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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

Prono cinematografico.

Venerdì di Repubblica. Intervista di Paolo Sorrentino ai Fratelli Coen. «Finalmente», mi dico, «ce la possiamo giocare alla pari, in un bel dialogo tra professionisti, da cui imparare». Leggo. Pietoso. Sorrentino come un fanzinaro qualsiasi al cospetto di mostri sacri, da cui non carpisce nulla perché si fa zerbino. Il segreto del talento, qual è il vostro (tra i vostri stessi) film preferito, non esiste i l film perfetto, e tutte quelle cagate, in stile Fabio Fazio. Non ha capito che poteva sedersi lì e parlare di Fellini, Kubrick, Freda, Hawks, Scerbanenco, McCarthy, della Terra dei Fuochi, di Detroit svenduta o di chi o di cosa voleva lui. Di cosa siamo stati, siamo e di cosa diventeremo, anche attraverso lo sguardo del cinema. Perché 'sto birignao italico, tutto moine e undestatment è insopportabile. Un macigno. Non ci sarà mai ripresa culturale, se gli operatori del settore si sentono sempre in prestito, di passaggio, senza bagagli da portare.

Stagecoach

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" Quella destra o troppo trash o troppo snob " , l' interessante spunto dell'amico Angelo Mellone. La divisione populisti/elitari è STRApresente anche a sinistra, anzi, più marcata. Sgarbi e Buttafuoco sono più eclettici di tanti puzzettoni progressisti in grisaglia, unidirezionali. Allora, si chiede Mellone, perché noi di destra siamo fuori dal cinema, dalla pubblicità, dal design? Do per scontato che non intenda parlare di cooptazione, o mera occupazione di spazi, perché in questo il ventennio berlusconiano ha abbondantemente risarcito la destra italiana. Ma i risultati del loro apporto, nella televisione, nel cinema, sono stati quasi nulli. «Perché non siamo stati capaci?». Immagino sia questa la vera domanda di Angelo. Semplificazione per semplificazione: non sarà che il nucleo di fondo (Dio/Patria/Famiglia, anche nella forma aggiornata Io/identità/comunità) della cultura di destra, se non si mette in discussione, si presti poco a diventare fucina di dinamiche

La bagnarola

Petizioni per cause inventate, addirittura l'articolo su una bimba uccisa in USA tre anni fa. Ché magari scrivi al padre per porgere le condoglianze e lui ha già fatto un figlio con un'altra, e gli riapri pure la ferita. Bambini violentati in massa nel paese XX, cani scuoiati, gatti impiccati. Notizie clamorose, da fine del mondo, diffuse da siti improbabili. È così su tutto, risalendo la china de l verosimile indirizzato come si vuole, su su, fino al Parlamento dove l'"homo novus indignatus" butta fuori notizie, dati, li spara, li vomita. Una profusione d'informazioni che un cervello non può contenere. E infatti le espelle, non le discrimina, non le articola in una complessità. Al massimo le traduce in slogan da rissa. Tutto è in perenne stato di ansia, agitazione. Un tempo non si sapeva niente, e ci dominavano così. Ora il sapere niente si camuffa di sapere tutto, che in realtà è un niente, e ci domineranno così. La rete non perdona, no, è spi

Ciao

Mi scrivi: "ciao. se tante volte sai di un lavoro, io lo sto cercando disperatamente. grazie." Come a me, lo starai scrivendo a tanti, immagino. Come te, quanti. Mi hai dato la forza di ritornare su certe pagine che mi rimbalzavano. Frase antidoto all'indolenza. Risuona nel vuoto pneumatico di questo tempo come la sirena nel cielo delle fabbriche. Non posso nulla, no. Ma ti darei tutto quello che ho, così, alla cieca. Proprio perché non ti conosco. Non so bene cosa significa essere uomo planetario, e che tipo di patologia mi affligga. So che scorticherei questa cassaforte in cui siamo chiusi con le unghie, se le avessi. E la scoprirei sarcofago. Sarebbe il primo passo della liberazione.
post di Lorenzo Calza .

Shane

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Il western cult di George Stevens (1953) è un meccanismo perfetto, ogni volta ci ricasco. Ogni volta a commentare quanto era basso Alan Ladd, insopportabile il bambino, dinocolato Jack Palance, brutto Van Heflin, gelidina Jean Arthur. Eppure resti incollato: la continua sensualità esposta per allusione, la minaccia interna incombe sulla famiglia come quella esterna sui contadini. Le ferite della guerra nordisti-sudisti sempre riaperte, curate, cicatrizzate da un'armonica in un funerale. L'eroe costretto a riprendere le armi suo malgrado. I cattivi in fondo erano uomini liberi, hanno le loro antiche ragioni, e perdono perché non sanno fare i conti con le novità, i recinti. Il mondo cambia, cambiano i protagonisti economici, quindi storici. Tutte le pedine del western classico vengono giocate fino al finale, con scazzottata tra i buoni - sotto sotto competitiva rispetto alla donna - e la sparatoria nel saloon, in cui l'eroe buono e il villain , il cattivo, diventano la stessa

La sigla della mia trasmissione

La notte prima della ripresa scolastica

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Un affresco incancellabile.

La madre di Bambi

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La cultura dei games nelle arti visive è come l'hip hop in musica. Il fiume in piena che tracima e inonda tutto. Nel mainstream non c'è film, cartoon o fumetto moderno di azione, di horror o fantascienza che non si richiami ai videogiochi, inseguendone il ritmo adrenalinico, l' effettaccio mozzafiato tipico appunto del codice binario improntato su velocità, riflessi, stupore. La pedagogia dei film, dei cartoni e dei fumetti per l'infanzia, poi, ridotta a sfoggio di infantilismo adulto, senza più nessun distinguo rispetto al linguaggio della pubblicità o della narrazione - appunto - "adulta". In verità non abbiamo tanto assistito ad una evoluzione della narrativa per bambini, quanto ad una infantilizzazione di quella per adulti .  O meglio, si cerca un territorio di mezzo dove questa differenza non esista più. Dove non ci sia più nessuna differenza. E il codice binario diventa 3D, si inventa tridimensionale, impone un campo di gioco totale, moltiplica i su