I furiosi

grazie a un fratello nerazzurro che mi ha condiviso i ricordi di battaglie e persone e per avermi segnalato questo piccolo gioiello narrativo e sociologico stilisticamente compatto come una stilettata servita in canti
non un segno di punteggiatura per cento pagine come questo post niente maiuscole a inizio frase
perché è il racconto di una gioventù sincopata e straziata a cavallo di tutto e disarcionata dal tempo in cui è stata costretta a vivere
in qualche modo c'è l'eco pure del Battisti di cui adesso tutti parlano compreso il suo alito che puzzava di birra Huari quando l'hanno blindato e lui ha detto che ormai è vecchio e da malato è il tempo della resa e quelli che sghignazzano per la presa e la birra e la divisa e l'alito c'hanno da sventolare il loro racconto di nulla fatto di pose di potere in divisa che annusa l'alito altrui
il giudizio è il cancro del commentificio del mondo il giudizio è importante ma se diventa uno sciame che lincia allora è più sincera una curva che giudizi non ne dà solo azioni e riti tribali
in tanti mi dicono come fai quella cosa assurda del calcio la tribù fanatica i miliardi l'ipocrisia ma dovrebbero leggere queste pagine e le avventure di una ciurma pirata nella curva dei nemici delle brigate rossonere
e senza il birignao borghese questi mostri del giudizio coi polpastrelli tutti rossi di ticticitic capirebbero cos'è la poesia proletaria quella dentro la violenza senza le rose e i fiori e ne uscirebbe il quadro preciso di cosa significa ipocrisia di cosa significa tanta roba
non ci si parla più non si legge più è tutta punteggiatura ché neanche nessuno sa più metterla
e allora la battaglia esce dalla necessità
bello anche il saggio davanti all'avventura Alessandro Dal Lago che si spoglia dei titoli e scende nella battaglia di carne e sangue nell'arena del mito moderno travolto dal capitale
l'unico sangue l'unica carne che ci permettono
l'ultima battaglia
la più ipocrita dicono
la meno capita
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