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Visualizzazione dei post da aprile, 2015

Stelline

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Come diventi grande alla svelta. Negli spogliatoi della pallanuoto, per la prima volta ti ho visto ragazzino, mi hai dato una risposta emancipata, con un vocione. Allora stasera mi sono coricato al buio vicino a te, sotto le stelle fluorescenti che avevo attaccato al soffitto quando eri piccolo. Ho voluto parlarti di sesso, del rispetto che dobbiamo alle donne, via via che diventiamo grandi sempre più necessario. Mi hai detto una cosa sui gay che mi ha stupito. "È una cosa no rmale, è amore" . Abbiamo discusso sulla stupidità di usare quella parola come insulto, e di come la violenza e le parolacce e certe frasi siano il termometro esatto della sofferenza di una persona, di come capire l'altro fa parte della curiosità, che la differenza la fa la cultura, quel che si legge sui libri, nei fumetti, quel che arriva dai film… Poi ti sei addormentato, per fortuna, prima di parlare dell'Inter.

Social death

Bisognerebbe scrivere un libro sulla morte al tempo dei social. Qui, dove tutto si amplifica a dismisura, la morte dello sconosciuto ci diventa amica in due click, e ci fa suoi. Questo giocattolo violento è un suo progetto, in fondo, della morte stessa. La morte social, la morte della società. Più passa il tempo più capisco il pudore dei riti, la riservatezza della vita contadina. Io, la vita, qui, non la percepisco più. Troppa rabbia, perché sia vera. È morte.

La bacchetta magica

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Che magia, è il caso di dirlo. Collegarsi con una classe in Sardegna, via Skype, e imbastire una storia insieme. E saltano fuori le due tavole più intense del mondo, piene della solita stupefacente maturità del cervello dei bambini, della loro sensibilità. In due vignette-chiave, un loro dialogo m'ha fatto tremare, per la potenza. È sempre un salto mortale carpiato, senza rete, farsi gettare parole a caso e organizzare storie. Grazie anche alla recettività della maestra, li ho condotti con mano nella costruzione delle tavole, vignetta per vignetta, schizzate a distanza sulla lavagna LIM. Quei cerotti nella vignetta 6 della prima tavola fanno capire che la mamma è stata picchiata dal papà. C'è di mezzo la vestizione per il carnevale. Un traffico di maschere e bacchette magiche, lo sguardo lucido della bambina, l'infingimento degli adulti, che d issimulano. I due dialoghi più importanti arrivano da due piccoli studenti. Una femmina, Giada, che fa dire alla bimba: