Prono cinematografico.

Venerdì di Repubblica. Intervista di Paolo Sorrentino ai Fratelli Coen. «Finalmente», mi dico, «ce la possiamo giocare alla pari, in un bel dialogo tra professionisti, da cui imparare». Leggo. Pietoso. Sorrentino come un fanzinaro qualsiasi al cospetto di mostri sacri, da cui non carpisce nulla perché si fa zerbino. Il segreto del talento, qual è il vostro (tra i vostri stessi) film preferito, non esiste il film perfetto, e tutte quelle cagate, in stile Fabio Fazio. Non ha capito che poteva sedersi lì e parlare di Fellini, Kubrick, Freda, Hawks, Scerbanenco, McCarthy, della Terra dei Fuochi, di Detroit svenduta o di chi o di cosa voleva lui. Di cosa siamo stati, siamo e di cosa diventeremo, anche attraverso lo sguardo del cinema. Perché 'sto birignao italico, tutto moine e undestatment è insopportabile. Un macigno. Non ci sarà mai ripresa culturale, se gli operatori del settore si sentono sempre in prestito, di passaggio, senza bagagli da portare.

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