Tutti i luoghi, tutti i laghi.

"Eden Lake", un tempo si sarebbe chiamato "slasher", oggi è uno dei tanti "torture movie" disturbanti. Studiare l'evoluzione dell'horror è immergersi nell'immaginario più profondo. 'Rosemary's Baby' e 'Alien' incentrati sulla maternità. La donna e la sua psiche, negli anni della liberazione sessuale, della famiglia in trasformazione, nei vari passaggi d'epoca. 'L'inquilino del terzo piano', sull'alienazione urbana. I temi "pedagogici", specchio di una struttura sociale di cui sviscerare il conflitto, ingiusta, straziata dalla guerra, ma ancora in piedi: gli Zombi e la paura della diversità, il conflitto tra città e campagna nell'era dell'industrializzazione: 'Non aprite quella porta', 'Le colline hanno gli occhi', 'Un tranquillo week-end di paura'. 'Eden Lake' pesca un po' da questi ultimi - dal più recente 'Them' sul tema della coppia minacciata da criminali bambini - e dal capostipite del male assoluto rurale: 'Two Thousand Maniacs". Scappa fin che vuoi, ma tutti ti riportano indietro, quando il male è insito nel "genius loci". Ma qui non c'è luogo, né tempo, oggi siamo sul primo piano, su una disperazione esibita al livello più parossistico possibile. Oggi l'individuo è scorporato da qualsiasi società, da qualsiasi simbolo, implicazione, ideologia. Non ha retroterra, psicologia, niente. Esercita solo una funzione. È la stessa dinamica del "knockout", le bande di ragazzi che colpiscono a caso per strada un passante. Non c'è motivazione, solo il fluire di un male algido. Tutto filmato, e interfacciato agli odierni dispositivi. Niente romanzo, niente psiche, niente narrazione. Solo una catena di eventi, e sangue. Come i filmati violenti di Youtube, i siti "ogrish", le cose cui accede oggi l'essere umano in crisi. Anzi no, nemmeno quello.

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Vanessa

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