Il fango non ha angeli
Stanno spalando anche Parma, e non sono "angeli del fango", sono
ragazzi. Una generazione che fa i conti col lascito di quelle
precedenti, in toto. Tutti contro la politica, ed è giusto. Ma avete mai
parlato a un agricoltore? O con un imprenditore edile? O col tizio che
si lamenta del comune perché non toglie i rami dal fiume, mentre lui nel
greto ha un condominio, per cui magari avrà pagato tangenti e
gliel'hanno concesso, sì. Ma lì c'è lui, il suo condominio, la sua
storia di privilegi e deroghe: la sua
responsabilità. Tutte le colline sono un reticolo di fiumi prosciugati
per lasciare spazio a ville, paesi. Si capisce dal percorso dei
cinghiali, se li ritrovano tutti in giardino. Da quanto non esiste più
una teoria su nulla? Un pensiero organico, complessivo, sulla città, sul
territorio. Che non dovrebbe essere un progressivo avanzare di palazzi,
parcheggi, centri commerciali, e poi di nuovo parcheggi-palazzi. Questa
è l'urbanistica del liberismo, non del progresso. Il fallimento più
profondo, clamoroso, imponente di una sinistra amministrativa che fino
agli anni Settanta ci provava ancora a ragionare di edilizia popolare in
termini innovativi, mettendoci dentro un cicinin di utopia, come
dimostrarono gli asili nido di Reggio Emilia, gli spazi verdi, i centri
polivalenti. I mille contenuti di una città, che arrivavano da una
cultura, poi svaporata nel burocratismo più freddo, palazzinaro
addirittura. Ma c'erano le fabbriche, e quelle teorie nascevano da altre
esigenze di abitabilità urbana. Oggi le città post industriali non
sanno cosa diventare. Qualcuno lo dovrà decidere, una volta per tutte.
Si chiama PIANIFICAZIONE, concetto ostile a chi vuol far da sé, senza
Stato. Genova è la più bella città del mondo, per me. Piena di mostri
edilizi che spuntavano intorno ai mostri industriali. Ora, qui, è bene
saperlo, non basterà solo pulire il greto dei fiumi, bisognerà
espropriare case, chiudere ditte, togliere licenze commerciali,
smantellare terrazzamenti agricoli ovunque. Quell'acqua che cade a
tonnellate dal cielo arriva da un intero modello di sviluppo sbagliato,
che ci sta tropicalizzando, senza esserne pronti. E non menatemela con
decrescita e scie chimiche, e colpe esoteriche, o unilaterali. È un
reticolato di colpe. Siamo in gioco tutti, e quello che tutti chiediamo:
"Più Stato! Più Stato! dov'è lo Stato?" significa che allora speriamo
che lo Stato un giorno ci bussi alla porta e ci chieda conto di un
nostro privilegio. O no? O sotto sotto lo vorremmo evaporato, per non
pagare più dazio su nulla, che nessuno rompa le palle mentre affoghiamo?
Decidiamoci, perché ora siamo nel tropico delle contraddizioni. Tra i
paesi più tassati, e il paese dove le tasse si evadono di più. Eccola lì
la nostra concezione strabica dello Stato. Spero che girino questi
discorsi, tra quei ragazzi che spalano fango. Come capitò a quelli che
spalarono Firenze, preparando il '68.
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