Tarli

Ieri a tavola bel dialogo serrato con M., un internet-positivista. Cerco di farlo ragionare su come il web sta cambiando il capitalismo, rendendolo totemico, assoluto, distruggendo il lavoro. Non si convince. Subito dopo, guarda caso, assistiamo a un dibattito dove una nota casa editrice presenta la sua rete di blog letterari, che vorrebbe affiancare alla critica tradizionale.
«I ragazzi cominciano a ricevere le nuove uscite direttamente dalle case editrici, come i professionisti, e ne sono entusiasti» esulta l'editore. «Gli arriveranno libri per circa trecento euro mensili, libri che sicuramente loro avrebbero acquistato comunque. Quindi, è come se io pagassi i miei blogger trecento euro!»
Lancio un'occhiata a M., che secondo me ora un tarlo ce l'ha.
«Ovviamente garantiamo serietà. Quei libri-omaggio non influenzano le critiche dei bloggher, sarebbe troppo una marchetta…» un altro relatore mette le mani avanti.

Fossimo stati negli anni Settanta, avrei interrotto gridando il mio sdegno contro questo abominio di dilettantismo e sfruttamento travestito da opportunità.
Purtroppo, la mamma mi ha fatto rivoluzionario, ma educato.

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