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Visualizzazione dei post da 2021

Vanessa

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  Vanessa, l'ultimo nome, l'ultima vita stroncata. Sì, il solito dibattito del dopo: dove stavano le istituzioni, le forze dell'ordine, perché nessuno ha fatto niente, eccetera. Però, smettiamola di essere ipocriti. Ognuno di noi ha sentito di persona almeno un paio di casi che potenzialmente potevano sfociare in dramma - alla nostra età in relazione alle famiglie che si sfasciano - ma a volte ci capita di incrociare una lite tra coppie di ragazzini, in cui lui urla esasperato e sembra pronto alla violenza, lei subisce rassegnata. Quante volte ci è capitato di sfiorare il tema, di sentirne il vento nero. Ma non possiamo dirci "dov'eravamo noi, quando". Certo, va fatto il possibile, sempre, ma non c'è istituzione che tenga, legge risolutiva, né forza dell'ordine, né la possibilità di intervento perenne, collettivo o personale. Il mostro maschile nasce all'interno di una cultura, di un'epoca. Dilaga una violenza strisciante, insita nei rapporti s

Cancel Culture

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Boh, devo finirlo, ma del pippone di Zerocalcare sulla cancel culture c'ho capito poco. Il solito groviglio arzigogolato stile comportamentismo social. Alla fine, sul tema, sembra di parlare della "blue whale challenge", un rischio presente e agente nell'era del web, buttato in burletta da una fake news. Ho capito il ginepraio, le mille contraddizioni ecc. Ma se c'è la tendenza ad abbattere le statue, e alla damnatio memoriae, la cancel culture in era social esiste eccome. Ed esiste anche la dittatura del politically correct, altroché. ZC fa il libero battitore, sotto la coperta del mainstream progressista, pezzo unico, senza problemi di compromissioni contrattuali, tratta proprio un'altra materia. Riccardo Mannelli (un po' anche Vauro), per esempio, che arriva da una vecchia scuola di satiri, liberi per davvero di rappresentare l'anticonformismo, il politically incorrect, anzi, l'ogrish, l'osceno, non gode della stessa bolla di consenso di Cal

Cent'anni. Fa.

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Ricordo quel che mi disse Trentin, il giorno in cui lo conobbi. Parlammo di musica e fumetti, conosceva Muñoz, Pazienza, e cose eclettiche, anche se sembrava uscito da un disegno di Vittorio Giardino. Spaziava su tutto. Poi parlammo di Resistenza, i Trentin avevano combattuto in Francia, in Italia, sui monti, nel cuore di Milano. Bruno a diciassette anni guidava una brigata partigiana, fu anche gappista, fu imprigionato, torturato. Ricordo gli aneddoti sulla guerra di Spagna. I solchi del suo viso meraviglioso, la erre con dentro il sapore di Francia, l'avventura dei tanti fronti, la barba bianca curata, l'eleganza, perfino guizzi federalisti proudhoniani. Aveva dentro l'Europa intera, quella profonda. Gli occhi sempre bassi, quasi timido, si guardava intorno a guizzi e ragionamenti. Nei solchi del viso la questione operaia, assunta in quel modo lì, pieno e responsabile, fino in fondo, fino alle estreme conseguenze, al sacrificio di dover supplire un vuoto istituzionale, e