Il libro delle caricature

È bastato leggere il primo, "Il libro della caricature", un perfetto meccanismo narrativo sul senso della narrazione tutta per sentire quanto il vuoto del racconto breve, in Italia, sia diventato vuoto culturale. A  sentire gli oratori del Family Day, oggi, si capiva quanto questo paese sia caduto in basso, in un horror vacui, nel cupio dissolvi. E la colpa non è solo delle classi dirigenti, è degli editori, degli autori, di chi non sa più elaborare righe eterne come queste:
“In principio quando il mondo era giovane c’era un gran numero di pensieri ma nessuno era una verità. L’uomo stesso creò le verità, e ogni verità era composta di un gran numero di pensieri vaghi. E in tutto il mondo ci furono verità ed erano tutte bellissime.
Il vecchio aveva elencato centinaia di verità nel suo libro. Non cercherò di riportarvele tutte. C’era la verità della verginità e quella della passione, la verità della ricchezza e quella della povertà, della morigeratezza e dello sperpero, della negligenza e dell’entusiasmo. Centinaia e centinaia di verità, ed erano tutte belle.
Poi veniva la gente. Ciascuno al suo apparire afferrava una delle verità e alcuni che erano forti ne arrivavano ad afferrare anche una dozzina. Erano le verità che rendevano le persone delle caricature. Il vecchio aveva in proposito una teoria molto complicata. Era convinto che nel momento in cui una persona si accaparrava una verità, la diceva sua e allora cercava di vivere secondo questa, diventava una caricatura, così come la verità diventava un inganno."

Sherwood Anderson, “I racconti dell'Ohio.”

Commenti

Post popolari in questo blog

Vanessa

Has Fidanken!