Iron ciapét

Immagino la serata dell'amico lontano che non ha potuto salutare sua madre per l'ultima volta. Di là, i cuccioloni ridono chiusi nella loro stanza. Il vip strafatto è anche quello che si è speso di più. Ci sono i deejay che pompano da stanzette al neon. Tutti i propositi erano fuffa. Non ho letto un rigo, fatico a scrivere. Per ora è tutto compresso, troppa l'attesa di mezza parola positiva, da qualche parte. Si parlava tanto della perdita di futuro, era un vezzo. Poi, quando arriva per davvero, raspi la terra per cercarlo, il futuro, come fosse l'oasi di un deserto improvviso. Abbiamo scoperto il potere lisergico delle "Iron Ciapèt" della Hunziker. Due tiri di pallavolo rubati in un angolo di cortile chiuso, nel timore che il pallone cada, perché nessuno senta. Le finestre intorno, i terrazzi arati da lunghe telefonate. Rimpiangere le corti, con il ciacolare tra le ringhiere. Ogni sentimento in clandestinità, tranne quelli fra le mura. Le campane lente, le discussioni agitate. Dopo la clip sulla pagina sportiva, con tuo figlio che si allena nella stanzetta, arriva la psicologa, consiglia di tracciare un quadrato con i lati a freccia: inspirazione>pausa>espirazione>pausa, segui la freccia, però fissando il puntino al centro. Devi farlo, per riattivare le energie che il moto non ti passa più. Sta accadendo l'impensabile, e ci tocca pensarlo. Mentre arranchi nella creuza deserta coi sacconi di frutta e verdura, ti manca un certo respiro. Ti fermi, ti togli la mascherina, a occhi chiusi.
Inspirazione>pausa>espirazione>pausa.
Fissando quel puntino al centro di tutto.

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