gli aneddoti sulla guerra di Spagna. I solchi del suo viso meraviglioso, la erre con dentro il sapore di Francia, l'avventura dei tanti fronti, la barba bianca curata, l'eleganza, perfino guizzi federalisti proudhoniani. Aveva dentro l'Europa intera, quella profonda. Gli occhi sempre bassi, quasi timido, si guardava intorno a guizzi e ragionamenti. Nei solchi del viso la questione operaia, assunta in quel modo lì, pieno e responsabile, fino in fondo, fino alle estreme conseguenze, al sacrificio di dover supplire un vuoto istituzionale, e

La miniera

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Donato Bilancia è stato un serial killer unico al mondo. Tecnicamente si definisce "a schema misto". Ha ucciso per tutti i motivi possibili, dalla pulsione sessuale, alla vendetta, alla casualità. Sono contento di vivere in un paese che non ha la pena di morte, il che ci ha permesso di studiare gli sviluppi della sua personalità, semplice e complessa allo stesso tempo. C'è un pezzo di una certa Genova, in Bilancia, un pezzo d'Italia, un pezzo di ognuno di noi. Spero che uscirà il materiale di chi l'ha seguito psicologicamente, servirà a tutti. Gli Usa, mandando sulla sedia elettrica uno come Ted Bundy , si sono persi l'occasione di capire se stessi, come fanno troppo spesso i puritani. Bundy e Bilancia erano accomunati da un rapporto morboso e frustrato con la madre. Altra miniera emotiva tutta da scavare. Questo post non è un omaggio a un assassino, prevengo i soliti commenti moralistici sul "rispetto per le vittime". Il miglior rispetto per le vit