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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

I topi mannari (la prima favola di Jacopo Calza)

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  C’era una volta un principe topo che vagava verso un castello C’era un villaggio bellissimo e la sua casa era un palazzo luccicante  A volte andava vicino al castello e cantava per la principessa che si chiamava Minni  E i nemici di quel villaggio bellissimo erano dei grandi topi  Che non si chiamavano soltanto topi ma…”topi mannari”  Questi topi decisero di andare a distruggere quel bel villaggio  Visto che tutte le guardie erano lontane in vacanza  Il re era spacciato quindi chiamava il principe e non si sentiva da quelle parti Ma si sentiva un grande rumore di cavalli perché il principe stava cavalcando vicino al castello Allora il re ha detto al cavaliere se per favore poteva chiamare tutti i suoi amici cavalieri Allora il cavaliere disse al re “vado a chiamarli in un batter d’occhio” E allora il cavaliere andò Intanto la principessa, dentro al castello, disse: “buona fortuna!!” mentre si truccava  I cavalieri sono arrivati vicino al castello maledetto

La commedia è finita in e-book!

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L'uomo è la sua casa in guerra

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I forzati della gloria

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Può un comunista- libertario-pacifista-obiettore di coscienza-radical chic capire l'esercito? Sì, basta leggere i racconti western di JAMES WARNER BELLAH. Stessa emozione che mi diede la visione dei quadri di Winslow Homer o di Remington, gli ispiratori visivi di John Ford. Il regista , per i testi, si appoggiava molto a Bellah , il quale d escrive l'ethos profondo della divisa, ma quella divisa lì, nella frontiera di un continente in fieri. Esercito  inteso come metafora del traffico emotivo maschile, alle prese con l'impeto della natura, con il coacervo di regole e violazioni, onore e pulsioni, buon senso e temporali, fango, cavalli sudati, frecce, le stagioni , il sudore, la puzza e il lavarsi, il passato e il futuro. La battaglia, nelle pagine di Bellah è qualcosa di assoluto, carne e sangue, l'esplosione di tutte le potenzialità, di ogni forma tratteggiata. Anche l'indiano diventa metafora , contra ltare simbolico. L'esercito è il controllo di sé, il riso

Francesco.

Google è Dio, altroché Papa. Uno non fa in tempo a emozionarsi un po', valutare uno sguardo, pesare le parole, giudicare un eponimo, che già salta fuori che hai davanti un feroce torturatore, collaborazionista di macellai, stuprapasseri. Una pioggia di link. Tutti sanno già tutto, tutti vaticanisti, teologi e storici di grido. Tié, anche Cecco è ormai un morto che cammina. La rete non dimentica, l a rete non perdona. Vabbé, conserverò la memoria di questa suspense ingenuotta. Di Ratzi manco ricordo dov'ero. Di stasera conserverò per sempre la fotografia: mio padre sul divano, in salotto, io in cucina, con le donne della mia famiglia, abbracciato ai cuccioli. In tivù la luce del balcone si accende, la finestra si apre, loro che saltano eccitati, senza sapere bene perché. E il papà ateo coi lucciconi.

Albicocche.

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Tutti a chiedersi cosa ne avrebbe detto De André, cosa ne avrebbe detto Pasolini, o Calvino, o Eric Fromm. Io mi chiedo cose ne avrebbe detto Nino. Operaio, sindacalista, sindaco di un paesino nel lodigiano. Poi chiamato da Don Landro, "prete rosso", a dirigere una comunità di tossicodipendenti su una collina. Io l'ho conosciuto lì, grazie a una cassetta di albicocche.

Lettera aperta al movimento.

Vi sto guardando, lo vedo anch'io che le cose stanno così. E ho capito che non è stata un'esplosione improvvisa. Ma un lavoro lungo, carsico, basato sul coinvolgimento e il senso di partecipazione e anche - perché no? - sull'emancipazione e l'acculturazione dei poveracci. Sui fatti, sulle cose. Il pragmatismo, contro le sovrastrutture. Il riscatto dei più deboli, degli esclusi, o di competenze inutilizzate dalle consorterie. Spazzare via il muro incancrenito del vecchio potere, della sua cultura morta e ripetitiva. Ricreando una comunità su nuove basi. Quello che fu il compito  della sinistra storica, insomma, ormai completamente svuotata di cuore, etica, e divorata dal potere. Però vi arriva anche una seconda ondata, da destra, che sente il richiamo dell'epurazione, della scapigliata voglia di abbattere la complessità in nome della semplificazione, del chiudersi nella comunità autarchica, respingendo il mondo fuori e le sue vessazioni. Due diversi modi di sentirsi