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Visualizzazione dei post da aprile, 2007

Ciao, Darwin!

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A volte vedo stralci di "School in Action", su MTV. Mi vengono in mente le feste del mio liceo. Al massimo, un paio che ballucchiavano un po', altri che strimpellavano, qualcuno s'improvvisava imitatore. Ma qui, sta succedendo qualcosa di antropologicamente rilevante. Decine di super ballerini, piccoli X-men che camminano sulle mani, fanno il salto mortale. Smutandati, simpatici, organizzati, a loro agio. Con basi tecniche nuove, evolute. Che diventano anche basi fisiche. Giorni fa mi sono beccato questo video, che mi ha allibito. Joseph riesce a sostenere tre linee musicali in contemporanea. Una ritmica e due melodiche. E scopro che esiste una corrente artistica, il Beatbox, probabilmente derivante dal vocalismo ritmico del jazz, passando per Bobby McFerrin e sfociando nella cultura techno-dance e hip-hop. In molti casi ci troviamo di fronte a fenomeni. Un paio di link ed ecco un altro fenomeno. E un piccolo batterista da urlo. Come mi stupiscono gli skaters e i brea

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Che l'Inter fosse una categoria dello spirito, più che una squadra, l'ho sempre pensato. Che il suo destino fosse del tutto simile a quello della sinistra italiana, pure. Anche quando vince, soffre. Anche nell'euforia c'è sempre un retrogusto amaro, la sensazione che qualcosa non va. Ogni conquista è comunque tenuta in scacco da fattori esterni, un senso di precarietà, di provvisorietà. È questo che me la rende simpatica, che me l'avvicina al senso dell'esistenza più che alla squallida trama delle competitive leggi numeriche. Coi numeri ci sono sempre andato poco d’accordo. Però non posso fare a meno di pensare al quindici. Alla coincidenza cabalistica. Quindici anni fa prendevo per la prima volta la tessera di un partito. E la militanza s’intrecciava alla mia vita per un tratto non breve. Questo week-end è stato memorabile non solo per lo scudetto, ma anche per una svolta forse epocale. Nella quale investo energie. Sbaglierò, ma sono felice. Forza sinistra ital

Me & Richard McBeef

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Sabato scorso ho assistito a un esibizione di “Cosplay”. Si tratta di una sottocultura proveniente dal Giappone. Ragazze e ragazzi che si radunano in occasione di mostre o convegni travestendosi nel loro personaggio preferito, tratto da un manga o un anime . Li ho sbirciati a lungo e, paradossalmente, li ho trovati timidi. Mi dicono che si spostano di continuo. Difficilmente, uno si traveste nella sua stessa città, perché si vergogna. Lontano da casa riesce agevolmente a truccarsi, brandendo spadoni enormi, pistole finte. Ascoltano gruppi live che suonano le sigle dei cartoni animati e si mettono in posa per foto che si scattano fra di loro. Ma se li chiami tu, per fare una foto, si chiudono a riccio. Ti guardano come dire: “Ma scherzi? Ma che vuoi da me?” . È incredibile. Sembra trattarsi di un esibizionismo introverso, di una forma di solitudine gioiosa e collettiva. Tra una posa e l’altra si coglie una vena di smarrimento triste, come quella che avevano i punk. Tutte cose che mani

Tralfamadoriano

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Arrivai a Genova l'anno della morte di Fabrizio De Andrè. Il Comune lo mise in filodiffusione. Che emozione camminare per Via del Campo, e poi  lungo quel serpente di odori, sapori e umanità che finisce in Via Prè, con la musica nelle orecchie. Non so se avete in casa un libro di Vonnegut, spero di sì. Altrimenti, oggi è un buon giorno per comprarlo. Se ne avete, pescate a caso. Aprite e leggete ad alta voce una pagina . Magari l'ultima, che non c’è il problema di chi è l’assassino o altre sorprese rovinate. Semplicemente, lui sapeva come scrivere un finale. E anche un incipit. E anche quello che ci stava in mezzo. Diciamo che il finale è una buona eco di tutto il resto. Io l'ho fatto subito, appena saputo. Mi è venuto in mano “Un Pezzo da Galera”.     "Mia nuora e i miei nipoti trovarono naturale e facile, a quanto pareva, accordarmi gli onori dovuti a un nonno che, in fin dei conti, era un caro e gentile e azzimato vecchietto. Agli occhi di quei bambini io ero una

A sort of homecoming

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Sabato prossimo torno a casa. E, insieme a Giovanni Freghieri, facciamo questa cosa QUI . Vediamo come la va a finì. Sperando di stare meglio fisicamente e di incontrare facce amiche. Estoy regresando a casa!

Recensione di film mai visti

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Ci ho messo un po’ a capirlo. Agli inizi dei Novanta, mi ha fregato la sua allure da innovatore grafico e linguistico. In realtà Frank Miller è un machista, sciovinista e conservatore, che - fingendo di andare in direzione contraria - spinge verso il basso l’asticella delle possibilità espressive. Quando la sua opera prende tridimensionalità, anche il suo mood s’esprime a tutto tondo. E, alla fine, di tridimensionale non resta niente. Ogni elemento è rigidamente unidimensionale e collocato nel proprio compartimento stagno. I politici tutti un po’ persiani, e quindi orientaleggianti-in-sé. Le donne puttane tentatrici. Possono diventare puttane guerriere, o semplici guerriere. Gli eroi proiezioni del super-americano dei suoi sogni, che è il super-ninja-spartano. Il monaco guerriero, espressione di una minoranza iniziatica capace di difendere la purezza fino al sacrificio estremo: il Ronin, l’archetipo della destra, ad ogni latitudine, in ogni tempo. Da Re Artù, agli hobbit, alle curve