Cereali


La famiglia Calza non poteva mancare alla visione della Famiglia Addams progressista. Un film ambiguo, stereotipato, mal scritto eppure coraggioso, necessario, a tratti coinvolgente. L'America, quando affronta il tema ideologico, lo ingloba nel suo universo schematico. "Potere al popolo", "distruggi il sistema" s'incarna in una specie di famiglia Robinson (quelli de "La grande avventura", ricordate?). Dediti alla caccia, all'economia di sopravvivenza, alla ginnastica come disciplina, all'assemblea permanente: una via di mezzo tra un regime autoritario, un kolkhoz e una comune libertaria. Un frullatore dove finisce dentro di tutto, da Pol Pot a Marx, da Trotzky a Mao, alla celebrazione del compleanno di Noam Chomsky, dall'educazione sessuale diretta e schietta, alla pedagogia del dottor Spock (con tanto di battuta sulla confusione con quello di Star Trek), fino all'esproprio proletario. Il pater familias è un precettore-allenatore-comandante. Deve formare truppe di resistenza più che cittadini, procede a missioni pianificate. Nella famiglia campo-base, l'educazione è fatta di libri, divorati la sera alla luce del fuoco, da non ingurgitare nozionisticamente, ma capendoli. Si legge e poi si suona. Il bambino che dovrà diventare "uomo in rivolta" di Camus è un hippy eremita, parla esperanto e altre sei lingue, conosce a memoria la Dichiarazione Universale. Mentre i suoi simili giocano alla Playstation, legge Maus di Spiegelman, è materialista, analizza tutto in modo scientifico e razionale, al massimo dedito a pratiche buddiste e zen. La femmina tredicenne decodificherà Lolita di Nabokov al padre, in tutte le sue sfumature, nascondendo negli occhi la sua reale lettura. Il maschio adolescente, quando affronterà una ragazza "normale", sarà impacciato e grottesco, maestro in parole e concetti ma incapace di gestire lo stupore degli ormoni. La crisi di relazione è innanzitutto sessuale. Un tale guazzabuglio rifiuta il mondo esterno e la realtà, non può che essere rifiutato dal mondo esterno e soccombere al principio di realtà. "Gli altri", capitalisti obesi nevrotizzati dai riti, dalla religione, dal cibo, dai videogames e dal familismo, sono tenuti a distanza, quanto il film stesso tiene a distanza i suoi Addams. Non ci si può immedesimare nei personaggi fino in fondo, il rischio è troppo alto, va risolto con la grossolanità della scrittura e delle situazioni, urge lo smascheramento delle illusioni. I sentimenti, nel materialismo auto-imposto, sono visioni sciamaniche. L'elaborazione del lutto diventa il groviglio emotivo inestricabile, che fa saltare il meccanismo, come le code per il pane in Unione Sovietica. Si ostenta un abbigliamento-manifesto: con tanto di giubbino sui Nez Percé di Capo Giuseppe, con quel che rappresentarono, e una irritante t-shirt sgualcita sulla candidatura di Jesse Jackson alle primarie democratiche '88. Vi risparmio il finale, l'approdo "socialdemocratico", il grande compromesso a cui il frullato arriva, adeguandosi ai cereali (non aggiungo altro). Alla fine, il padre sembra dire "Non combatterò più", come declamò Capo Giuseppe davanti al Generale Howard. Lasciamo perdere, poi, la cover finale di "Sweet child of mine" degli ultrareazionari Guns n' roses.
Mamma mia, che disfatta, il film e noialtri, si potrebbe dire. Eppure, qualcosa passa, qualcosa resta. I bambini in prima fila, sono rimasti coinvolti, incantati, qualche lacrimuccia è scesa. E fuori tutti ne parlavano, a crocchi, come ai vecchi tempi. Il giocattolo, quindi, in qualche modo funziona. Chiama al dibattito, alla messa in discussione di tante cose, della realtà stessa. Come capitava vedendo gli Addams, appunto: il loro rapporto col mondo, da cui venivano smascherati, ma che smascheravano anche. Negli ultimi giorni, con i miei figli si è parlato di Playstation, di droga, e nel film c'è un semino di tutto. Quindi, il suo citazionismo bulimico crea un tappeto in cui certe persone (i "noialtri") inciampano inevitabilmente.
Quando, già nei primi minuti, dal più piccolo, si è alzato un "quello sei tu, papà", ho cominciato a ruzzolare. E rotolo tutt'ora. In parte inquieto, in parte orgoglioso.

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Vanessa

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