Il ponte

Camminando mi sono ricordato di me più ragazzino, a com'era tanti anni prima, sotto la statua della lupa che allatta Romolo e Remo. Le passeggiate notturne, gli amorazzi, la bicicletta, quel distributore di sigarette, dopo il calcetto, prima d'imbucarmi nel solito locale dove potevo salutare la mia gente. Quelli con cui si parla in dialetto o che conosci dalle elementari. Quelli della provincia, palliducci e compressi. La vita lineare, fatta di emozioni orizzontali, in una delle tante bomboniere, le antiche città-madri dell'Emilia. Sabato, i piacentini che riconoscevo sul mercato sembravano pesci fuor d'acqua, straniti, frigidi, salmoni controcorrente nella fiumana nuova. Il fiume è tracimato. So come andranno le prossime elezioni, è scontato, scritto in quegli sguardi e in quello che si portano a casa. Il fiume ha fatto crollare una sezione del ponte. Ma non tutto.
A mezzogiorno, sulla scalinata del duomo c'erano sedute delle donne col velo, al sole. Il mio piccolino le guardava, e poi si è messo a giocare con i loro bambini, correndo sul sagrato.
La retorica avrà certe tinte pastello, ma non cogliere la portata di tutto ciò ha un colore unico, sempre quello.
Il grigio indistinto di chi non vive tra la gente, non lo fa davvero. Di chi ha il cervello e il sesso di plastica. Altroché balle. Non disperate. E' dura, sembra finire tutto quello che portavamo dentro, travolto da come è cambiato il fuori. Un fuori che a volte diventa minaccioso al calare delle tenebre. Ma che il sole, chissà come rende fulgido, virtuoso.
La notte, le tenebre, lasciamole ai professionisti. Riprendiamoci la battaglia del giorno. E occhio ai toni e alle attitudini, anche tra noi. Ci vogliono convincere che si sta scrivendo il libro dell'Apocalisse. Mentre, forse, brilla la Genesi.
Fate i figli, votate quel cazzo che volete, ma all'interno della scelta di fondo. Senza affondare. Ricostruite il ponte di barche, con tutti.
Lasciamoli vincere, gli ottenebrati, lasciamoli vivere la loro sconfitta mascherata da trionfo, la loro festa che ricorda il girare a vuoto intorno al fuoco dei nani di Herzog. Stiamo pronti, con dolcezza, ironia e schiena dritta. Fanculo alla destra, a quel groviglio di merda che c'hanno nella testa e nella banalità orizzontale della loro vita. Che di sacro ha nulla.
Nulla.
Erotizziamoci, lasciamoli frigidi e sterili.
La strada è bella chiara, fin da quella notte in cui il direttore del Corriere della Sera andò a letto convinto che avrebbe vinto McCain, perché l'altro non aveva capito l'America profonda. Poi, venne il giorno…
Ellen Kooi, "Nieuwkoop-Sluis"
Ricostruite il ponte di barche, con tutti.
RispondiEliminabello
Più ponti
RispondiEliminameno muri
Ciao
Silvia Del Guercio