Liquore



In assoluto una delle meraviglie della vita, non si può rinunciare al caffè Borghetti allo stadio, è un must. Bello tornare a quella dimensione di proletariato urbano, anche se nazistoide, urla antiche al posto delle URL moderne. Una raccolta di figurine e figurone della periferia milanese, dai lineamenti storti come i palazzoni popolari dei quartieri operai. Eccolo, il mitico ciclostile. La fanzine si chiama "l'Urlo della Nord", appunto. Raccolta fondi per coreografie, racconti di improbabili trasferte, sempre meno epiche, appelli alla difesa tribale, tra daspo, tessere del tifoso, burocrazie, proprietà cinesi, stadi vuoti. Nell'intervallo, vecchi fascistoni barcollanti dalle voci rauche, ti accarezzano i pupi con la tenerezza dovuta alla gioventù hitleriana, soprattutto il pupo finnico. Poi guardano il papà e restano un attimo straniti. Mi è sempre successo, in curva, ma so come fissarli. Nella barba bianca, nella scapigliatura da zecca, trovano comunque tracce di qualcosa di comune, di antico, ormai assediato da tutti i lati, residuale, come una fortezza che prova a resistere al nemico moderno. Per evitare i commenti di chi piglia tutto alla lettera, non parlo di me, né di loro, esistono discorsi che prescindono le persone, riguardano gli archetipi. C'è una comunità umana, nella nord - sempre più sfilacciata, invero - che trova lì la sua identità. Un cameratismo maschio, che non ha solo matrice sportiva o politica, ma esistenziale. Un non-luogo cardine, nella metropoli che spersonalizza. Qualcuno potrebbe eccepire sul piano pedagogico circa la presenza di bambini in curva. Ma, a parte che eravamo ai margini, in un punto di osservazione e partecipazione insieme, io credo che per i piccoli è semplicemente un piano visuale di vita, come tutti gli altri, sempre e ovunque. Ad ogni parolaccia, Simone mi guardava sgranando gli occhi come dire "hai sentito?". Ipocritino. So che ne dice anche di peggio, per cui lui sa, io so, noi sappiamo. È tutto un patto, un intreccio, e intanto si cammina, nell'esperienza, nell'irrazionale, passo passo. A fine partita, scendendo nella torre a spirale, arrivava da dietro un antico canto, degli "Irriducibili". Un coro invisibile, come prodotto da fantasmi, suggestivo. Parlava di ritirata dalla Russia, di spiriti indomiti. "È un canto fascista", ho detto a Jacopo. "Della giornata puoi ricordare tutto, anche questo".
Amala!

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