Western Story

Stanotte, in tivù.
Durante una manifestazione della destra americana, uno ha sollevato un poster con la scritta "Obama Care" e la falce e martello al posto della "C". Poi c'era un'immagine di Obama rappresentato come selvaggio, seminudo tra piume e banane e una serie di scritte in slang da savana, compreso un Bi(n)g Bang che mi è parso un richiamo al celebre "Bingo Bongo" con annessa critica al razionalismo evoluzionista e al Big Bang.

Un semiologo potrebbe studiare a lungo quel manifesto e ciò che rappresenta.

Disgustato, mi sono ritirato nella mia seduta preferita. Ho aperto un libro a caso: "Tutti i racconti western" di Elmore Leonard (Einaudi-stile libero) e mi sono letto l'ultimo, sempre casualmente. Giuro. S'intitola "Il ritorno dell'eroe".
Bo Catlett, uomo di colore reduce dalla guerra Ispano-americana a Cuba, arriva ferito in un paesello del sud per incontrarsi con il capitano Early, eroe di guerra per meriti acquisiti durante la conquista di una collina. Mentre Catlett aspetta, i cow boys lo bistrattano. Nessuno crede che un negro possa aver combattuto per il Paese. Al massimo quelli potevano badare al bestiame, o uccidere animali selvaggi con una lancia. Un cow-boy più ubriaco e razzista degli altri lo sfida a duello. Catlett recupera lucidità e orgoglio e accetta, però l'arma la deve scegliere lui. Sfodera una sciabola che attesta la sua presenza in battaglia lasciando tutti brasati.
Alla fine arriva il capitano Early, abbraccia Bo e si riprende la sua spada. In verità lui era stato stato ferito alle chiappe bianche, furono le chiappe nere di Catlett a conquistare quella collina al posto suo.
Dialogo finale tra il soldato e il capitano, eroe suo malgrado:

- Me la dice una cosa? A cosa serviva, questa guerra?
- Perché abbiamo combattuto gli spagnoli, intendi?
- Già, me lo dica.
- Per liberare dall'opressione la gente di Cuba. Sollevarla dalla dominazione spagnola.
- Ah, proprio come pensavo io.
- E sei andato in guerra senza sapere il perché?
- Più o meno lo sapevo, - disse Catlett. - E' solo che non ero sicuro.


***

Quel manifesto, questo racconto. Un chiaro esempio di sincronicità junghiana, che volevo condividere.
Perché a me mette i brividi.


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