Lo sapete, sì, che dobbiamo tornare a parlarci tutti? Io l'ho appena fatto, con un amico, ed è importante, soprattutto fra uomini. Lo sapete che ci stiamo perdendo una generazione? Lo sapete che i bambini che abbiamo trattato come semidei in una società interconessa nel consumismo, diventati ragazzini, sono alle prese con il loro specchio di Narciso e non accettano più nessun ostacolo, nessun brutto voto o rimprovero? Lo sapete che il mondo degli adulti, ai loro occhi è evanescente? Lo sapete che si baciano col pallottoliere, per Instagram, che tutto per loro è quantitativo, che ogni affettività sembra svanita, compresa quella per chi li trattava come semidei? Lo sapete che la loro vita sessuale sarà condizionata da questo imprinting anaffettivo? Lo sapete che la musica moderna viene campionata usando come test i ragazzini pre-adolescenti? Li avete studiati i loro games, gli upgrade delle loro vite virtuali? Le vedete le pettinature? Lo vedete questo vissuto a sciame, in perenne confronto orizzontale con la cerchia esclusiva dei coetanei, impermeabili al mondo e alle sue vicende? Li sentite i discorsi sui marchi da indossare? Lo sapete che adolescenti e pre-adolescenti sono la principale fonte di profitto del consumismo moderno, fondato sul senso di colpa degli adulti? Lo vedete, poi, quel tunnel lì, al passo dopo? Lo sapete che sta piombando su di loro uno tsunami di droga e di morte? Lo sapete che gli viene venduta l'eroina a cinque euro, nei parchi? E che non è neppure eroina, ma un mix di merda chimica e psicofarmaci? Lo sapete che si fanno in vena con lo stesso intento con cui si baciavano su Instagram. Lo sapete che non hanno paura di nessuno, non temono il giudizio degli adulti, né di quelli più grandi di loro, visti come semplici upgrade, appunto? Questo non è il reportage di un vissuto privato, ma anche sì. Non fingete, sapete di che parlo. Perché tutto riguarda tutti, anche se fingiamo, appesi in un'apnea.
Nostra, ovviamente, perché l'adolescenza c'è sempre stata. Ma questa, è plasmata in un certo modo.
Io mi sforzo di capirlo e raccontarlo, qui, da anni, riallacciando tanti fili. Non sapevo il perché, ora lo so. Ma tanto, "qui", è parte del problema, non certo della soluzione. So benissimo che chi ha letto i libri giusti, chi ha partecipato o promosso convegni, è immune da niente. Come chi pensa di esserlo perché ha saputo tenersi fuori dai casini, grazie alla parrocchia, allo sport, ai boyscout, alle sciate invernali, al parco dei divertimenti permanente. See, facile.
Interconnessi in un flusso unico, ci hanno diviso e messo tutti nel più colossale dei casini. Dobbiamo ribaltare questo schema, tornare a parlarci tutti, in cerchio. Di cose importanti, ovvero dei nostri ragazzi.
Guardandoci negli occhi.
La vita (non) è una(,) maledizione.

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