L'Africa è diventata un taccuino

Tutti ci scrivono su qualcosa. È la rivoluzione alfanumerica di lettere che appaiono su qualsiasi superficie.

di Alberto Salza*, da D di Repubblica

Sul muro di una chiesa leggo: Maximum Miracle Centre. Gli africani hanno imparato "a scrivere con l'altra mano" per cui le lettere si trovano spesso in movimento. Su un furgone ho intravisto la scritta Sacco Van, sussulto anarchico. Su una barchetta del lago Turkana c'è il nome Nelle Mani di Dio (vento ai trenta nodi e trentamila coccodrilli tutt'attorno). Alloggiare è forse più facile, se gli hotel si proclamano a grandi lettere Senza Alcool o Per Esperimento ("Ci stiamo provando", mi ha spiegato il maître). Immani carestie e continue catastrofi hanno fatto scrivere a un falegname, sulla bottega, Bare e Mobilia: la sequenza di morte e resurrezione che è la storia d'Africa.
Italo Calvino diceva: "L'uomo è solo un'occasione che il mondo ha per organizzare alcune informazioni su se stesso". Gli africani hanno finalmente deciso di farlo per iscritto. Un vecchio masai analfabeta mi ha detto: "Quando la memoria va a raccogliere i rami secchi, torna con il fascio di legna che preferisce". Gli risposi che Platone, per bocca del faraone (africano), nel Fedro afferma: "L'alfabeto ingenererà oblio nelle anime. Lo scolaro richiamerà le cose non più dall'interno di se stesso, ma da segni estranei. E non sarà saggio, ma solo dotto". Un ragazzino intervenne, nonostante il fatto che, da queste parti, non potrebbe rivolgere la parola a un adulto senza essere interrogato. "Comprami una lampada, per leggere di sera. E un telefonino, così ti scrivo", disse indicando l'emporio su cui stava scritto Dio è Capace di Tutto.
La frase è vera a tal punto che ho visto apparire, sulle remote terre che circondano il lago Turkana, un'antenna per la telefonia cellulare. Chongo, ex predone somalo, passa il tempo a mandare messaggini agli elementi del clan sparsi per il mondo, ricostituendo così il "territorio familiare", base del sistema di vita dei somali. Curach, pastore rendille, informa suo cugino su dove sia il pascolo migliore. Nakapel, turkana, scrive a tutti le sue personalissime previsioni del tempo (qui le piogge erratiche sono fattori limitanti della sopravvivenza). I gabbra, razziatori di bestiame, si appostano via sms. Certo, tutta questa gente doveva saper scrivere prima che arrivasse il telefonino, ma la comunicazione scritta era come sospesa. Il Rinascimento africano si esprime oggi via sms, in compressione linguistica giovanile.
Nei pressi di Mwanza c'è un'isola fetente, nel lago Vittoria. Ci abitano giovani pescatori e prostitute. Sono il risultato di una complessa degradazione ambientale (introduzione del pesce persico a scopi industriali) e sociale (sradicamento parentale, inurbamento, traffico d'armi, Hiv). Su una baracca si legge, dipinto a grandi lettere ben staccate, questo graffito: Essere poveri è come essere vecchi.

*nato a Torino nel 1944, è antropologo "specializzato in nomadi", ricercatore,
scrittore e viaggiatore. Il suo libro più recente è Sudafrica (White Star, 2007).





Robert Fawcett, "Lookdown"
Foto mie, Napoli



Commenti

  1. Lo scolaro richiamerà le cose non più dall'interno di se stesso, ma da segni estranei. E non sarà saggio, ma solo dotto


    mi fa pensare alle persone che scrivono con termini altisonanti senza metterci dentro nemmeno un pezzetto di anima



    Essere poveri è come essere vecchi



    strano che un africano pensi una cosa così, credevo che l'anziano fosse ancora ritenuto depositario di grande saggezza e quindi di ricchezza (interiore)


    ciao, Lorenzo, buona settimana :)

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  2. Forse è proprio quello che intendeva chi ha scritto quella frase. Non un giudizio, ma una constatazione. Il povero, come il vecchio cerca la sua strategia, pur avendo poco spazio di manovra. Il povero non sta sempre a pensare alla sua condizione, la vive, le sopravvive.

    Per questo, quasi sempre, il riscatto alla propria condizione di povertà è eterodiretto.


    Termine altisonante ma con dentro un pezzettino di anima.

    ;)

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  3. Nel 2001 abbiamo visto centinaia di migliaia di persone a Genova manifestare in un clima allucinante, per opporsi al modello mondiale attuale, fra le cui conseguenze anche l'oggetto del tuo post.

    Oggi ho visto il Parlamento della Repubblica offendere la ricerca della verità, su quanto accadde in quei giorni.

    Ho visto partiti del nostro governo votare con la destra per coprire e cancellare la memoria.

    Come si fa ad andare avanti cosi?

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  4. Ci si fa una domanda, usando un efficace paradosso.

    Se in Cile andasse fallita una commisione per inchiodare Pinochet e questo portasse al crollo del governo facendo tornare Pinochet, saresti appagato?


    So che questo ragionamento non basta, ma non è eludibile, Bado.


    E poi, non tutto è perduto...

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  5. Infatti non tutto è perduto:

    Renato Vallanzasca ha aperto il suo blog ( un'occhiata vale la pena darla) e in due giorni ha avuto quasi 1000 commenti, una media da Beppe Grillo e di gran lunga superiore al trio Mastella-Dipietro- Storace.....;)


    Auguri per domani.

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