Divide et impera 2.0

Per me è ridicola, 'sta analisi dilagante. Se le destre vincono è per COLPA della sinistra che non è più tale. Intanto, perché questi pigri analisti peccano di sprezzo verso il popolo. Come dire che se la sinistra funziona deve vincere per forza, perché il popolo è NATURALMENTE di sinistra. Quindi, il voto a destra sarebbe un semplice incidente di percorso, dovuto a colpe precise. Col cavolo che è così. La nuova destra c'è, e parla un linguaggio comune, dappertutto. Vero, la sinistra è in crisi d'identità, tanto quanto la destra liberale. Non mi convince l'utilizzo del concetto di COLPA di gruppi dirigenti, ovunque, a livello globalizzato. Troppo comodo, magari bastasse imputare fenomeni storici alla mediocrità di personaggi. Basterebbe cambiarli, ma laddove succede non è che il fenomeno si arresta. La Spagna aveva la carta Podemos; l'UK vede ora una sinistra-sinistra; Sanders poteva competere, se l'avessero votato i democratici; qui, Renzi è un fenomeno di cambio di passo assoluto nel campo sx; i vari modelli sudamericani. Ma, sotto, nella società, si vede covare la stessa onda reazionaria che si manifesta ovunque. Nello stesso modo. Stesse parole, stesse facce. Paginate sulla sofferenza degli strati deboli, la working class e la rust belt che lanciano segnali. Sì, il segnale è chiaro: la destra ha sfondato, e la storia ha reso reazionari anziché progressisti gli strati popolari. E in posti come gli USA, con la disoccupazione ai minimi storici, questo è avvenuto al netto della reale condizione materiale. Ecco arrivare le suggestioni fascio-marxiste - lo strano mix Paragone, Del Debbio, Salvini, Grillo, Diego Fusaro, Tzé Tzé - autarchia come unica via per le moltitudini vessate e sofferenti. Sollevata la coltre di fumo, per me, il fenomeno è profondo e culturale. E come tale va capito, accantonando facili scorciatoie. Tasse, vincoli e migrazioni - nella società narcisa, del ripiego su di sé - portano muri e reazioni scomposte, in questo caso sì "naturalmente". Fondamentale il ruolo dei nuovi media, e come agisca surrettiziamente il capitale globale di oggi. Si finge nemico di se stesso, per dividere tutto e tutti e imperare senza vincoli nello sconquasso. Divide et impera 2.0. È la rivoluzione tecnologica che sta uccidendo il lavoro, ma attraverso computer, smartphone e tutte le piattaforme di cui dispone sta convincendo la gente che sia colpa di altro. Come se il meccanismo tecnologico interconnesso già avesse una sua anima autonoma, e si difendesse per inerzia. Non ce n'è uno, delle moltitudini indignate, che non sia internet-connesso, che non investa gran parte del suo tempo e delle sue risorse per informarsi "nei nuovi modi" e vivere da incazzato disilluso. Ti togliamo tutto, ti lasciamo giusto il capitale per comprare tecnologia. Eccola, la ratio dei redditi minimi garantiti come risposta al post-lavoro. Questa orizzontalità magmatica genera una finta lotta verso l'alto. Il nuovo establishment reazionario si lancia contro l'establishment progressista e quello conservatore (di cui ricicla parti consistenti). La finta lotta contro le èlite che diventa lotta contro lo Stato. E le moltitudini, incendiate dai nuovi media e da una psicologia collettiva indotta, si convincono che sia pure una lotta sacrosanta, identitaria, senza rendersi conto che si ritorce contro di loro, contro la loro stessa vicenda storica. Dài, facciamo fatica.

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Vanessa

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