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Visualizzazione dei post da gennaio, 2008

Il giorno dopo la memoria

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                           Kenyatta Massacratta
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I due Neville

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"Nei giorni come quello, in cui il cielo era coperto di nuvole, Robert Neville non era mai sicuro di quanto mancava al tramonto e a volte li trovava già nelle strade, prima di riuscire a rientrare in casa." Il romanzo di Matheson è tra i miei preferiti. Ho visto tutti i film tratti - anche alla lontana - da quel topos narrativo. Qui , un dettagliato reportage. La buona fantascienza proietta in scenari plausibili le paure ancestrali. La solitudine, la fine del nostro prossimo, ormai ridotto a vampiro. La notte. Il sangue. Il nostro passato ridotto a simulacro, gli affetti persi per sempre. Allora sono andato al cinema. Non pensavo di uscirne così provato. In qualche modo, uno dei film più brutti che abbia mai visto è stato all'altezza della sfida. Mi ha fatto capire dove si proiettano le paure del nostro tempo. L'uomo solo è ipertecnologico, anzi è il migliore degli scienziati. Il prototipo umano-americano, solo lui sopravvive. Il prototipo umano si c
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Free-style

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Facciamo finta che io abbia un nipote che si chiama M. Mettiamo che abbia diciassette anni, frequenti un liceo privato e la “compa” di un quartiere bene, col calcio e i suoi derivati a fare da cemento linguistico e modello di aggregazione. Quando è davanti alla tivù, pensiamolo fisso su Italia Uno. Senza neanche cambiare durante gli spot. Mettiamolo sul motorino, su Youtube, a sfidarsi con gli amici a cinghiate, per ridere. Ipotizziamo che abbia fatto in modo e maniera di mostrare quel filmato a membri della famiglia. Magari quelli a cui tiene. Proviamo a pensare che M. non abbia nemmeno un amico con la pelle di altro colore. Mettiamo che il sottoscritto abbia sempre cercato d’interagire con lui, sperimentando le difficoltà comunicative della generazione Q, che poi passa il tempo a fucilare sms e filmati. Ipotizziamo un azzardo: un paio di settimane fa, io che gli regalo l’ultimo libro di Galimberti. Così, prenderlo per le palle, una sfida a cinghiate. Mettiamo il caso che lo veda sinc

Diritto di respirare

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Ieri, sull'autobus, c'era corrente e volevo chiudere un finestrino. Un tizio ha ringhiato. "La gente ha il diritto di respirare, non c'è solo vostro figlio!" . Ne è nato un alterco sgradevole. Poi ho notato che il tizio parlava da solo, probabilmente una persona malata, sofferente. Siamo stati la miccia, ha proiettato su di noi il senso della sua giornata. Mi ha lasciato una sensazione di vulnerabilità, di vuoto. La stessa di cui parla Lorenzo Jovanotti a proposito degli spettacoli di Beppe Grillo, da cui si esce svuotati, non carichi. Come "le Jene", "Striscia". Certa indignazione svuota, anziché riempire. Sensazione gelida. Come i saldi, le vetrine degli outlet, i viaggi esotici. Solitudine al botulino, folla compressa. Spot che vendono suonerie con gli animaletti carini a utenti che non hanno mai visto animaletti veri, che s'inteneriscono senza avere grammatica degli affetti. Giganteschi Hummer incastrati tra i vicoli. La generale caduta