De profundis, de generazione, sui generis

Ecco, ce l’hanno fatta.
C’erano segnali ovunque, da tempo.
So che quello che penso è indifendibile, come indifendibile è la situazione attuale. Ma qual è l’alternativa? Stamattina ho sentito un gruppo di giornalisti discettare dell’argomento col sorrisetto. La strategia parte da lontano, forse addirittura da un piano preciso che prese corpo da noi, e che aveva una dimensione internazionale. “Rinascita democratica”, si chiamava. Lo slogan mascherava l’idea opposta, quella di tornare a uno stato prenatale. Sì, ce l’hanno fatta. Il settanta per cento degli italiani detesta politici e sindacati. Erano i due obbiettivi centrali di quel piano. Il popolo su misura dei miliardari. È fatta.
Complimenti vivissimi.
Divinizzare la rinuncia, interrompere il senso evolutivo, la società che ritorna nel suo utero. Chiede sicurezza, protezione. Gioco. Una comunità di infanti, monetizzati e autoreferenziali. Bello.

La crisi della politica ha colpe, non basta appellarsi al momento storico che stiamo vivendo
a livello internazionale, di passaggio epocale. Il capitalismo occidentale è in fase decadente, schiacciato a tenaglia tra un arcaismo rivendicativo e l’avvento di nuovi inarrestabili capitalismi. E in questo impatto scricchiola il cuore profondo del nostro essere. Che stava nella complessità, nel sentirsi giovani in cammino. Magari sbagliato, ma cammino, con una sua poetica. La rabbia giovane, Terrence Malick. Oggi i trentenni sono vecchi. Sono situazionisti, tronisti, scorciatoisti. “Sturm und drang” è suono da Play-station. Rinunciano. Rinuncia alla delega, o troppa delega, rinuncia all’approfondimento. Rinuncia al profondo.

La partita sembra in mano ai vecchi e ai giovanissimi. Ma una generazione che rinuncia non può appellarsi al tema del ricambio.

Leggo dell’Africa. I suoi nuovi libri, i film, la musica. Jaime Bunda. L’esplodere dei generi. Io l’ho sempre pensata così: il cuore profondo di un popolo funziona quando l’Accademia pensa e il ventre produce generi. È il mio paradigma.

L’analista attento, però, dovrebbe cogliere un dettaglio di speranza anche da noi. Non già dal botteghino del cinema, coi film italici ai primi posti. Perché, ci vedo poco lavoro sui generi e molto sull’ombelichismo paratelevisivo. Volatile. Non già dalla letteratura, perché – con le dovute eccezioni – vedo o l'accademismo spinto o l'appiattirsi sullo scimmiottamento dei generi, con poco spessore, con poco profondo. La televisione, poi. Emblema, senza bisogno di spiegare perchè. "Endemol" suggerisce suggestioni, metafore su demoni e mollezze.

Il punto è un altro.
Mi stupiscono i testi delle canzoni. Sono sempre più belli e intriganti.
Dettagli, pennellate, frasi. Sarà stato Baudo, col suo ultimo Sanremo? No. Però, ieri notte l'ho incrociato a parlarsi con l'altro grande vecchio. Lui e Biagi mi hanno ricordato un vecchio numero di "Thor", il fumetto Marvel. Odino e Giove che si contemplano sopra le nuvole, mentre sotto sta per infuriare la battaglia finale. Guardarsi, capirsi, ammiccare. Unire in sè accademia e genere.
I vecchi, i giovanissimi.
Insomma, sono stupito da questo rinascimento della canzone italiana. In tutti i settori, anche uscendo dalla nicchia. Perfino Vasco, che ha scritto meglio questo mio post. Perfino Irene Grandi, che mi parla del profondo. C’è un profondo?

Sì, è sempre da lì che si rinasce democraticamente.
Basta non rimuoverlo.
Basta poco.

I vecchi, i giovanissimi.
Già...






Bo Bartlett, "The Art of Healing"
Andrea Pazienza

Commenti

  1. Quella vignetta di Andreanza ogni tanto la cito a mia figlia. Quello con le gambe molli, ovviamente, sono io.

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  2. E' l'era del tutto, veloce, facile e subito.

    Ma forse i vecchi possono ricordarci il bello della lentezza sudata, e i giovanissimi il bello dell'entusiasmo che muove ogni cosa.


    Nel mezzo... magari ci sta pure l'ennesima canzone geniale di Cristicchi: "L'Italia di Piero".

    Valla a sentire se non l'hai già fatto! :-)

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  3. Ciao Lorenzo


    nel mezzo della crisi della politca. nel mezzo de una avanzante marea partita dal libro la Casta contro il ceto politico, nel mezzo del processo costituente del PD qualcuno ha avuto la brillante idea di lasciare fuori dal comitato dei saggi Luca Zingaretti e Giovanna Melandri. In cambio del compagno Follini. Vero che i trentenni sono vecchi, ma se si lasciano anche fuori i pochi veramente validi.....


    Spero di vederti a Padova.


    Bado

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  4. Siamo tutti, Radiofax.

    Anche perchè l'inconsueta afa di oggi ammolla ancor più.


    La sentirò, Rugiada. Per ora non l'ho trovata. In compenso, ho sentito "Il Prete". 'Sticazzi. :)


    Bado, il comitato "14 ottobre" non mi scandalizza. L'ho già detto in altre sedi. E' una roba a termine, che non significa nulla. La partita si gioca dal 14 Ottobre in poi. E spero che sia una partita aperta, con slancio e proposte. magari con qualcuno dei "golden boys & girls" che si gioca qualche carte, che dica qualcosa. Senza mugugni per mancate cooptazioni, che è roba stantìa.

    Quelli, fuori, a tutt'oggi sono avvantaggiati, se capisci cosa intendo dire.


    A proposito di Padova e affini, mi contatti privatamente, che io non ci riesco? La mail la conosci.

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  5. lorenzo ho provato gia piu volte a mandarti una e-mail ma mi dice che la tua mail box è piena.

    Hai ricevuto le foto di Dublino?

    A me è ritornata comme errore


    Bado

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  6. Una comunità di infanti, monetizzati e autoreferenziali.


    rinuncia all’approfondimento. Rinuncia al profondo


    gran bel post

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  7. sottoscrivo lorenzo caro, sottoscrivo, as usual.


    achab

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