Gli auguri dinamopsichici di Barnhouse (al telefono con Kerpov)


























Musica d’attesa orientaleggiante, e irritante. Ma l’ho trovato su di giri.

“Terremoto, figliolo?”
“Sì, prof, 5.2 della scala Ricther. Una stupidata, ma qui ormai siamo all’erta per tutto.”
“Fate bene. Alle 16 e 24 ora italiana, giusto?”
“L’ha letto su internet.”
“No, oggi non possiamo usare mezzi di comunicazione.”
“È un giorno particolare?” mi riferivo agli arancioni del centro “Bhagavad-gita” di Austin, Texas, dove Kerpov è stato recluso. O si è autorecluso, non l’ho ancora capito.
“Sì, particolare, il giorno del taglio energetico. S’interrompe del tutto e unilateralmente il flusso di corrente.”
“Come si fa?”
“Basta non pagare le bollette!”
Ci pensai un secondo.
“Ma se non avete mezzi di comunicazione, come ha saputo del terremoto?…”
“Lo so da una settimana. Me l’ha detto in sogno il professor Barnhouse. Vecchio teppista, ormai avrà più di novantanni!…”
“Chi?”
Udii un colpo secco. Poi Kerpov recuperò il ricevitore.
“Scusa, il cordless… Dalla riunione su Nikola Tesla mi tremano le mani” si riferiva alla nostra penultima telefonata “Su Barnhouse, invece, leggiti il racconto di Vonnegut, scritto nel 1950.”
“Ah, sì, ‘L’effetto Barnhouse’, quello di cui mi parlava… Il dinamopsichismo…”
“Il vecchio è l’arma più potente del mondo. E pensare che tutto parte in un accampamento militare, nel 1942, quando l’artigliere A. Barnhouse riesce e infilare sette dieci di fila, coi dadi…”
“Impossibile.”
“Infatti, fu l’inizio della più grande rivoluzione parascientifica di tutti i tempi. Resosi conto delle sue potenti radiazioni mentali, il vecchio Barnhouse ci impiegò dieci anni per imparare a usarle su vasta scala, addirittura planetaria…”
“Un’arma…”
“Vonnegut fa dire a Barnhouse: ‘Sono sicuro di poter sbaragliare qualunque cosa sulla Terra – da Joe Louis alla Grande Muraglia Cinese – senza muovermi da questa tavola’.”
“Cavolo, ed è esistito davvero?”
“Se senti un fruscìo nel telefono, è lui che ti risponde!”
Non sentii nessun fruscìo, ovviamente.
Il prof ormai era infervorato: “Gli americani volevano usarlo per spianare i sovietici, ma lui sparì dalla circolazione. Da allora li tiene tutti in scacco. Se provano a farla fuori dal vaso, interviene. È successo con gli elicotteri in Iran, con uno Shuttle che volevano usare per lo scudo spaziale, con una marea di aerei spia e di centrali del terrore. Barnhouse è intervenuto tante di quelle volte, che neanche immagini.”
“Cioè, se non fosse stato per lui il mondo andava anche peggio?”
Stavolta sentii un fruscio, ma non ci badai troppo.
“Si è messo al servizio della pace” dedussi.
“Per questo lo vogliono far fuori, da cinquant’anni. L’uomo più ricercato del mondo” ribatté Kerpov “altrochè Bin Laden!”
“Cavolo…”
“L’ultima volta che lo sentii a voce, fu dopo lo tsunami in Indonesia. Avevo paura che avesse fatto casino in un esperimento dinamopsichico. Per fortuna, non c'entrava niente. Ci augurammo buon anno!”
“Quindi, lei sa dov’è!”
“L'ho sentito a voce, cioè parlando a voce alta.”
Al solito, non capivo dove voleva arrivare.
“Insomma, sarebbe stato lui a provocare il terremoto nel nord Italia?”
“Te l’ho detto, di tanto in tanto si esercita.”
“Ma, così, a caso?!”
“No, non agisce mai a caso. Esercizio e avvertimento.”
“Allora, cosa voleva dimostrare?”
“Se lo spiegasse si farebbe scovare.”
“Quindi, sta a noi capire cosa significa…”
“Proprio a voi. 2008, 23 dicembre, ore 16.24, Nord Italia.”
Sospirò.
“Buon Natale, figliolo, devo fare le abluzioni. Tutti insieme, tutti nudi nel vascone. È interessante, sai. Si aprono gli spiriti.”
“Immagino. Buon Natale, prof. Ah, una cosa, ancora…”
“Dimmi.”
“Lo sa che non credo a una parola di quello che dice, vero?”
“Lo so, infatti sei un cretino. Pensaci.”
“A cosa?”
“Come faccio a usare il cordless, se ci hanno tagliato la luce?”
Sentii un fruscio più forte, poi una scarica, e cascò la linea.

Forse, insieme al terremoto, gli auguri di A. Barnhouse a tutti noi.



Lorenzo Calza, "Kurt Vonnegut"

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