Crepapelle
Si potrebbe discettare di comicità. Freud e il motto di spirito, Jung e il briccone. Bergson e il senso del comico che scaturisce dall’automatismo del corpo. Moni Ovadia e l’ebreo che ride. Si potrebbe parlare a lungo del valore terapeutico-sociale della comicità. Si potrebbe usare come percorso nella storia del nostro paese. Totò e la pastasciutta, Sordi e il Nando Moriconi. De Sica che insegue il “Domenicano” sui binari. La Grande Guerra, il dopoguerra. Soliti noti e ignoti, un paese di brancaleoni che arrancano. La giullarate del primo Fo, la maschera di Tognazzi. La causticità, la messinscena del profondo. E poi vedere come negli anni, via via, questa indole di ribaltamento critico – linguistico, politico e di classe – sia stata sgonfiata di spirito eversivo. Plasmata alla bisogna dal “mediaset-way-of-life” , fin dai tempi del Drive-in. “Scherzi a Parte” e “Zelig”, come esempi. Il vecchio “Specchio Segreto” di Nanni Loy – con la sua capacità di tratteggiare i bar, le piazze, il p...