Il Campanellino d'allarme (al telefono con Kerpov)

“Manca così poco, prof…” ero davvero agitato stanotte. “E poi c’era questo vento forte.”
“Hai letto Bernard-Henri Lévy su Michael Jackson?”
“Sì, l’ho conservato. Una disamina straordinaria. Lo descrive come l’ultimo dandy della storia. Vivere la vita come un batterio da eliminare, fino ad eliminare se stessi. La fisionomia, il volto. Mi ha ricordato l’episodio di un film horror, col tizio che aveva paura degli scarafaggi e viveva in una casa asettica, isolata…”
“Cazzate.”
“E te pareva” ormai sono rassegnato a queste risposte. “Cosa non l’ha convinta, Kerpov?”
“L’ebreo Lévy vuole impastare il Golem, il mostro abnorme fatto di fango, ma non ha capito che Jackson non è un fenomeno a parte. È il cuore, l’epos, l’epifenomeno.”
“Cioè, siamo tutti Peter Pan senza volto?”
“E sogniamo il nostro Campanellino. Una bella figa microscopica, innamorata e gelosa, che ci risolve tutto con la polvere magica. Palazzo Grazioli, Neverland, L’Isola che non c’è, il letto grande…”
“E la polvere magica…”
“Si trova sempre, nei castelli da favola dell’occidente. Ormai è il primo business del mondo.”
“Secondo me sta facendo un minestrone, prof. Lévy descrive un Jackson convinto che i bambini fossero concepiti senza contatto. Un adulto incompiuto che nutre il folle sogno, in un certo senso esaudito, di concepire senza l’atto, quasi senza madre. Insomma, un immaginario ben diverso da quello di Papi…”
“Sicuro?”
“Beh…”
“Mamma, mammina. Freud direbbe che, a scoparla o rimuoverla, comunque il problema è lì.” Si accese qualcosa, un sigaro, spero. “E poi c’è un elemento comune nei maschietti occidentali alle prese con grossi capitali non meritati.”
“Oh, non me la metta sull’ anarco-marxismo!”
“Cos’è, che basta un cenno e si compra tutto quello che vuole: un castello, un paese, i bambini, le donne? Passa dal ‘cos’è’ al ‘chi è’, ed ecco la chiave di lettura.”
“Non tutti i miliardari sono…”
“Sicuro? Ripassati i nomi. Ti devo ricordare quel mito che si faceva frustare vestito da nazista. Ti hanno mai raccontato di una festa di questi? Racconti veri. E più invecchiano più vogliono scoparsi la giovinezza. In questo sono onesti, più di noi… cioè di voi. I cattivi fanno quello che i buoni sognano.”
Feci un sospiro.
“Ho capito dove vuole arrivare. E' così il sistema, cioè siamo così tutti. Troppo comodo, Kerpov. Io non sono pedofilo!”
“Sicuro?”
Non so perché mi presi un secondo prima di rispondere.
“Gratta, scava, togli i freni inibitori. Troverai Campanellino.”
“Ma che cazzo dice?”
“Che i ragazzi occidentali, in questa fase del capitalismo sono a rischio. Perché il prodotto-uomo non accetta più date di scadenza, e cerca un freeezer dove conservarsi. E se ha i soldi, lo trova.”
“Lei è pazzo, e sconclusionato! A me interessa che giovedì prossimo nasce Simone… E Jacopo s’incanta a vedere Peter Pan… Lui vuole volare, e mi dice gua’da, ga’uada, mentre sbatte le braccine… altrochè Campanellino!…”
“Walt Disney era un furbacchione.”
Di nuovo, ci pensai un attimo. E poi ancora un po’.
“Prof, lei è vittima di se stesso come Michael Jackson e Sigmund Freud. Io voglio costruire un futuro, non aggrovigliarmi nello stomaco del suo vissuto!”
“Ti va bene che sei povero e vivi in una parrocchia, figliolo. Quelli come te fanno benzina col senso di colpa” e mi sembrava sorridesse. “Comunque mi è piaciuto il parallelo.”
“Quale?”
“Jackson e Sigmund. Bel duo, tipo 'Simon e Garfunkel'. Ti chiamerò tutti i giorni, fino a giovedì. Vuoi?”
“No.”

A quel punto rise davvero, nel mettere giù.

Commenti

  1. eccoci.

    dopodomani è giovedì.

    e non dico altro.

    spero che Kerpov ti abbia chiamato ogni giorno..

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  2. I cattivi fanno quello che i buoni sognano.


    NO!


    meno due :-)

    si aspettano i pugnetti chiusi di Simone


    un saluto affettuoso

    RispondiElimina

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