Che due Palin (I want to be Frei)!

           
   

    L'altra convention, quella che antepone la paura alla speranza, ha mostrato il volto della superuoma Sarah Palin.
    Scelta con abile colpo di genio, la donna-uomo repubblicana è in grado di produrre vita (antiabortista fanatica, cinque figli tra cui uno down sventolato come un pupazzo davanti alle telecamere) tanto quanto è in grado di toglierla (armata fino ai denti, cacciatrice provetta, fan della pena di morte e della guerra totale, finale, risolutiva).
Un equilibrio biblico, salomonico, con sotto il dramma. Degno del Vecchio Testamento, format che tira alla grande.
Resterà agli annali la frase : "La guerra in Iraq è stava voluta da Dio".
    Il vecchio torturato in Vietnam, la guerriera oltranzista…
Dai telefilm liberal, placidi, innovativi, garbati e ben fatti, passiamo al grande blockbuster d'azione.
    Spaccone, smaccato, così simpatico ai rednecks, alla pancia grassa, bianchiccia e impaurita di un paese che ha regalato al mondo un decennnio orrido.
    Ahi, ahi, purtroppo il format "Rambo-con-la-Bibbia" funziona. Se potessi, partirei a dare una mano. C'è solo una speranza: i giovani. Non hanno mai votato, laggiù. Dai tempi di Kennedy non sono mai stati determinanti.
Sì, partiamo è una guerra di Spagna virtuale, con in gioco una posta oggettiva, pratica e simbolica. Non arrendiamoci ai sondaggi e a chi dice che in fondo son tutti uguali e quello che succede là conta poco. Conta quasi tutto, purtroppo. Chi può, li bombardi di stimoli e buon senso. Chiamiamola "Campagna Nuovo Testamento", visto che sembra, come al solito, una guerra di religione più che politica. Con le varie interpretazioni del libro come fronte interno.
Cercasi volontario per tradurre in inglese questo articolo da spedire random ai giovani americani in partenza per il fronte.

    "…
La morale statunitense è profondamente contrassegnata dall’ideologia analitica: vede l’albero, ma non discerne la foresta. Il presidente Richard Nixon cadde in seguito allo “Scandalo Watergate”, una serie di attività illegali della sua amministrazione contro il Partito democratico. Bill Clinton si scusò davanti alle televisioni nazionali per l’adulterio commesso con una stagista alla Casa Bianca. Spitzer ha abbandonato la sua carica per aver speso una fortuna con prostitute (si parla di 80mila dollari).

    E la foresta? Cosa dice la morale made in Usa sugli abusi dei diritti umani praticati su ampia scala da Nixon e Clinton? Perché è considerato etico invadere l’Iraq, provocando un genocidio (89mila civili iracheni e 4mila militari statunitensi morti dal 2003), o praticare la tortura nella prigione di Abu Ghraib, a Baghdad, o sequestrare supposti terroristi in Europa e confinarli nell’inferno carcerario della base navale di Guantánamo, un luogo del tutto alieno ai principi del diritto? È forse morale tenere per 110 anni una nazione come Porto Rico priva delle proprie sovranità e indipendenza? È morale punire Cuba con un embargo che dura ormai da 48 anni?


    Forse le radici di questa morale fondamentalista — che colpevolizza una debolezza sessuale e accondiscende a un genocidio — affondano in una lettura sbagliata della Bibbia. La storia del re Davide, uno dei personaggi biblici di cui si hanno più informazioni, è emblematica: fu punito per aver commesso adulterio con Betsabea e per aver fatto uccidere il di lei marito, così da aver libera la strada al letto della donna desiderata (2 Sam 11).

    Si sa, tuttavia, che re Davide, noto per aver composto il Miserere, fu un guerriero prima e dopo essere salito al trono: “uccise numerosi re nemici”, “mise in fuga eserciti avversari”, “massacrò 18mila idumei”, “sterminò 40mila aramei”... e via uccidendo, sempre “in nome di Dio”. Non consta che si sia pentito di tutte queste morti, né che fu punito per il sangue versato. Si pentì — e fu punito — solo per il caso di Betsabea. Ed ecco l’eredità che un certo tipo di esegesi biblica ci ha lasciato: se uccidi una persona, sei un assassino; se ne uccidi migliaia, sei un eroe. Il presidente Bush ne sembra convinto: butta ogni giorno bombe su popolazioni civili, ma ogni sera riposa il suo capo sulla spalla di Dio. Viene in mente il titolo di un film di Akira Kurosawa, nel 1960: Warui yatsu hodo yoku nemuru (I malvagi dormono in pace).


    Finché la nostra idea di Dio ci consentirà di evocarlo come complice dei nostri interessi egoistici e meschini — come il controllo delle risorse petrolifere in Medio Oriente —, continueremo a soffrire della “sindrome abramitica del sacrificio”, seconda la quale Dio avrebbe richiesto ad Abramo di sacrificare il suo unico figlio, Isacco; più tardi, non ancora del tutto soddisfatto, avrebbe sacrificato sulla croce il proprio unigenito, Gesù. Quindi, in vista di un presupposto bene maggiore — la democrazia insegnata e regolata dai signori del denaro — un’intera nazione può essere sacrificata!


    Una lettura più contestualizzata della Bibbia (il testo deve sempre fare i conti con il contesto spaziale e temporale) ci consente di capire che Jahvé non accettò che, in nome di una nuova fede (quella monoteistica), Abramo uccidesse Isacco, come prescrivevano i culti politeistici e i loro riti arcaici dell’oblazione delle primizie. Al contrario, Jahvé rivelò al grande patriarca di essere un Dio della vita, non della morte. Per questo salvò Isacco dalla miopia religiosa di Abramo (Gen. 22).


    Nello stesso modo, è blasfemo pensare che Gesù sia morto per placare la sete di “sangue espiatorio” di un Dio che, offeso e risentito, si trasforma in un omicida più crudele del re Erode. La verità è che Gesù fu ucciso da poteri politici. La “volontà” di Dio fu che il Figlio continuasse ad amare anche in quella situazione di peccato.

    Al contrario della morale made in USA, Gesù perdonò la donna adultera e ogni possibile “figlio prodigo”, come pure il rinnegamento di Pietro, mentre fu rigorosamente esigente con coloro che avevano fatto del tempio di Dio (oggi diremmo l’Universo, il pianeta terra, la vita umana) «una spelonca di ladri» (Mc 11,17). Se volessimo inquadrare la scena della cacciata dei mercanti dal tempio nel contesto odierno, potremmo dire che Dio è implacabile quando la sacralità della vita viene sacrificata sull’altare degli interessi pecuniari del mercato.

Frei Betto
da "Nigrizia"
, 01.05.2008
il resto dell'articolo, QUI





Coles Phillips, cover "Life", 28may08
Serie di opere di Patricia Chidlaw
manifesto teologia della Liberazione





Commenti

  1. Potrei tradurlo in bergamasco, tutt'al più... :-)

    Bel pezzo, comunque.

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  2. purtroppo il format "Rambo-con-la-Bibbia" funziona


    grandissimo questo post

    RispondiElimina

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