Tacos e tacalabala.


Las Vegas, Nevada, Mandalay Bay, Route 91, Paddock, Mesquite, Bumpfire. Le sonorità di un romanzo di Jim Thompson, le parole crepitanti, che sanno di chili, mojo, beef jercky e tacos. Me le immagino pronunciate dalla voce cavernosa di James Coburn, in un film di Sam Peckinpah. Perché l'autopoiesi americana ha degli automatismi ormai inossidabili. Per questo adoro il vaniloquio sul calcio, in Italia. E più il commentatore è grasso, aulico e sa di osteria, più lo percepisco come salvezza. Le parole mostarda e bollito, il corpo della ragassa non spara. Si chiama il "rimedio Giuanòn", in onore di Brera.

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