Piccola recensione di un film mai visto (ovvero: "Calmiamoci, ma che la Taranta scuota le nostre membra borghesucce")
Il lutto borghese è una costante del nostro ultimo cinema. La Stanza del Figlio, il senso di colpa dello psichiatra e il viaggio verso la Francia per ritrovare un equilibrio dopo la scomparsa del primogenito. In Caos Calmo, la morte della moglie e l'uomo di successo che decide di "fermarsi". Si siede sulla panchina, davanti alla scuola della figlia. Rielabora, e tutto torna a girargli intorno. Riscopre gente, sapori, odori. Il fratello. La droga. Il viaggerello iniziatico e rielaborativo, insomma. Il bilancio. È certamente un'operazione interessante, i piccoli sconquassi della medio-borghesia (laica), molto maschile, molto media. L'altro giorno, a Napoli, in mezzo all'immondizia, uno ha ucciso suo fratello a martellate e poi lo stava squartando. Ecco, mi chiedo, chi si spinge a portare fin lì il racconto? Scavare davvero in profondità, come fa Caino. Che tutti tocchino Caino. Dobbiamo sapere cos'ha fatto, perchè. Non me ne frega niente di Abe...