Mi chiamo Ilya

Berlino, 13:14 (da Repubblica)


OLOCAUSTO: PARLA LA MASCOTTE DELLE SS, "DOVEVO DIVERTIRE"


Per quasi quattro anni un bambino bielorusso ebreo, sfuggito al massacro della sua famiglia e degli abitanti del suo villaggio, è stato la 'mascotte' delle SS, ignare della sua origine, riuscendo così a sopravvivere allo sterminio. Lo racconta lui stesso nel libro "The Mascotte: The Extraordinary Story of a Jewish Boy and an SS Extermination Squad", appena pubblicato. Alex Kurzem, emigrato nel 1949 in Australia, fino al 1997 aveva taciuto alla sua stessa famiglia la vicenda di cui era stato protagonista. Il 20 ottobre 1941 le unità della Wehrmacht occuparono un villaggio della Bielorussia e passarono per le armi tutti gli uomini. Nottetempo il bambino fugge nel bosco; il giorno seguente i tedeschi massacrano anche la madre, il fratello e una sorella. Per mesi il bambino vaga senza meta e affamato, finché cade nelle mani di un'unità lettone delle SS, che decide di fucilarlo davanti a una scuola insieme ad altri sventurati di un villaggio. Poco prima di essere ucciso si rivolge a un sottufficiale delle SS: "Potresti darmi un pezzo di pane, prima di fucilarmi?". Sorpreso dalla richiesta, il militare lo conduce dietro la scuola, gli fa tirare giù i pantaloni per accertarsi che era effettivamente circonciso, e ne ha pietà. Decide allora di dargli una falsa identità - Alex Kurzem - e racconta ai commilitoni che si tratta di un orfano russo. Sia lui sia il militare lettone che lo salvo', Jekabs Kulis, continuarono a mantenere il segreto. Le SS decisero allora di prendere il bambino come loro mascotte, gli misero indosso un'uniforme e lo fecero riprendere anche nei filmati di propaganda della 'Wochenschau', il cinegiornale nazista dell'epoca, come "il piu' giovane nazista del Reich". Tra i compiti assegnatigli doveva lustrare le scarpe, andare a prendere l'acqua e accendere il fuoco. E doveva anche divertirli, "tirare su il morale". Davanti all'avanzata dell'Armata Rossa il comandante dell'unità delle SS decise di affidare il bambino a una famiglia lettone. E da quel momento Kurzem si impose di dimenticare gli orrori vissuti e di non parlarne piu'. Ora si e' confessato Axel ha deciso di riprendersi il suo vero nome Ilya.



Bo Bartlett - "Pledge of Allegiance"

Commenti

  1. Il passato non si cancella mai...

    Dovrò ricordarmene quando arriverà il mio bimbo venuto da lontano.

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  2. Beh, Rugiada, semplicemente il passato non va compresso.


    Per il resto, il tuo paragone un po' azzardato. Non spieghiamola neanche la differenza tra un'amorosa accoglienza e la coercizione di quei luoghi mostruosi.


    Certo, la SS che ha salvato questo bambino è una figura imponente.


    Anche nel marcio si salva sempre qualcosa. Ditelo a Grillo ;)

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  3. (da Varese News) Busto Arsizio - Angioletto Castiglioni, 84 anni, testimone della barbarie nazista, aggredito verbalmente in pieno centro da un gruppo di giovani neonazisti


    Insulti al reduce dei lager: "Sporco partigiano"


    A Busto, volenti o nolenti, si dovranno fare ancora a lungo i conti con neonazismo e dintorni, anche dopo il voto del consiglio comunale che sembrava aver sopito la questione con l'unanime condanna delle ideologie totalitarie. Sabato verso le ore 20 in pieno centro, in via Milano, Angioletto Castiglioni, 84enne partigiano e reduce dei lager nazisti, ha subito un'aggressione verbale da parte di una ventina di ragazzotti di estrema destra, per la maggior parte teste rasate, molti con svastiche tatuate sulle braccia o sul collo. «Sporco partigiano» gli ha sibilato in faccia uno di loro, con neanche un quarto dei suoi anni sulle spalle. Un insulto cui l'ex combattente della guerra di Liberazione ha risposto a testa alta ricordando il suo passato di combattente senza macchia, torturato e deportato nei campi della morte, a Flossenbürg. A due riprese il branco ha stretto da presso Castiglioni, già bersaglio anni fa di facinorosi. Solo l'intervento del capo dei naziskin, un giovane descritto come particolarmente alto e robusto, ha impedito che all'anziano reduce della Resistenza venissero messe le mani addosso.


    Angioletto Castiglioni non desidera commentare quanto accaduto, anzi non voleva neppure che questa storia emergesse: non lui, che non desidera si faccia eccessiva pubblicità a questi comportamenti, ma altri hanno fatto giungere la notizia alla stampa. Lo si è dovuto convincere perchè presentasse un'informativa alla Digos in Commissariato. Del resto il suo, e lo ha ripetuto spesso a chi lo conosce, non vuole essere un ruolo di vittima, ma di 'testimone' per chi non c'è più, per chi non tornò, per chi passò per il camino.

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  4. Il mio non voleva essere un paragone di situazioni, ma piuttosto la constatazione che benchè passino gli anni, benchè quel bambino trovò poi una famiglia che lo accolse, benchè egli crebbe diventando uomo e a sua volta formò una famiglia, le atrocità perpetrate durante la sua infanzia non si poterono mai cancellare.

    Allo stesso modo penso che anche quando arriverà mio figlio, nonostante tutto l'amore e le cure che riceverà, il suo passato e l'abbandono sono cose che gli resteranno marchiate dentro per sempre.

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  5. Ho capito il senso, Rugiada. Ma può darsi che quel marchio non sia così accentuato come temi.

    Supponiamo valida l'equazione: "l'abbandono sta al trauma, come l'amore sta al superamento del trauma". Mettiamo che il trauma sia il fattore X, incognito. Ne consegue che ce la farai, in proporzione al fattore che ti compete.


    E tu sai già qual è.


    Devi essere ottimista. Sei perfettamente in grado di sbaragliare una cosucola da nulla come la biologia. ;)

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  6. Ci sono tante cose che non potrà riprendersi. Chissà se quella che gli è stata risparmiata si possa definire davvero vita

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  7. l' ignoranza non muore mai...provate a parlare di storia con questi skinhead. Provate a capire cosa si nasconde dietro agli insulti, la violenza, l'odio...

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