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Visualizzazione dei post da novembre, 2005

Restando in tema...

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La fine del LIMBO. Da tempo aspettavo la notizia. Poi allora l'ho un po' approfondita . E' venuto da sè il collegamento con quell' altra notizia . Essendo cultore di una visione olistica dei fenomeni, ne deduco che nulla sta avvenendo per caso. Il Limbo è una disciplina di origini giamaicane. In posizione di hinge si avanza facendo una vibrazione con le spalle, passando sotto un asticella. Stop. Più o meno la possono ballare tutti, e non esiste villaggio turistico che non organizzi la sua scontata 'gara di limbo'. Se balla un panzone ridono tuttti e si diverte pure lui, se passa la sventola, tutti a guardare le mutandine e si diverte pure lei. E' medietà, naturalezza, metafora. Non richiede devozione e disciplina. Estemporanea. Quel luogo di mezzo che in fondo ci accomuna tutti. Molto indicativo il fatto che lo si elimini. Chiaro il disegno. Torniamo al classico valzer lento. In alternativa, un'infernale paralisi. Come faranno nei villaggi turistici? Pro

Slow-quick-quick-slow

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Che la danza fosse una metafora del sesso si era intuito. Infatti, stagionandomi sempre più, si va a ballare. Corso di liscio sul mare. Speriamo non sia un modo di sublimare . Ma sono certo di no. Il gesto, il passo, sincronia/distonia. Una coppia si specchia. Questo week-end mi sono immerso nel mondo dello swing, assolutamente travolgente. Già la storia è interessante. Ma quello che mi ha colpito è la creatività, l'energia. Un'esplosione di figure, di facce, di mimiche. Una gioia di bretelle, pantaloni larghi, guepierre, forcine e cappelli anni trenta. Li ho visti fare un cerchio e le coppie che entravano a turno, stessa struttura della break. E poi le gare tra due coppie, come gli agoni tra poeti, mutuate dalle sfide in rima dell'hip-hop da strada. Due pensieri mi hanno coinvolto. 1) Ballare è una delle più sofisticate meraviglie del genere umano e una grande forma di comunicazione. 2) La discoteca, con i suoi oranghi, è un buon modo per svilirla. Ah, ce n'è una ter

Sacro Santo

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Intervista a Umberto Veronesi di Dario Cresto-Dina   MILANO - "Ho l'impressione che il dialogo con i vescovi sia diventato un monologo. Bisogna fermarlo", dice Umberto Veronesi: "Mi sembra che la Chiesa voglia condizionare le scelte di un paese che, se devo giudicarlo alla luce dei comportamenti dei suoi abitanti, è a maggioranza non credente, o poco credente". Nel tentativo di contribuire a frenare questa " invasione di campo " il professore ha scritto un libro su un tema spinoso che da sempre gli sta a cuore. È un libro che difende l'eutanasia volontaria. Il titolo è un manifesto, nel senso che dentro c'è già tutto: 'Il diritto di morire' , la libertà del laico di fronte alla sofferenza. Dove la parola laico è un simbolo, un marchio.     Professor Veronesi, mentre lei parla di eutanasia il Vaticano attacca su concordato, pillola abortiva, pacs, e fermiamoci pure qui. Un autentico contro potere italiano?     "No, perché di sol

Fine del mese scorpionico!

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De paura!

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Una donna siede in casa, sola. Sa di essere l'ultima persona viva al mondo: tutti gli altri sono morti. Suona il campanello.     Il racconto perfetto. Non una parola in più del dovuto. È un pezzo di Thomas Bailey Aldrich, segnalato dal grande Dashiell Hammett nell'introduzione a "Red Brain", una bella antologia dell'Urania. Poi Hammett scrive "Il punto culminante di questo tipo di storie è quando il 'non può' diventa 'non deve'...'' Convincere che ciò che non può essere è. Ma anche nel nuovo piano di lettura irrompe il "No, non deve succedere questo, no !..." “Latherface” si agita nel tramonto, urlando, con la sua motosega dimenata a caso. È la fine d i "Non aprite quella porta". Forse l'ultimo grido della generazione dei Settanta. La fobia della provincia americana, i boschi, il deserto. “Un tranquillo Week-end di paura”, “L’ultima casa a sinistra”, “Le colline hanno gli occhi”. Un modo cittadino di spave

Warm Hole

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Palindromi logici (overossia: la via per l’Infinito) … In cui l’uomo indica sé stesso ripreso in un televisore in cui l’uomo indica sé stesso ripreso in un televisore… … “C’era una volta un re che disse alla sua serva raccontami una storia e la serva cominciò: “C’era una volta un re che disse alla sua serva raccontami una storia e la serva cominciò”… Linguaggio d’infinito rimpallo come d’ossa che d’avanti e d’indietro allo stesso modo si legge, come oro come esse assa ala moto perpetuo di luce , Di-segno di lingua Quel punto in cui si trova Corridoio di spazio-tempo per chissacchè Opinione. Quanto quantica? Suggerimenti?

Cresce di peso

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Seguo l'evoluzione di quest'uomo. Fino a qualche anno fa sembrava un onesto mestierante da film medi, dotato al più di due espressioni: una con sopracciglio abbassato, una con sopracciglio alzato. A parte che è cresciuto professionalmente, tanto da rendere un titolo più godibile con la sua stessa partecipazione, sempre ricca di humor e presenza scenica. Come regista ha girato due film strani, intriganti, complessi, che mi sono piaciuti parecchio. Dice cose interessanti , in modo interessante. Per certi aspetti è speculare, da ottica liberal, alla parabola del suo antesignano: l' ex-sindaco di Carmel . Sarà che è poco avvezzo allo star-system, sarà che vive con un maialino sul lago di Como. Poi, dicono che sta perdendo la memoria breve, come il protagonista di 'Memento'. Insomma, mi è davvero simpatico e degno di essere archiviato nella memoria-lunga. Restando in tema Hollywood/medio-oriente, una notizia sfuggita ai più, rielaborata qui da un blog amico. C'è la p

Turi, della Villa Rossa

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Turi, quello della Villa Rossa. Maira dice che faceva statue ma non ne era tanto sicura. “Così t’impari!… Non si fanno ’ste cose, qui, minchione!” Ora si chiudono e si aprono come un ventaglio senza colori. Facce, che non si sa com’è stato. “Ero andata da mia cugina e non mi sono accorta…” - “Io non m’impiccio, ma...” - “Anto’, a casa!…” - “Turi!… era Turi!” Turi, quello della Villa Rossa. “Piacere, sono il professor Santini. Statale. Filosofo statale. Ho una mia teoria, tenente Barreiro.” Alza la mano. “Di che si tratta?” “Di me!...” Avanti coi rilevi. Attenti sul marciapiedi. Ci sono i bossoli cerchiati di vernice. Corradì, porta il portatile. Che ti ridi? Sì, il portatile si porta, il rapato ci ha la testa di rapa, e io sono nervoso perché mi dai ai nervi. “Mi ascolti, tenente. Sono il professor Santini… So tutto, per questo sono venuto…” “Non è il momento Santini. Non lo è mai stato. Non lo sarà mai! La pianti di starmi addosso, spaccapalle!…” Sudato. “Barreiro, vieni qui!… Che è ’

Si può aver paura degli squali a novembre?

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Ventidue gradi. Ci si bagna ancora. Proprio si schiatta. Ieri ero in canoa, in pausa pranzo e il mare è diventato del tutto piatto. Per un attimo mi ha inquietato. C'è qualcosa di squilibrato al centro di questo mese, e sono un po' stanco . Voglia di freddo, di nebbia. Da non crederci... Voglia di crederci , forse.

Panchina di sole

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Fruscìo dietro me e schèggia di gatto striato, strione con topo tra i denti, coglione Gatto nero al seguito d’ossigeno in debito N’un parco di giochi di bimbi ma né grida né mani né altro né mamme o filippine Solo panchina, e gesta feline e scivolo e percorso d’ostacoli tentacoli riti e gerarchie satrapie sadismo esercizio di giungla urbana squadrismo scivola il topo vola nel sole lanciato striscia e s’impenna a fingersi impettito o supplice e lui lo prende e riprende e scappa e scatta e strione a fingersi distratto e il ratto che s’arrampica sulla scala di corda e quando strione si ricorda scatta e afferra e rivoltola lo sventurino che, disperato, in virtù di piccolezza entra nel buco pregando che lo si molli che il mondo si dimetta da lui illusoria speme che con l’unghia l’aggancia e trascina come prima e rotola nell’erba, di nuovo saetta a prendere tra grinfie e fauci tenendolo in vita sempre e nerino, l’assistente, che assiste indomito e a

Ci vuole fiuto...

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"La condizione migliore per osservare è quella di essere cammuffato; è la ragione per cui abito in una casa così, che non ha nessuna storia. Sono una mano che disegna e basta. Queste sono le diverse vite. A è la nascita e B è la fine (indicando la prima a sinistra). La vita ideale sarebbe procedere col tiralinee, una linea perfetta tra A e B ; ma è evidente che ciò non può accadere. Prendiamo questa linea (indicando la seconda, in senso antiorario): può succedere, è verosimile, ma sarebbe la biografia di un infante che muore subito dopo la nascita, qualcosa che non è proprio una vita.     Quest'altra (indicando la terza) è la vita, come posso dire, di una persona della religione, di una persona burocratica.     Questo è un labirinto, la vita di una persona tormentata e confusa. (scegliete voi quale indica)     Questa è di un avaro, di una persona misera. (scegliete voi quale indica) Ma quello che volevo spiegare - spiegare è una parola detestabile che io uso malvolentieri, c

Quella stanza d'albergo

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Mi dicono che andrà in onda alle 7.30 del mattino . Meglio allargare il giro.

Le grand banlieu

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Un percorso, come capita. Da Fazio sento Furio Colombo che dice, se volete capire quello che succede a Parigi prendete un romanzo di Pasolini, uno a caso, aprite una pagina a caso e leggete. Compro  'Una vita  violenta' allegato all'Espresso. Mi siedo sulla spiaggia. Un po' era vero. Poi sfoglio l'Epresso. Ci trovo due persone che stimo: Umberto Galimberti e Nichi Vendola, due articoli in sequenza. Si parla del caso Cofferati. Entro in crisi, perchè mi convincono entrambi. Allora mi ricordo di una coppia di amici che tempo fa ironizzava: 'Visto il tuo amico Cofferati cosa sta...', 'Visto il tuo amico Bertinotti cosa sta...'. Mi sento un Giano Bifronte. Leggo su Repubblica Serra che parla di due sguardi possibili. Quello di chi vede il disordine e cerca l'ordine e quello di chi vede l'iniquità e cerca l'equità. Mi sento un Giano Bifronte, strabico. Torno su Galimberti, un concetto mi ha colpito. I demografi, che, al pari dei geologi, nessu

Bloggamazzoni

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Donne e blog. Sono loro l'aspetto più interessante di questo incredibile fiume carsico di comunicazione dal basso. Il blog è metà rivista e metà diario privato. Impagini il tuo vissuto, in modo da comunicare qualcosa al prossimo. Oppure crei un vissuto immaginario, in modo da stupire il prossimo. Oppure cazzeggi, esaltando l'aspetto weird del web. O tutte e tre le cose insieme. C'è un erotismo-in-sè, in questo mezzo. Che mai, mai diventa pornografia, anche nei post più arditi. Anzi, sembra il contraltare perfetto di quell'altro immenso fiume che scorre in internet. In senso dinamico le donne navigano in 'queste' acque in un modo molto più agevole (non ho detto 'sincero'). Mi pare che governino la situazione alla grande. La presenza maschile è residuale, ansiogena, stupita. Cazzo, che bello... la fine della pornografia! Però è anche la fine di un dominio. Classico scenario. Femmina trincerata dietro un nick-name scelto con maestria, foto suggestive, il s

Oggi, il giorno dei vivi!

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Oggi, qualche decennio fa io ero nato da tre ore e mezza. Ma oggi preferisco ricordarmi che tre decenni fa, tra una dozzina di ore, lui sarebbe stato ammazzato come un cane. In fondo è una citazione indebita, non è uomo della mia generazione e l'ho conosciuto poco. Da un po' di tempo, però, sento il suo richiamo. Come gridò Moravia ai suoi funerali: 'Hanno ammazzato un poeta, e di poeti non ne nascono tanti, due o tre in un secolo!'. Io avevo cinque anni. Che iniziali curiose. P.P.P. nel gergo degli sceneggiatori significa 'primissimo piano'. E' una delle poche persone alle quali mi rivolgo mentalmente per chiedergli: 'Cosa faresti, cosa diresti, oggi?'. Lui, Andrea Pazienza, Padre Balducci, Frank Zappa, Enrico Berlinguer... Mhm, ora che ci penso la lista è lunga... Comunque, oggi, mi regalo una sua poesia, in cui sento echi familiari e che mi attanaglia il cuore. Alla mia età, è bello sentirsi attanagliati. Oggi ho cinque anni. Lo scandalo del contr