Zapping

In sequenza: la scuola di porno di Rocco Siffredi, La Mala Educaxxxion, con una discussione in studio sul tema cunilingus, e una trasmissione americana sul sesso nei teen agers. In quest'ultima, il caso di una ragazza nera spaventata dalla forma della sua vagina; un ragazzo gay mortificato dalle dimensioni del suo pene a cui hanno mostrato filmati sulle tecniche di penetrazione; una che si sottopone al test HIV dopo rapporti in serie non protetti; una ragazzina che dalla sua cameretta vende "pratiche" in chat, accumula soldi in proporzione a quello che esibisce. Fa molto pensare il tipo di pressione psicologica esercitata dai media contemporanei. Un impatto frontale continuo, un'esondazione prestazionale turbocapitalista che crea frustrazioni, ansie, a cui si cerca di provvedere con tutorial. Il ruolo dei servizi pubblici, degli operatori, sembra quasi una battaglia di trincea, in una guerra dove un'intera generazione di adolescenti veri è lasciata sola dalla generazione dei genitori, impegnati a recitare la parte di adolescenti falsi, i quali, in un inestricabile groviglio tra loro, si perdono nello scontro tra i vari mondi sessuali della loro vita. Ricordo noi, per esempio. Il Lando, o Le Ore, sbirciati dal barbiere, o trovati in un boschetto. Arrivare al dunque dopo un mondo immaginato a spiragli, non nell'alluvione. La questione occidentale sul tema, mi ha parlato molto stasera. Una totale irrisolutezza, un immenso magazzino dove tutto è a portata di mano, esibito per l'acquisto, ma tu giri giri, riempi il carrello di cose inutili.
"Non mi sono tolta la camicetta, i ragazzi che hanno pagato si sono incavolati", dice la ragazzina in chat, "eppure sento che quei soldi che ho incassato sono sporchi".
Non era certo questo che sognavano Marcuse e Debord, ma la liberazione da tutto questo. Ci siamo fatti ingabbiare il piacere.
Mi sono trovato a pensare come può reagire al nostro impatto quella parte di mondo che sta vivendo una psicopatologia sessuale opposta, basata sulla negazione. La negazione dell'istinto, deprivata della libertà di azione e immaginazione, è sicuramente percepita anche come contrappositiva alla nostra sfrenatezza. Il pudore diventa sacralità. Non ci capiamo niente e non siamo comprensibili, siamo percepiti come minaccia dissacrante. Per questo, curarci cura. L'unica risposta, forse, è un comuni(tari)smo di base, parlarne fra noi, in cerchio, ma de visu. Come abbiamo fatto qui tempo fa, a scuola, in un progetto col SERT. Genitori che si scambiano esperienze sulla difficoltà di relazione coi ragazzi, su come prevenire le dipendenze.
E poi tornare a educarci all'eros. Lo stesso che avevano quegli altri un tempo, i veli di Salomé, il ventre che danza e apre universi.

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