Diritto di respirare

Ieri, sull'autobus, c'era corrente e volevo chiudere un finestrino. Un tizio ha ringhiato. "La gente ha il diritto di respirare, non c'è solo vostro figlio!". Ne è nato un alterco sgradevole. Poi ho notato che il tizio parlava da solo, probabilmente una persona malata, sofferente. Siamo stati la miccia, ha proiettato su di noi il senso della sua giornata. Mi ha lasciato una sensazione di vulnerabilità, di vuoto. La stessa di cui parla Lorenzo Jovanotti a proposito degli spettacoli di Beppe Grillo, da cui si esce svuotati, non carichi. Come "le Jene", "Striscia". Certa indignazione svuota, anziché riempire. Sensazione gelida. Come i saldi, le vetrine degli outlet, i viaggi esotici. Solitudine al botulino, folla compressa. Spot che vendono suonerie con gli animaletti carini a utenti che non hanno mai visto animaletti veri, che s'inteneriscono senza avere grammatica degli affetti. Giganteschi Hummer incastrati tra i vicoli. La generale caduta del pudore: tutto si privatizza e nel contempo si perde dimensione privata. Un progetto incredibile: renderci tutt'uno, pronti a scambiarci messaggi e intimità a valanga: un prodotto, modulare e interscambiabile. Un gigantesco Hummer chiuso in un vicolo. Galimberti scrive dell'ospite inquietante che alberga nei ragazzi. Il nihil, il vuoto, il paranoid park. Come potrebbe essere altrimenti? Si vive nel liquido, dice qualcun altro, ma senza branchie. In apnea. Giorgio Ruffolo, in questi giorni, ha fissato su Repubblica parole lucide. Riguardano il capitalismo, l'equità, il progettare futuro. Quest'economia soverchiante, ansiogena, che vortica su se stessa. Con le sue nuove presenze - la rete, i soggetti dell'oggi - e la sua drammatica nuova mancanza: madama felicità.
Io, umilmente, non ho tanta voglia di cadere vittima di 'sta roba. Se c'è il dàimon ci dev'essere anche l'eu-daimon (il demone buono, Geppo il diavoletto). La crisi, forse, è il rimedio. Ieri, a messa, tutti si stringevano la mano cantando, coi bambini che disegnavano coricati sotto gli altari. La chiesa straboccava, informale e spontanea, ben guidata. Ci sono andato non per mia scelta, causa benedizione bimbi, ma non mi vanto di questo. Sono attirato dalla gioia naif e gospel di una comunità che mi è estranea in tutto se non nel fatto di essere comunità. Mani che si cercano, baci al simulacro del bambino, carne, canto. De André, dopo la tragica esperienza sull'Hotel Supramonte affermò: «Ho sempre detto che Dio è un invenzione dell'uomo. E tuttavia con il sequestro qualcosa si è mosso: non che abbia cambiato idea, ma è certo che bestemmiare oggi come minimo mi imbarazza».

Siamo sequestrati, mettiamola così. Imbarazzarsi dopo il sequestro, sarebbe già una conquista, alla ricerca di una
nuova comunità.
Basta pessimismo. Alla fine, poi, ci sono questi otto dentini che scendono dall'autobus, la camminata goffa verso la fontana. E, di sera, dovete vedere l'effetto che fa John Lee Hooker vicino a un fasciatoio.

Qualcosa si muove. Quel finestrino alla fine è rimasto aperto, e noi ci siamo stretti intorno al bambino per proteggerlo. Il nostro Hummer, chiuso in un vicolo aperto.

Proposta di legge: un John Lee Hooker vicino ad ogni fasciatoio!




Debra Goertz, "Rush"
Roland Becerra




Commenti

  1. E' che l'indignazione dovrebbe portare ad un "porca paletta! ma noi possiamo cambiare le cose" e non ad un "che schifo di mondo".

    Ecco... io conto che prima o poi saremo sempre più quelli che passeranno dal "che schifo" al "cambiamo!". (io per ora oscillo in balìa dello stato d'animo, mannaggia!)

    Dicono che in Italia, seppur di poco, nascono più bambini rispetto al passato. E non è solo per merito dell'immigrazione massiccia che sforna bebè.

    La storia ci ricorda che quanto più c'è crisi, tanto più si fanno figli.

    Perchè sono loro il futuro. Sono loro la speranza. Paradossale? Ti leggo e... direi proprio di no.

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  2. Ciao, mi sa che ci conosciamo: ero anch'io al Liceo Melchiorre Gioia.

    Buona giornata!

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  3. Non so se fosse sofferente, il tizio, di sicuro non è liquido, bensì essiccato, perché una volta i diritti dei bimbi (e dei vecchietti, pure) erano - almeno come patina superficiale, diciamo - primari rispetto agli altri, ora decisamente siamo allo stato brado.

    E liquido, come concetto di analisi sociale, mi piace sempre meno, di questi tempi. Quasi quasi direi più società evaporata, non liquida.


    «Proposta di legge: un John Lee Hooker vicino ad ogni fasciatoio!»

    Ci sto, parti con la raccolta delle firme, vado a procacciar qualche lobby adeguata :D

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  4. E' vero, Rugiada. Poi ci si rende conto di tante cose. Quando senti lo spot alzarsi di volume rispetto al film, quando vedi nei negozi di giocattoli in "kit della perfetta casalinga", vedi gli adolescenti schiacciati in questa fase di passaggio che dialoga così poco con loro, e leggi che dilaga la depressione infantile, il "cambiamo" diventa impellente. Ti vien voglia di stracciare tutto e riconcepirlo. Ci vorrebbe una "carta dei diritti dei bambini", altroché attaccare la 194. Una rivoluzione culturale che lavori sulla responsabilità degli individui, recuperando un degno concetto di comunità umana. Anziché questo basso impero consumistico, con tutti 'sti pater familias dall'Edipo irrisolto che vorrebbero spiegarci cosa dobbiamo fare.


    Ghidara, che sorpresa! Non so se ci siamo conosciuti. Il Gioia ha prodotto gente di fantasy, vedo. Sarai mica di quelle che si addormentano pensando a Daitarn?


    Sì, Todomodo, era sofferente. L'ho capito dopo il battibecco. Somigliava a Verdone quando fa il ciccione barbuto e gli occhiali a fondo di bottiglia, anzi a quello del panettone Bistefani. Borbottava come Muttley, si è messo a recitare la parte del super-premuroso con tutti gli altri passeggeri, sfidandomi con lo sguardo, come a dire: "Visto, io sono servizievole e gentile, ma noi siamo in guerra!".

    "Evaporati" è un bel concetto. Si chiamano così anche i clochard di Tokyo, per lo più ex-manager vittime di fallimenti o crack finanziari, protagonisti di un processo di autoesclusione. Un harakiri sociale!

    (ora controllo se per caso la Bistefani è fallita) ;)

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  5. Ciao Lorenz, mi capita spesso di incrociare questi sguardi incattiviti, perennemente in difesa. Spesso si sorprendono alla minima gentilezza altrui. Signore di mezz'età che non riescono nemmeno a mormorare un 'grazie' quando, chessò, le raccogli un guanto sfuggito in terra. Devono avere l'Hummer parcheggiato in doppia fila!

    Vado a caricare un gospel nell iPod.

    Zigozago

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  6. Ebbene sì, Daitarn è il robot dei miei sogni.

    Io mi ricordo bene di te, cantavi in un gruppo (di cui non ricordo il nome... sorry). Ero nel corso A, nell'anno di Paola De Micheli - che non si dimentica!-

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  7. Grazie, zigozago, un buon modo per correggere lo scrupoloso screenwriter, troppo influenzato da Spillane. "Hummer", non "Hammer". Però, dipende dai periodi, dai. Qualdo uno ti falcia con lo sguardo, basta aggiungere un bel martello. ;)


    Si chiamavano DAZED, Ghidara! Se vuoi fare un tuffo nella memoria, qualche post più sotto... Questo incontro con te, bimamma piena di vissuto, m'intenerisce e mi fa riflettere su un punto. Internet ci proietta di più nel futuro o nel passato?

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  8. Ciao!

    La tua è una bella domanda. Sono approdata in rete in un periodo in cui dovevo capire che cosa volevo fare nella vita, e da come sono andate le cose credo di somigliare più alla ragazzina che ho lasciato al liceo che alla signorina in camice che girava per l'università.

    Il libro che sta per uscire infatti è nato tanto tempo fa, l'ambientazione era quella di alcune storie che avevo scritto negli anni in cui ascoltavo Rick Astley.

    E ho ricominciato a vestirmi di nero, con grande soddisfazione.

    Ora ascolto Rick solo quando faccio le pulizie, il pop anni '80 è ottimo come sottofondo all'aspirapolvere. E ai miei figli piacciono i Queen.

    La vita va sempre avanti, ma le strade, a volte, sembrano quelle già percorse.

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  9. Immaginavo la tua risposta, Ghidara.

    A vedere i blog, a volte, 'sta luce, sembra più uno specchio ombelicale che una finestra sul mondo.


    Speriamo nella "Q" generation!


    P.s. Ma Rick Astley era il rossino con le orecchie a sventola che ballava scuotendo le spalle? "Never gonna e qualcosa up, never gonna qualcos'altro"--- Cosa c'entra col dark-style?

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  10. Il nostro Hummer, chiuso in un vicolo aperto


    leggerti è ossigeno che allontana il pericolo dell'apnea


    un saluto :)

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  11. Rick Astley era... è lui, quello con la giacca imbottita sulle spalle e la vociona da tenore.

    Col dark non c'entra nulla, ma la mia unica coerenza è nell'incoerenza.

    Per lo stesso motivo se ascolto musica new age rilassante i miei figli diventano nervosi e se li martello con il rock si calmano. Le mele non cascano lontano dalla pianta...

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  12. scusa l'intrusione, a quest'ora poi

    :)

    ma passavo grazie a Yzma e ... devo dire che ne è proprio valsa la pena


    che viaggio leggere sto post, ripasserò, posso?


    notte


    missT

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  13. gran bell'articolo ciao

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  14. Yzma, per fortuna, respiri ben altro ossigeno. A proposito, com'è la mostra "America", a Brescia? Non voglio perderla.


    Ghidara. Mi hai fatto ricordare che Astley lo imitavo in classe, per ridere. Perchè faceva ridere, ne converrai. Il pupo oggi era nervosetto, proverò con gli Slipknot! (scrivi dialoghi freschi e ben ritmati, si vede che vieni da una buona scuola ;)


    Miss T, bienvenue! Non devi certo chiedere permesso.


    Grazie, anonimo/a. Avrei scritto anche "mille" se non fossi anonimo/a. ;)

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  15. Stamattina la pc comincio presto, come la signora Luisa.

    Guarda che ho pescato: http://it.youtube.com/watch?v=onrzgB_-0sM&feature=related

    Bisogna guardarlo senza audio, per ottenere l'effetto migliore.

    Grazie per il complimento, effettivamente ho avuto una buona scuola, anche se a onor del vero nell'ultimo anno ho dovuto in pratica imparare daccapo a scrivere, perchè ho scoperto con sommo disappunto che il mio stile era improntato sulla Austin e, chissà come mai, non andava più di moda.

    Strana la vita: un tempo studiavo Alfieri, oggi studio Altieri.


    La cosa migliore per calmare i figli è Winnie the Pooh, un concentrato di buoni sentimenti e pupazzetti felici.

    E mi raccomando, evitare i pokemon, perchè poi i bambini ti lanciano addosso palline gridando "gotta catch'am all!".

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