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Visualizzazione dei post da maggio, 2007

Nino, gli altri

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Volevo parlare del film che ho visto domenica. Ha vinto l’oscar. È ambientato in quattro location: appartamento + solaio, teatro, sede polizia politica, un parco cittadino. Soprattutto, appartamento e solaio. La scelta dei luoghi. Il luogo DDR. Dove lo spazio è tempo compresso. Dove non c’è aria. Tutto scorre sottotraccia, e crea suspance. La suspance del sopravvivere. Anzi del sottovivere. “Le vite degli altri” è davvero scritto bene, con una regia precisa, un robusto impianto drammaturgico e una manciata di attori come non se ne vedevano da anni. Soprattutto la spia, che squarcia lo schermo senza battere ciglio. Poi c’è un surplus, per chi è stato/è/sarà simpatizzante di idee anche solo prossime a quelle che hanno portato a quel delirio. Ci si interroga davvero su tante cose, il film ti svuota, ti chiama in causa. Poi, però, mi interrogo anche su un altro aspetto. Quanto sarà costato? Io credo poco o niente. Perché leggo sul “Venerdì” un’intervista a Verdone. Si dice che il cinema te

De profundis, de generazione, sui generis

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Ecco, ce l’hanno fatta. C’erano segnali ovunque, da tempo. So che quello che penso è indifendibile, come indifendibile è la situazione attuale. Ma qual è l’alternativa? Stamattina ho sentito un gruppo di giornalisti discettare dell’argomento col sorrisetto. La strategia parte da lontano, forse addirittura da un piano preciso che prese corpo da noi, e che aveva una dimensione internazionale. “Rinascita democratica”, si chiamava. Lo slogan mascherava l’idea opposta, quella di tornare a uno stato prenatale. Sì, ce l’hanno fatta. Il settanta per cento degli italiani detesta politici e sindacati. Erano i due obbiettivi centrali di quel piano. Il popolo su misura dei miliardari. È fatta. Complimenti vivissimi. Divinizzare la rinuncia, interrompere il senso evolutivo, la società che ritorna nel suo utero. Chiede sicurezza, protezione. Gioco. Una comunità di infanti, monetizzati e autoreferenziali. Bello. La crisi della politica ha colpe, non basta appellarsi al momento storico che stiamo vive

Acqua

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Arriva il giorno dell'acqua, trattieni il respiro. Come il tappo d'aria prima del Vajont. Come a Longarone, non siamo pronti. Acqua sporca, arida, siccitosa, alta come la montagna. Arriva. Confondono la tenerezza con la compressione. E a comprimere il vuoto, esplode. Glielo dimostreremo. Arriva. Trattieni il respiro. Sarà un attimo. Poi t'insegnerò a nuotare. Entreremo nel cuore del Vajont, per uscire dall'altra parte. E capire. Umidi. gaia per davvero - assalti frontali  

Odradek

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"C'è chi dice che la parola Odradek derivi dallo slavo e cerca, in conseguenza, di spiegarne l'etimologia. Altri invece pensano che la parola provenga dal tedesco, e sia solo influenzata dallo slavo. L'incertezza delle due  interpretazioni consente, con ragione, di concludere che nessuna delle due dà nel segno, tanto più che né coll'una né coll'altra si riesce a dare un senso preciso alla parola. Naturalmente nessuno si darebbe la pena di studiare la questione, se non esistesse davvero un essere che si  chiama Odradek. Sembra, dapprima, una specie di rocchetto da refe piatto, a forma di stella, e infatti par rivestito di filo;  si tratta però soltanto di frammenti, sfilacciati, vecchi, annodati, ma anche ingarbugliati fra di loro e di qualità e colore  piè diversi. Non è soltanto un rocchetto, perché dal centro della stella sporge in fuori e di traverso una bacchettina, a cui se ne aggiunge poi ad angolo retto un'altra. Per mezzo di quest'ultima, da un

La verità

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Dicono che il Primo Maggio è stato solo il monologo di un terrorista. E che il 25 Aprile è stato solo vento di contestazione. Ma io ho visto questo. Ed ero in piazza con lui. In Pace.