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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

Detroit

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Sogno di essere in un albergo alla periferia di Detroit. Dalla vetrata vediamo arrivare un UFO, riesco a filmarlo, fa una curva strana poi bombarda il centro della città. Io penso ai miei figli, che sono da un'altra parte, a tutto quello che ci capiterà da quel momento in avanti. Al mattino, su Rai Movie inizia un film italiano, di quelli finanziati dal M inistero dei Beni Culturali, con gli attori teatrali e i dialoghi artefatti. Tutte le intonazioni sbagliate, la storia ombelicale non coinvolge nemmeno a sforzarsi. Tutto qui. illustrazione: Alvim Correa, "War of the Words"

Ri morsi

Quel che si muove, in questa montagna di parole sul calcio, è tutt'altro. Andrebbero fissati alcuni fondamentali. Siamo psicolabili. Dopo la prima partita, Balotelli eroe nazionale, promesse di matrimonio, semifinali, una valanga di spropositi da stampa, allenatore, giocatori, opinione pubblica. Ora, cacciati a pedate e morsi, gli spropositi al contrario. Eccoci tutti di fronte al ragazzo nero it aliano, con il solito sottofondo purulento e italiota che emerge; la questione generazionale, l'allenatore che la butta in politica. Dico la mia, da italiota. Mario, l'insopportabile, viziato, eterna promessa, col suo tormento apolide che salta fuori ad ogni difficoltà, mi interessa. Lo odio, ha sputato sulla mia maglia del cuore, ma mi interessa il suo sguardo, le cuffie per isolarsi, il puledro indomabile, la delusione costante. So che è una maschera, una proiezione, in realtà è anche un ricco bresciano viziato con famiglia ultraitaliota alle spalle. Ma alla fi

Luccichio

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  Era tutto come l’avevo immaginato: Guardavo brillare le grandi stelle, sentivo il caldo alito del vento sul viso e respiravo profondo, mentre ogni parte di me mi diceva: «meraviglioso». «Non è affatto meraviglioso» «Mr. Holland! Voi mi leggete nel pensiero! » «È molto facile leggere il pensiero di chi è nuovo a questi spettacoli. Ogni cosa vi sembra bellissima perché non la conoscete. Quei pesci volanti non stanno saltellando di gioia: sobbalzano di terrore, per sfuggire alla voracità dei pesci più grossi. Quell’acqua fosforescente deve il suo luccichio a milioni di minuscoli corpi senza più vita. Il loro scintillio è quello della putrefazione. Non vi è bellezza qui, solo morte e decomposizione.» «Non potete credere veramente a ciò che dite! » « Ogni cosa bella muore qui, anche le stelle». Su un'agenda avevo tradotto il dialogo iniziale di "Ho camminato con uno zombie" di Jaques Tourneur. Mi piaceva guardare i film in lingua originale.

Capacità.

Conosco solo tre geni della comunicazione mondiale. Uno è Barack Obama, che giusto oggi vedete in almeno tre foto pre-politiche - aiutare una modella che cade dai tacchi, rifugiarsi in uno Starbucks per sfuggire ai turisti, richiamato dal quadretto dei coniugi Gori, vittoriosi a Bergamo, che si abbracciano vestiti come lui e la first-lady vittoriosi a Washington (secondo me, a dispetto degli ultra-snob da rete, Cristina Parodi è stata simpaticissima e furba, e della saga dei Gori sentiremo parlare a lungo). Quanto è soul ed elegante nell'incedere, l'uomo più potente del mondo, che lavora sul perimetro laterale, sui vicoli della sua persona. Il secondo è José Mourinho, un'autostrada iperveloce a una corsia, invece. Tanto personaggio da poter entrare in uno spot solo con la voce, che oggi mima un fallo a un calciatore per beneficenza, capace di portare i tifosi delle squadre che allena a livelli di fanatismo assoluto, sconquassando l'ambiente circostante; il burbero affas

Gelatina

Le celebrazione dei 25 anni di Blob mi ha intristito infinitamente. Il reducismo non solo di un paio di generazioni e di stagioni dell'immaginario. Ma anche la resa di uno sguardo analitico sulla complessità. Dare voce alle figure cannibalizzate negli anni è stato il suicidio, il dottor Frankenstein ucciso dalla sua creatura, il Prometeo, l'eternità dell'immagine smascherata dalla carnalità, dalla caducità: la guancia incartapecorita, la voce un tempo tonante ora flebile di Giuliano Ferrara. Celentano interrotto mentre lo stava dicendo, acuto, siamo qui riuniti in casa, come ad aspettare il bombardamento. Finita la trasmissione, un senso di vuoto, abbiamo restituito tutto, deposto tutte le nostre armi, le difese. Bella ciao, recitata dalla democristianità. Sentire la scontatezza del tuo vissuto, dei tuoi strumenti. Sentire la genialità del nemico, da ragazzo sognavo di incontrare Sgarbi per la strada per potergli rifilare un calcio in culo con tutta la forza che avevo. Sta

Kleenex

Volete scoprire la fine che faremo, quando tutte le famigerate centrali informative saranno state sbaragliate? Eccola qui, la fine. Attivo.tv. Spezzoni di notizie, frame, complotti, parascienza, tutti infarciti di banner pubblicitari, con s otto un non-pensiero unico. L'Uomo Nuovo sarà uno schizoide in preda ad ansiolitici, ossessionato, solo, barricato in casa col computer, pronto a sparare al vicino di casa. Senza più una libreria, niente di cartaceo tra le mani, tranne un kleenex. "Hikikomori", si dice in giapponese. Non metto link, perché l'ho letto su carta, di cosa si tratta, e poi ci ho riflettuto. http://attivo.tv/

Il giardino

Quello che mi colpisce, come sempre, è un aspetto umano. Fin da piccolo, sentivo mia madre che commentava gli arresti di mafia: "ma che vita del cavolo, ma come si fa a vivere così, nei covi sotterranei, come topi, sempre braccati?" . È una chiave di lettura originale. A me questi delle tangenti fanno tristezza. Quella busta, la telecamera nascosta. Ormai sai che ti beccano, ma sei malato, il potere come patologia. Torni a casa, nel villone ristrutturato a spese di tutti. Guardi il giardino sontuoso, ti cerchi una voce dentro, ma tutto tace. Poi ti siedi a tavola, guardi tua moglie, tuo figlio. Inizi a mangiare, zitto, le orecchie allertate, gli occhi nel piatto. Ma che vita del cavolo.