Brain Storming

In treno, leggo su Left una bella intervista a Jovanotti.
Il suo approccio induttivo, africano, la questione del peer to peer, il file sharing. E un concetto che mi cattura. “Viviamo in un mondo multitasking, in cui tieni aperte contemporaneamente più parti del cervello. Se è una disgrazia non posso ancora dirlo. So solo che come artista devo vivere di cambiamenti. Cercando d’interpretarli. Sempre".
A Carpi mi viene questa idea del vivere l’assemblea come fosse un unico cervello collettivo. Lo chiamiamo Pier-Piera, perché nato dalla fusione dei maschi e delle femmine. Sono alunni di un istituto professionale, evidentemente ispirato da buoni insegnanti. I ragazzi sono ricettivi, partecipativi. Solito blocco coi foglioni. Solito pennarellone. Solito teppistello che viene coinvolto suo malgrado. E parte la storia. Un viaggio Napoli-Milano, un provino per giocare nelle giovanili del Milan. Stavolta è l’alcol il protagonista. Funziona. Stupendo, magia pura. Alla fine il racconto collettivo s’intitolerà: “’Na munnezza”. Suona la campanella. Una ragazzina si rammarica perché voleva andare avanti, un ragazzino mi chiede se può strappare il foglione e portarselo via. Dice di essere un sadico, con quel faccino. Gli chiedo se tortura le lucertole. “Le decapitavo", risponde, "Ora lo faccio con le persone”. Gli accarezzo la testa, sorride e se ne va col foglione sottobraccio. Un altro, un biondino dagli occhi dolcissimi, rinuncia alla ricreazione per parlarmi. Vuole scrivere questa storia che abbiamo concepito con Pier-Piera. Gli dico che è una bella idea. Ne sta concependo un’altra, ambientata a New-Orleans. Gli do la mail. Spediscimela.
    Mi ha scritto Nicolas, il ragazzo di origini angolane che ho incontrato sul treno la volta scorsa. Stava discutendo con un suo coetaneo rasta, mezzo dominicano e residente a Castell’Arquato. Entrambi con marcato accento emiliano. Musica, Africa, cultura hip hop. Tupac, Jimy Hendrix, Woodstock, “L’ultimo Re di Scozia”, i rocker dannati che muoiono a ventisette anni, i tribunali di riconciliazione di Nelson Mandela, il Ruanda, il destino del continente. Tutto così interessante che non ho potuto evitare d’intrufolarmi. Un giorno pagherò questo mio viziaccio.
Non so se lo dico col cervello in assetto “multitasking” o “Pier-Piera”, comunque ho notato che scrivi pure bene, Nicolas.

Questo blog è anche tuo, se vuoi.





illustrazione iniziale di Jamel Akib
illustrazione finale di Claude Serre




Commenti

  1. Continua la young revolution!

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  2. alleluja! alleluja! alleluja!

    multitasking forever!

    un abbraccio!

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  3. The revenge of the Cristicchi's generation, Rugiada! ;)


    Ahia, Truth, mi metti sull'allerta. Sento odore di concetto zen! ;)

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  4. Grazie per aver sdoganato la parola multitasking.

    Hai dato un'anima e un senso a un incubo quotidiano.

    Nelle multinazionali, essere multitasking vuol dire sopravvivevere, andare sempre piu veloce, fare 10 cose insieme nel tempo in cui faresti fatica a farne una, quindi farle tutte male.

    Qui tu (con l'altro Lorenzo) parli di multitasking come apertura del cervello, come contaminazione e scambio, come 1+1=3. Come fare una sola cosa, ma farla bene, insieme ad altri, nel tempo debito. Sorridendo, stupendosi, imparando.


    Grosrat

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  5. Felice di averti innaffiato un concetto, Grosrat. Mi sembri in un momento in cui ti capita spesso, e in modo assai fecondo.


    Per fortuna, spero per te, non hai sentito Ferrara stasera. Si parlava di scuola a patire della lettera degli studenti catanesi: "Intorno a noi, il vuoto". Immaginati il "pieno" suggerito dall'elefantino. Uno sbrodolamento di luoghi comuni, e l'identità che non c'è più, e l'appartenenza e la patria, i valori. Cacchio, i valori perduti. La religione, la tradizione. Insomma, l'autorità. Concetto tuonato più volte. Volete che non filmino coi telefoni? Vietate! Impedite! Controllate! Pugno di ferro!


    A Ferra', l'autorità senza autorevolezza è un nulla che ringhia. E autorevolezza, oggi, è sicuramente un concetto "multitasking".


    Riflesso condizionato, anti-Goebbels: quando sento parlare di pistole, la mano mi corre alla cultura.


    ;)

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  6. "A paRtire", of course!

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  7. era silicio, senza se e senza ma, prova ad immaginare cosa sia una frustata di silicio, dai che ci arrivi, senza fretta

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  8. quello di prima sono io inspiegabilmente slogato , è un periodo di grossa crisi e grosse slogature. sorrido

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  9. Sei il Turigliatto del silicio. Il cilicio più che altro s'indossa, ma va bene anche il silicone, lo indossano in tante.

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  10. l'africa (nera) dopo colonizzazione e schiavitù, cristianesimo, bipolarismo tra USA e URSS, HIV, petroldollari mai visti, analfabetismo e una fame che non basterebbero 20 live aid (e siccome li fanno ogni 10 anni...) per sfamarla, non ha mai perso la speranza e io nemmeno.penso che Tupac direbbe "yo, keep your head up niggas", Jimi molto probabilmente suonerebbe la sua strat fino a farla sanguinare e Bob....oh Bob: one love one heart let get together and fell allright...

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  11. ho scritto fell:ops! noto che la canzone ora ha significato davvero contorto

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  12. Un lapsus freudiano, Nicolas. Putroppo, il verbo suona realistico.


    Benvenuto!


    Mi aspetto grandi cose da te, altrochè Mandela!

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