Strozzare le nuvole

Non farò riferimento alcuno, ovviamente, ma finché verranno chiamate "Graphic Novel" e celebrate come eventi, opere di cento pagine che rappresentano il corrispettivo dei layout e della stesura provvisoria dei dialoghi delle prime dieci pagine pre-lavorate di un professionista, il settore fumetti si avvia a morire per asfissia bulimica.
Grandi case editrici, spesso di ambito solo letterario, si sono abituate a pubblicare opere a fumetti con disegni e trame a volte dilettanteschi, zeppe di splash-page, di primi piani muti, o pensieri sparuti, inframezzati da lunghissime didascalie-spiegone, spesso illeggibili. Oppure, sequenze di illustrazioni pittoriche senza reale sequenza di azione. Come se al cinema invece dei dialoghi e della regia, si assistesse a un mutismo a piani fissi, o a continue voci fuori campo costrette a spiegare quel che succede, su immagini ad effetti speciali, senza effetti reali, soprattutto nel campo delle emozioni. Qualcuno la chiamerebbe rarefazione, poeticità minimalista. In realtà, sarebbe semplicemente un espediente per NON lavorare all'opera, la fine della FATICA, vendendo come definitivo un semplice trattamento.
La prima volta può essere arte, qualcosa di nuovo, ma se diventa sistema, crolla tutto.
Non potrà mai emergere un personaggio a tutto tondo, da questo modo di "narrare" - cui si accostano anche "celebrità" di altri campi, come fosse un divertissement. Non a caso, si deve ricorrere a trame surreali, o semplici pennellate, o si deve pescare da fatti di cronaca o storia già conosciuti dal lettore. Per forza, senza grammatica della narrazione difficile instaurare un discorso narrativo compiuto.
La perdita dei parametri oggettivi di valutazione di un manufatto artigianale come il fumetto, con relativo ovvio crollo dei lettori e dei compensi a chi vi lavora, è in linea con l'andazzo generale.
La perdita di professionalità, nel nostro campo, però, rappresenta la perdita del senso della narrazione popolare.
Un problema culturale e politico insieme, oltre che economico. Un'industria fondata sull'improvvisazione che respiro potrà mai avere?
Nei games? Sembrerebbe così, dato che facciamo le kermesse integrate tra vittime e carnefici del settore intrattenimento, tra selvaggina e cacciatori. A me non è mai capitato di vedere un cosplayer con un sacchetto di fumetti acquistati pendergli dal braccio, rovinerebbe la mise.
Provate poi a realizzare un game in modo improvvisato, con immagini fisse, che non contenga emozioni, adrenalina e continuità evolutiva con la storia "narrativa" di quel settore.
Provateci, e mi saprete dire.

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