“Il centro è un disastro!” , dice il giovane pizzaiolo. “Se qui diventa come il centro, c’è da espatriare. Sono andato da un amico, che ha un’agenzia immobiliare in via Gramsci. Belìn, che schifo. Spazzatura dappertutto, non c’era un italiano. Gli ho chiesto come fa a stare lì, in mezzo a quel letame”. “Probabile che faccia buoni affari, con le speculazioni sugli immigrati”, dico io. La mamma pizzaiola mi guarda strano. Uno sguardo più intelligente. “Gli equadoreñi sono il problema, perché non si integrano, fanno comunella e sono violenti”. “Un po’ come gli italiani di inizio secolo, espatriati negli Stati Uniti”, dico io, “Pizza, coppola e mandolino, si diceva. In realtà erano grandi lavoratori”. Si unisce anche papà-pizzaiolo, sedendosi. “E quelle col velo, che guardano dal buco? Da Vespa c’erano delle donne che erano d’accordo con quel padre pakistano che ha ammazzato la figlia”. “Questo è un vero problema, di arretratezza culturale,” dico, tagliando la bufalina. “Come il delitto d’