Oggi
cercavo occhiali da sole del formato che piace a me. Negli anni Ottanta
le bancarelle ne vendevano di tutte le fogge, c'erano le tribù urbane,
anche le auto avevano le più svariate forme. Mi sono reso conto che oggi
gli occhiali da sole sono tutti uguali, e guardando le auto lo ho viste
tutte identiche. Pure i giovani, oggi, sembrano tutti uguali. Una tribù
sola. La loro sfrontatezza non contesta più nulla, segue un codice
economico, inclusivo. Anche noi, qui, sembriamo sempre di più tutti
uguali. Convogliati in questo non-luogo, o da queste parti. E tu,
davvero, mi vuoi dire che non cogli l'evoluzione del capitale, la
riduzione ad UNO indistinto, la struttura di Quel Che Succede?
Sfarinandosi i luoghi di produzione, il capitale cerca sempre nuove
condense, ti fa mettere occhiali identici per ripararti da un sole che
ti illude essere davvero unico.
Una donna siede in casa, sola. Sa di essere l'ultima persona viva al mondo: tutti gli altri sono morti. Suona il campanello. Il racconto perfetto. Non una parola in più del dovuto. È un pezzo di Thomas Bailey Aldrich, segnalato dal grande Dashiell Hammett nell'introduzione a "Red Brain", una bella antologia dell'Urania. Poi Hammett scrive "Il punto culminante di questo tipo di storie è quando il 'non può' diventa 'non deve'...'' Convincere che ciò che non può essere è. Ma anche nel nuovo piano di lettura irrompe il "No, non deve succedere questo, no !..." “Latherface” si agita nel tramonto, urlando, con la sua motosega dimenata a caso. È la fine d i "Non aprite quella porta". Forse l'ultimo grido della generazione dei Settanta. La fobia della provincia americana, i boschi, il deserto. “Un tranquillo Week-end di paura”, “L’ultima casa a sinistra”, “Le colline hanno gli occhi”. Un modo cittadino di spave...
Prima di morire Tiziano Terzani ha voluto il figlio Folco vicino a sè. Ormai aveva già acquisito la sua 'strategia' di uscita dalla giostra. Ma sentiva il bisogno di questa lunga chiacchierata. Non con la moglie, non con gli altri figli. Con lui. Alla fine è durata quattro mesi. Folco l'ha registrata, sbobinata e trasformata in un libro che sabato comprerò. Spero che siano accluse le foto che hanno mandato in onda ieri sera all'Infedele. Padre e figlio seduti su un prato, a parlare, al cospetto di un meraviglioso panorama . Spero che sia trascritta anche l'ultima lettera che Terzani ha scritto a Folco. Abbiamo tante cose da dirci, sappiamo così poco l'uno dell'altro. Voglio parlarti. Questa atroce gabbia del pudore maschile, un silenzio più spaventoso di quello della morte. Perchè lo senti. illustrazione di JC Leyendecker - foto di Grazia Ippolito
Intervista a Umberto Veronesi di Dario Cresto-Dina MILANO - "Ho l'impressione che il dialogo con i vescovi sia diventato un monologo. Bisogna fermarlo", dice Umberto Veronesi: "Mi sembra che la Chiesa voglia condizionare le scelte di un paese che, se devo giudicarlo alla luce dei comportamenti dei suoi abitanti, è a maggioranza non credente, o poco credente". Nel tentativo di contribuire a frenare questa " invasione di campo " il professore ha scritto un libro su un tema spinoso che da sempre gli sta a cuore. È un libro che difende l'eutanasia volontaria. Il titolo è un manifesto, nel senso che dentro c'è già tutto: 'Il diritto di morire' , la libertà del laico di fronte alla sofferenza. Dove la parola laico è un simbolo, un marchio. Professor Veronesi, mentre lei parla di eutanasia il Vaticano attacca su concordato, pillola abortiva, pacs, e fermiamoci pure qui. Un autentico contro potere italiano? "No, perché di sol...
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