Where are you, Fromm?
Ci fosse una seria analisi psicopatologica del tempo in cui stiamo
vivendo, la diagnosi sarebbe: "serial-killer massification". Non
scherzo. La stessa impunità collettiva, scollegata da qualsiasi senso di
colpa, che scattò in segmenti della storia del '900, nell'Olocausto, in
Cambogia, in Ruanda, ora sta diventando una struttura portante di
massa. Tu credi che sia una cosa lontana, e intanto scrivi
"AMMAZZIAMOLO", in un post che parla di un politico, "AI FORNI", in un
post che parla dei migranti. Così,
semplicemente perché si può, ogni centrale educativa tace - ogni
coscienza, ogni freno inibitore - e leggi tutti gli altri sintonizzati
su quel livello della relazione umana. Ieri, a Rio de Janeiro, un
commando paramilitare ha sterminato 19 pregiudicati in un raid notturno,
come giustizia privata per la controversa morte di un poliziotto.
Davanti alle videocamere. Oggi sono soffocati al largo di Lampedusa
altri 40 migranti in una stiva miasmatica. E nulla ci passa più nessuna
emozione, è chiaro. Gli animali, forse. Le ingiustizie subite da loro
turbano una psiche a gattini. Il serial-killer torturava lucertole, ma
ora adora il suo fedele amico peloso, richiamo d'istinto e innocenza
perduta, panacea. L'Isis, il califfatto: un coacervo di petrol-dollari e
dominio sessuale. Boko-Haram, la succursale africana, con dentro tutti i
fantasmi del luogo. Credo che le organizzazioni femministe del mondo
dovrebbero fare un bel congresso, e scendere in campo nella battaglia
vera, su quello che accade per davvero all'altra metà del cielo. La
serialkillerizzazione del tempo, la femminizzazione del tempo come
obbiettivo reale, sono gli ultimi colpi di un fallimentare Edipo
maschile, prima della definitiva, indistinta, età di Narciso, in cui poi
dovremo combattere tutt'altra battaglia. Per mantenere un radicamento
nel senso, riorganizzando simboli.
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