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Visualizzazione dei post da luglio, 2018

L'estate nera

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Questo qui , che era "comunista padano", in cuor suo, non è fascista, non è razzista, non è niente. Gioca con la comunicazione, vellicando elementi reazionari e razzisti ben radicati nella società. Covavano nella crisi, bloccati dai freni inibitori della democrazia liberale. Incapace di affrontare da statista la crisi, s'è messo a giocare con i mezzi a disposizione, ha alzato il tappeto, facendo riemergere il bacillo della peste di Camus. Anche i vari Di Maio e accoliti, con tutte le loro sparate contraddittorie sono personale politico senza cultura, senza radici, totali incompetenti ben diretti da un'azienda di web marketing; il nulla che si plasma alla bisogna. Lo stesso dicasi per la "pezza accademica": il Fusaro che imperversa parlando da cosplayer di un filosofo, prendendoci per i fondelli anche nel linguaggio finto forbito, rievocando nei contenuti il sempiterno giochino dei rossobruni. In scia al lavoro destrutturante fatto su questo fronte da an

Lenzuola

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Non lo dimenticherò mai. Il pubblico vero era quello dietro le finestre, nascosto. Gli invisibili che al pomeriggio sentivamo gemere, cantare, inveire. Guardavo i padiglioni, e le finestre accese erano occhi. Di quelli di ora, che possono sentire la musica, il canto. Di quelli che per tanti anni furono rinchiusi tra quelle mura, in silenzio. Le nostre ombre si proiettavano sulle lenzuola dei degenti, stese da noi, e sulle mura stesse. Non avevo voglia di rockn'roll, di chissà quale frenesia. Quella era una messa laica, nel cuore delle nostre questioni, chiedeva una certa compostezza. LC -- Arbos dal vivo all'ex-Op di Quarto, 29 giugno 2018

Duel

Leggere ai ragazzini i racconti di Matheson, esperienza indicativa. Alcuni, faticano a capirli, bisogna tornarci su. Poi si illuminano, vogliono sapere, cercano il film che ci hanno ricavato. Ma all'inizio si impatta con la perdita di sense of wonder nelle giovani generazioni. Tutto è risucchiato dai dispositivi, dalle mille app, dai games, che però esercitano il cervello a pratiche immaginifiche molto passivizzanti. Scegliere l'avatar, cantare la canzone in playback, con i  passi di danza codificati, giocare al calcio privato, irreale. La dopamina che appaga rilasciata dagli score, dai like. Parlare poi con l'edicolante, col gestore del cinema. Percepire la desertificazione di un immaginario, di un'economia, di vite e famiglie. La fine dei giornali, della carta, del racconto. Chiude tutto. Riviste, edicole, cinema. Interi settori vanno a sbattere. "L'unico rimedio è chiudere internet" ringhia l'edicolante: "se uno fa l'abbonamento