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Visualizzazione dei post da giugno, 2007

Oltre la nebbia

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Caro Valter o Walter (non ho ancora capito se ci vuole la "v" o la "w")... Sono un bimbo del Nord, e l'altra sera a cena ho sentito il mio papà parlare di te. Un uomo con la faccia arrabbiata e la voce strana, ha detto in televisione che tu al nord non pigli un voto. Mio papà gli ha dato ragione e poi ha fatto una risata cattiva. Io sono preoccupato. Sì perchè mio papà da sempre retta a quell'uomo lì, e si vanta di bere l'acqua del Po filtrata nella brocca della Brita. Io so che non è vero. Abbiamo visto in televisione un documentario di Santoro su come abbiamo ridotto il Po, che sta diventando salato. Una volta mio papà è andato anche alla sorgente, sul Monviso, vestito come quelli di Asterix, e ha sposato mia mamma con un rito che si chiamava driudo o druido, non mi ricordo più. Poi, dopo il crollo dei due palazzi in america, hanno sostituito i nanetti in giardino con delle statue che a me fanno paura. E la mamma non ride più. Dicono che c'è

L'erba dei vicini

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Giorgio John Squarcia suona inquietante, nel contesto. Ieri ho seguito la docufiction sul caso di Erba, con tutti i pregiudizi possibili. Giorgio John Squarcia, però, ha confezionato un ottimo prodotto. La novelization da lui scritta e diretta mi è piaciuta, anche tanto. Chiaramente ha suscitato un vespaio. Potete leggerne qui. La ridda dei commenti squarcia più di Giorgio John... Ne trovate anche tre miei, tra cui questo: "Sono arrivati i dati auditel. La docufiction al 17, flop. Matrix (con Azouz in studio) al 27, successone. Il che significa che la professionalità della fiction non ha premiato. Il voyeur preferisce sempre l’originale. Questo sì, dovrebbe farci riflettere. Insieme alla “compressione” sociale a cui ci ha relegato questo tardo capitalismo decadente. Con chicche psicotiche come un commento sotto, sulla pena di morte. Stiamo entrando in quella fase in cui la collettività viene vissuta come infida nemica, e l’individuo vuole stare solo. Senza tasse, senza amici, sen

Trash

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Nel mio piccolo sono un fottuto talent-scout, direbbe Tarantino. Lui pesca a piene mani nell’immaginario dell’entertainment popolare, di ogni tempo e latitudine, riscoprendo un fascino perduto. Anch’io, tanti anni fa scoprii lui. Era un periodo che mi sparavo due film alla volta, con amici cinefagi. Entravo in un cinema e poi in un altro. Quella sera d’estate i titoli che c’ispiravano di più erano “Reservoir dogs - Le Jene” e “Cuba libre” . Tralascio il secondo, già da quella sera rimasi colpito dal primo. Era qualcosa di nuovo. Forse perché era qualcosa di vecchio. Insomma, una felice scoperta per le quattro persone sudaticce in sala. Anzi, ora che ci penso, due facevano dell’altro. Doppio film in una sera, come nei “grindhouse” americani, le sale a doppia proiezione. Ci si poteva trovare roba di kung-fu, o blaxpoitation, o inseguimenti d’auto con super-stuntman, o le super-amazzoni di Russ Meyer. Prendere gli elementi, mischiarli, ed ecco servita la pietanza. Il cuoco Tarantino anal