Panni sporchi


Ieri, al tiggì, ho visto le immagini di un agguato della 'Ndrangheta.
Sul lungomare di una località che non ricordo, ricordo che c'erano sedie di plastica, sul marciapiede. I sicari arrivano in moto, nell'ora di punta, in mezzo alle gente, colpiscono un pregiudicato. Non riescono ad ammazzarlo, lo feriscono soltanto, e uno dei due perde la pistola per la strada. Due ragazzotti imbranati, sicuramente. Non ho potuto fare a meno di pensare a Marco e Ciro, detto "piselli".
Dopo questo film si pensa in modo diverso a tante cose. Ai solarium, ai matrimoni, a Venezia, alle tigri di ceramica, ai vestiti delle star di Hollywood, alla monnezza, alle pesche, alle ruspe, ai ciccioni in infradito e bermuda sulla spiaggia.

"Gomorra", il capolavoro che sognavo da tempo.
Come il libro, inaugura un genere. Non saprei come definirlo. Fiction-docu (anziché il contrario), neo-neo-realismo, italianoir. Qualsiasi etichetta, forse, starebbe stretta. Una cosa è certa, si tratta di una di quelle pellicole che cambiano l'immaginario. Dopo averlo visto, i vari Scorsese, Kitano,
Coppola, diventavo vecchi d'un colpo, evaporano come pigri vampiri al sole. Pigri perchè hanno saputo succhiare dalla mafia criminale solo la patina esteriore, resa poi estetizzante, messa al servizio del cinema. Anche il neo-verismo brasiliano, stile "Central do Brasil", piega la realtà a un senso della messinscena che qui non esiste. Qui è il cinema che si mette al servizio della realtà. In toto. Mi viene in mente solo un capolavoro precedente che si avvicina per tanti aspetti: "La battaglia di Algeri" di Gillo Pontecorvo.
"Gomorra" succhia il midollo, e arriva al cuore. Anzi, al fegato.
Non giudica, non riflette, osserva. La telecamera a mano sembra calarsi dove la realtà non è filtrata, non è filtrabile. Col tempo manco ci si accorge più del filmato. Si è lì, tra le vele di Scampia. Dove tutto è un continuo trasloco, ma l'unico trasloco vero è quello dello Stato, delle istituzioni. Inesistenti in qualsiasi forma.
L'unico divieto rispettato è quello dei portantini, che impediscono agli sgherri di seguire la bara in obitorio. L'unica croce svetta sul letto di un malato terminale, che si vende i terreni per infilarci rifiuti tossici.

Una guerra. Con le trincee,  gli ordini, gli insubordinati, i graduati, le truppe, i civili, le incursioni, le ritorsioni. Gli spari improvvisi, da fuori campo, da destra, da sinistra, mai coreografati. Come quei filmati dall'Iraq, dove anche la telecamera resta sorpresa dall'irruzione improvvisa della violenza. Una logica ferrea e bestiale governa e conduce i fatti. Occhio a danzare per strada, siete come i ragazzi di Gaza. Qualcuno arriverà a punirvi. La necessità dell'autorganizzazione, la fine tragica dell'autorganizzazione. Tutti si fanno capire, ma nessuno sa parlare. Le parole vengono ripetute, i concetti sono basilari. Come i riti di iniziazione. Stai con me, stai contro di me. Come in ogni guerra, la prima causa, o la prima vittima, è la cultura. Fosse anche quella delle antiche sartorie. L'abisso drammatico è proprio quello.
Gliel'ho sentito dire anche ieri notte al vecchio Arnoldo Foa. "Viviamo in un tempo perso, senza cultura".

Questo film squarcia un velo. Sdogana un mondo. Rompe con fragore l'ingranaggio di Lucignolo, di Vespa, di Mentana, degli addormentatori sociali.
Qualcuno, infatti, l'ha criticato. Gasparri, qualche peones, Afef. Ecco, sì, Afef ha criticato il film. Non fornisce una bella immagine internazionale dell'Italia, dice. I panni sporchi vanno lavati in casa. Io li laverei in casa di Afef. La strapperei dalle vele dei suoi yacht e la calerei nelle vele di Scampia. Afef che critica Gomorra mi induce pensieri demagocici e malsani. Roba che entra nella struttura del capitalismo, nelle logiche di mercato, arriva a Telecom, alle svendite, agli accordi, ai carrozzoni di stato, ai furbetti, alla fine della cultura. E poi, giù a cascata, torna a Scampia. Afef è in grado di farmi fare 'sti viaggi.

Peppino Impastato definiva la mafia "una montagna di merda". La camorra scava, e le montagne le seppelisce. Poi nascono strane pesche.

Ecco sì, alla fine gli offirei una bella pesca alla signora Tronchetti-Provera.
Prima lavandola, s'intende.


Bansky, "Carwreck"
"Waterlilies"
"CCTV"





Commenti

  1. Lavandola... non lo so, ma una pesca gliela offrirei pure io.


    Bellissimo post.


    Un abbraccio,

    Stefano

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  2. mi induce pensieri demagogici e malsani


    a leggere il post non si direbbe


    Afef è perfetta per il condominio dove vive Paloma (L'eleganza del riccio)


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  3. Andrò a vederlo domani (al mercoledì il cinema costa meno, e di sti tempi...).

    Giusto stamattina pregustavo il "poi". Il dopo film. Perchè sono sicura, e tu me lo confermi, che come mi ha scosso il libro, lo farà senz'altro il film.

    Una nuova era, spero.

    Qualcosa che prima non c'era e ora c'è, e non si può più far finta di non vedere.

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  4. Fa specie la frase usata da Afef per liquidare il film: i panni sporchi si lavano in famiglia. L'aveva usata anche "un giovane democristiano molto vicino a De Gasperi", tanti anni fa, nei confronti del movimento neorealista. Sarebbe troppo facile infierire sulla signora Tronchetti Provera, non ragioniam di lei ma guardiamo e passiamo... oltre.

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  5. Abrazo a te, Stefano.


    Yzma, non ho colto la citazione, pur essendo riccio e MOLTO elegante. Lasciami quel pizzico di malsanità, in mezzo a tanta malasanità ;)


    Bella anche la tua rece, Rugiada. Eccentrica e vissuta, come sempre. Grazie.


    Benturné, Radiofax. A dire il vero usavo quella invettiva del DIVinO per pafafrasare Afef, la quale non ha parlato di panni.

    Non credo sia al corrente, se non nel conto.


    Oltre alla fantasia ci vuole un buon archivio. ;)

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  6. Fini, dicono le cronache, ha dichiarato guerra ai «pianisti» della Camera. Dicesi «pianista» quel parlamentare che vota per conto terzi. Oggi voto io per te, domani tu per me. Lo confesso. Nella vita precedente, quando scioccamente facevo il parlamentare, ho fatto il «pianista» qualche volta. Il collega che doveva andare al ministero a sbrigare pratiche per il collegio mi trovava disponibile a pigiare il bottoncino per lui. La sigaretta me la potevo fumare solo se il collega, tornato dal Ministero, spingeva il mio bottoncino. In questo «do ut des» se ne andava la mia vita di parlamentare.

    Poi ci sono i professionisti del piano. Veri Pollini del voto. Sono quelli che sono sempre presenti per aiutare quelli che non vengono mai. Questi ultimi sono iscritti fin da piccoli all’elenco degli «statisti», troppo presi dal destino del Paese per perdere tempo con la legge che si sta discutendo. È giusto scandalizzarsi. Suggerirei a Fini di adottare tutte quelle misure che ha in animo di prendere ma di guardare ad altri due o tre problemi. Chiarisco: non è la vendetta dell’ex. Se il Corriere della Sera mi avesse pubblicato la lettera di rinuncia all’attività parlamentare, avrei risparmiato a Veltroni l’inutile tratto di penna con cui mi ha eliminato dalle liste.

    Sono più felice ora che scrivo le mie cose su questo giornale o altri ospitali media stampati. È che se vuoi far funzionare il Parlamento ed evitare che diventi il simbolo del «fancazzismo» e dello spreco devi essere duro e deciso. Non ci sono solo i pianisti. Ad inizio seduta il presidente legge un elenco sterminato di parlamentari «in missione». Non votano e non perdono una lira. Spesso li vedi in Transatlantico a chiacchierare con i cronisti o in tv. Non è accettabile che ogni giorno ci siano ottanta-cento deputati che hanno cose più importanti da fare rispetto al lavoro per il quale prendono un’indennità.

    Ci sono poi i leader esentati dalla presenza. Uno si immagina che oggi siano Berlusconi, Fini, Bossi, Veltroni, Di Pietro e Casini più i rispettivi capigruppo. Ma l’elenco, è molto, molto più lungo. Infine il problema dei costi. I parlamentari prendono molti soldi? È vero che prendono una discreta indennità e una serie di rimborsi a forfait. Un solo esempio. Una voce dice che il parlamentare viene rimborsato per oltre 4mila euro per spese di segreteria. Se spendi, va bene. Se non spendi vanno a reddito. Quanto spendono? Tempo fa ci fu un’inchiesta sui «portaborse» sottopagati, non assicurati, ecc.

    Perché non dare i soldi solo a chi li spende davvero e li spende pagando tasse e contributi? Forse avremmo meno sprechi. Chi controlla la quantità di carta che viene data in concessione e chissà dove viene utilizzata? Io, che non farò mai più il parlamentare, vorrei che i parlamentari fossero rispettati e stessero meglio. Aiutiamoli dando regole certe, chi non le rispetta affidiamolo a Brunetta purché Brunetta accetti di lasciare, non da solo, il seggio optando per il ministero. Visto che stanno rifacendo i regolamenti questa incompatibilità non si può scrivere da qualche parte?

    caro omonimo.........secondo te chi ha scritto questi pensieri?

    indovina un pò.............scoprirai che esistono più vite, un pò come quelli che muoiono sul lavoro, hanno latre vite, così pensano lor signori di confindustria, ora si scrive dove si viene ospitati, vedi se mario Giordano ha inenzione di ospitarti ???????? Basta chiere, o no?

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  7. sono lorenzo m da crema

    (anonimo proprio no)


    buone cose, ma non toccate gli ex direttori de L'unità, meglio stravolgere le feste, ma non quelli che nella precedente vita hanno fatto i direttori de l'unità, poi i parlamentari, così a tempo perso, poi quelli che vengono ospitati.


    Ma come si fa a inserire il nome?


    Lo scoprirò nella prossima vita.

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  8. Caro omonimo ex-anomino col malanimo, sono forse parole scritte da uno che porta il nome di Garibaldi e il cognome di un ministro leghista simile a un muppet, con qualche vocale cambiata?


    ;)

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  9. Si Al Capone o Jack el super assassino Squartador, fossero ora a Palazzo Chigi, el problemuzzo "David Mills" se lo risolverebbero pari pari como sta hacendo el topo mafionazista de Arcor..leone.

    Italo Argentino

    Carmelo Pignatracozza

    Rosario Arg

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  10. Carmelo, leggendoti mi è sembrato di sentire il testo cantato da Tonino Carotone.


    Ti ricordo che Al Capone venne arrestato per evasione fiscale, e Jack lo Squartador sarebbe giudicato ineleggibile. El topo pasara alla historia, es el mejor.


    E' una vida difizil.

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  11. El problema es che fra poco, Silvio Berlusconi se hacera' qs nuovissima legge super boom, te la dico en anteprima: " qualsiasi Pm o giudice che voglia indagare o giudicare un qsiasi iscritto al PD(m)L, ( Popolo dei mafiosi in liberta'), sara' punito con 25 anni de prigione y sin nessun beneficio de ningun tipo". " Qsiasi Pm che non abbia mai condannato almeno 5 non Berlusconiani al mese, perdera' el trabajo". Per le prossime elezioni se prevedono solo 3q

    Me piacque el cartello che mostrarono politici Pd, il gioerno infame di qs altra porca legge filo Re Sole, l'altro dia " per Silvio Berlusconi, norme fatte in casa, per i non Berlusconiani tolleranza zero". Miei consanguignei, vi voglio tanto bene, ho lo stesso vs sangre y dna, ma siete ora davvero sotto porco ciucco stronzissimo nazismo.

    Scritto de corazon

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  12. Mi e' entrato el commento para error, troppo presto. Querevo integrare qs ultima cosa: le prossime elezioni prevederanno, siento, solo el voto de 25 milioni de italiani, tutti i Berlusconiani, porque ....in liberta'. Por el mismo periodo delle prossime eleciones italiane nacionales, poi, se prevederanno 25 milioni di nuovi carcerati italiani: tutti i non Berlusconiani. Cosi' avra' el naziratto Berlusconi, el 99 por ciento de voti a favore, y con lo stesso metodo con cui li aveva Htiler y Pol Pot, iamm beeeeeeeee.

    Oggi qs sui..nazista ha detto: " giudici che mi volete giudicare, siete eversivi". Non so' mas si l'Italia necessita una invasione di milioni di caschi blu, o de migliaia de camicie da forza solo para el maf..ascista de Arcor..leone: Silvio Berlusconi. Revolucion! Non violenta, ma REVOLUCION! Basta moscismo y floscismo de Veltroni, bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

    Both messages Carmelo Pignatracozza- Rosario Arg

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  13. Di chi sono i quadri stupendi di questo articolo? Q.

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  14. Indico sempre gli autori, in piccolo, a piede del post.


    In questo caso si tratta del mitico Bansky. Un misterioso genio-graffitaro che ora va per la maggiore, e nel quale incappai anni fa, surfando in rete.

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