La torrida giornata

Mi ricordo di Orgosolo. All'ingresso del paese c'è la statua di Antonia Mesina, una donna uccisa nell'opporsi a un tentativo di stupro, poi beatificata. Il tema è da sempre scottante, in quel paesino meraviglioso e controverso della Sardegna profonda. Ci andai con la mia ragazza, molto discinta in quella torrida giornata. Eravamo soli per le stradine, e restai colpito da cosa accadde. Gli uomini si avvicinavano, ci seguivano, commentavano ad alta voce, i ragazzi erano spudorati, si riunivano per aspettarci agli angoli. Per la seconda volta in vita mia, mi sentii insicuro circa l'incolumità della donna con cui ero. La prima volta capitò a Parigi, a capodanno, con la mia fidanzatina di allora. Eravamo giovanissimi, e decidemmo di andare ai Campi Elisi. Fu una battaglia: torme di magrebini si avventavano sulle ragazze, anche accompagnate. Era più che altro una carnevalata, un gioco, ma creava una grossa ansia, e conteneva un messaggio culturale. Lo stesso di Orgosolo; riguarda la comunità dimenticate, escluse, e le dinamiche psicologiche maschili condizionate dai contesti. Per le strade di Parigi, in quella fine anni Ottanta, era esplosa la reazione identitaria al primo lepenismo, che sembrava esacerbare tutto. Quei ragazzi sembravano dire "ci chiamate racaille (termine ripreso poi dal sarkozismo), ebbene, saremo racaille!".
I muri di Orgosolo pullulano di murales, realizzati durante la rivoluzione culturale seguita al Sessantotto. Immagini di rivolte contadine, con tante donne come protagoniste. Qualcuno si era arrampicato fin lassù per portarci la questione POLITICA della libertà sessuale, che è una bandiera della libertà tutta. Quei muri, con appoggiati quei crocchi di maschi soli, repressi, esprimevano il più stridente dei contrasti. Immagino che la statua della Mesina fu accettata dalla cittadinanza solo grazie al clima culturale che esondava da quei muri. Il segno cambia le cose. Se non torniamo alla battaglia politica COMPLESSIVA, GLOBALE, dei segni importanti, siamo tutti più soli, e malati. Ecco una piccola voce, ma autentica, del mio curriculum anti-sovranista.



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