Un lustro, lustrini e "I love You"

New York è un genere letterario, un punto di vista.
O’Henry, Henry Miller, Henry Gray, Ira Levine, Chester Himes, Ed McBain, Lawrence Block, Paul Auster e mille altri. C’è un assonanza, se li metti in fila. Ognuno col suo colore, scrive dalla sua finestra. Tutti a raccontare qualcosa di strano, impalpabile. Più di un posto, un luogo. Più di un luogo, un corpo. Il corpo-luogo della modernità. Dove ogni individuo almeno una volta si fa città, corpo collettivo, per poi tornare individuo, sinolo. E, in mezzo, la sua equazione: economica, matematica, esistenziale. Come ovunque, si potrebbe dire. No, è la risposta. Altro dato, comune a chi ha visto e raccontato NY. Quello è il simulacro creato
l’occidente per esorcizzare la morte. Non con l’euforia fine a sé stessa, ma con una soave strategia. La solitudine si vive insieme. Il senso si disperde in mille sensi, per poi tornare uno, sinolo. Città. Compresi i quarantacinque proiettili nel corpo di un haitiano, i palazzi abbattuti da Giuliani, i poveri dislocati a seconda della bisogna. C’è sempre quell’angolo di luce che scorre, i nervi elettronici, il polmone alberato. Un erotismo che parte da recettori verticali, per poi diffondersi a raggiera. Ché, sì, topograficamente è la struttura dei cimiteri. Un cimitero senza salme, dove organizzare qualcosa di trendy sulle tombe. Messaimpiega, messa in piedi e Lou Reed. Se la vita è effimera, l’effimero si fa vita.
Come in Sex&the city. La ninfo-glamour Samantha fatica ad accettare l’idea che la madre di Amanda – sua amica del cuore – sia morta. Che si parli d’altro: il trucco, il ricevimento, la sfilata, il cocktail. Qualcos'altro ci deve pur essere, al funerale non vado. Anche Amanda fatica ad accettarlo. Mamma non c’è più. Alla fine, Samantha va al funerale. Le due amiche si guardano da lontano. Si sussurrano un “I love you”, labiale. Per poi piangere, liberandosi. Capendosi alla perfezione, nel gioco di specchi della loro città interiore.

Chiunque sia stato, ecco cos’è successo cinque anni fa.
Hanno insuflato il peccato originale, laddove ce n’era una fotocopia sbiadita. Tatuandolo sul braccio d'una femmina che viene da lontano. Quest’anno mi premeva ragionarci in questo modo.
Perché aver bacato la mela significa volerci far marcire tutti. E farci cambiare punto di vista.
Fanculo, a chiunque ci stia provando.

Un brindisi a Samantha!







Michael Chapman, "Three Men Talking"
Guy Johnson, "Untitled 1981"
foto mie



Commenti

  1. La mela era bacata da sempre... è il frutto del popolo di Hamburger Hill... che manda a morire migliaia dei "propri" senza ritegno... per far credere agli altri che comunque non vogliono sapere..

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  2. Mhm... Vietnam/New York non è un binomio che mi viene così spontaneo. Mi vien da pensare a Wharol, alla Factory a Keith Haring e ai Black Panthers, al Moma, Billy Wilder, Woody Allen, Scorsese e Spike Lee.

    Insomma, un posto in cui si tende/va a dare una svegliata a quelli che non vogliono sapere.


    Se invece risaliamo alle origini di "Mahattan", da dove viene quel nome e quanto è stata pagata all'atto della compravendita, allora ti seguo.


    ;)

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  3. Che la vita ed il destino di interi popoli sia in mano a pochi potenti che ci muovono come pedine su una scacchiera, ce lo insegna da sempre la storia.

    Certe verità a volte sono così lampanti, ma così dannatamente assurde e raccapriccianti, che si finisce proprio col cambiare discorso e pensare alle sfilate e ai cocktail, come fa Amanda.

    E' così assurdo pensare e credere che ciò che è successo 5 anni fa, sia "solo" il frutto di qualche kamikaze invasato e ben organizzato.

    E' così assurdo pensare e credere che la guerra in Iraq fosse "solo" un doveroso atto per scoprire e debellare armi di distruzione di massa.

    Già, fanculo a chi vuole che anch'io faccia parte della mela marcia.

    Fanculo a chi vuol farmi credere ai buoni propositi ed alle false verità del caro presidente Bush.

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  4. E allora sì, seguimi;-) Hai notato che pensando a NYC non riesci ad andare molto indietro nel tempo? Prova...

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  5. Peccato che il pubblico di massa non sia probabilmente riuscito ad ascoltare Giulietto Chiesa ospite di matrix, in onda oltre la mezzanotte.

    L'unica trsmissione, onore a Mentana, che ha dato ampio spazio a chi sostiene una tesi diversa da quella spacciata dal governo americano.

    Una tesi diversa, opposta, ma molto documentata e piena di prove sconcertanti.

    L'alibi o meglio la giustificazione per le guerre, (si diceva una volta "imperialiste") di domani che poi sono quelle di oggi.

    Nel mezzo di tutto questo casino mondiale, resta New York, la città del tutto e del contrario di tutto, quella più americana e quella meno americana, quelle delle infinite contraddizioni specchio di una nazione dalle infinite contraddizioni.

    La benedetta New York di migliaia di italiani che vi hanno cercato fortuna, la maledetta New York del mio bisnonno che dopo 20 giorni di navigazione e 8 anni di oppressione se ne tornò con la coda fra le gambe in un paesino delle colline piacentine, raccontando comunque di un luogo incredibile.

    Si dice che tutte le città hanno un'anima. Quella di New York, nonostante tutto, è sempre li costante nel tempo nonostante tutto quello che gli è cascato addosso.


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  6. ciò che non dovrebbere essere vero non lo è

    :(

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  7. Bado, Yzma. Anch'io ho visto la seconda parte di Mentana, ieri. Confesso un po' di incredulità. Non credo alla tesi ufficiale e faccio una grandissima fatica a digerire le tesi "complottistiche". Anche perchè ho capito il gioco. Si da spazio a tutto, parla chiunque, anche un fascistello che vede complotti israeliti ovunque, in modo che il dibattito resti tecnicistico, avviluppato su particolari assurdi. Sbuffi dalla finestre del WTC, black-out dei giorni prima con furgoni di ebrei che minano i grattacieli...


    Credo che la verità stia nel mezzo, ovvero nel punto "politico" di quello che è accaduto. Si parla poco di quel documento dei Neocon che già anni prima teorizzavano la necessità di "una nuova Pearl Harbor" come punto d'inizio di un "nuovo secolo americano".


    Con il movimento new-global che imperversava, un presidente mezzo delegittimato, eletto dalla corte suprema grazie a un pastrocchio organizzato dal fratello governatore, fischiato dalla folla quando sfilava in auto... Insomma, grandissima empasse, anche economica. Il "new american century" aveva davvero bisogno di una scarica di adrenalina.

    Il complottista ritiene che tutto sia stato organizzato, vite per vite, bullone per bullone. Io ritengo che non era necessario organizzare tutto. Bastava stimolare, supervisionare, lasciar fare.


    Io ho in testa due date del 2001.


    Genova, 20 luglio

    New York, 11 settembre


    Parecchia adrenalina, sì.

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  8. biancac, non ho propriamente capito cosa intendi.

    Atterrato in una NY sommersa dalla neve, non ho potuto fare a meno di pensare alla struggente sigla di "Hill Street, giorno e notte".

    In alcuni sottopassaggi, rivedevo gli inseguimenti de "Il braccio violento della legge" (anche se era ambientato a Chicago!). I grattacieli mi hanno ricordato anche Buster Keaton, e le comiche mute spesso ambientate nei cantieri di costruzione. Tiffany e Audrey Hepburn, King Kong e l'Empire. Il jazz a Soho. Avevo appena ultimato una storia di fantascienza che finiva davanti alla Trinity Church. Vederla dal vivo mi ha lasciato senza parole. Insomma, non c'è un angolo in cui non ci si specchi.


    Se uno vuole, chiaramente.

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  9. Tutto quello che citi sono immagini cinematografiche, o se vuoi artistiche in genere. Sicuramente "sbarcando" a NYC si rievocano queste immagini, ma ci sono anche quelle del Museo di Ellis Island, per esempio, un po' meno "romantiche"... Hai citato l'acquisto dell'isola... 1600, giusto? Qui le immagini andrebbero "immaginate"... Cmq, è evidente che non riesco ad spiegare quel che vorrei esprimere ;-). Forse il punto è che, avendoci vissuto per un po', ho la mia personale immagine di NY... Buona giornata!

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  10. Biancac.

    Ti citavo suggestioni filmiche per dire che, comunque, è una città che ti fa andare e venire, avanti e indietro nel tempo. Della tua vita e della tua immaginazione. E' la città della modernità. Nel bene e nel male, per come si presenta, per quello che si muove dentro.


    Ellis Island è la cosa che mi ha emozionato di più in assoluto di quel viaggio, e ho preferito saltare la visita alla statua della Libertà per stare lì e cercare di capire.


    C'erano pochissimi turisti europei o di altri continenti, molte famiglie americane. In silenzio, a indicare ai figli cartine, provenienze, cognomi. Immigrazione. L'unica storia possibile, l'unico senso collettivo di un popolo senza monumenti e vestigia.


    Se la tua tesi è che questa storia è stata dura e sanguinaria, hai ragione.


    Se la tue tesi è che è stata solo questo, e che questo mette in ombra tutto il resto, ti seguo meno.


    In effetti, faccio fatica a capire dove vuoi parare. Sei troppo allusiva o elusiva. Qual è il tuo segno zodiacale?


    ;)

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  11. Anche di Pearl Harbour qualcuno ha detto che gli americani sapevano in anticipo che ci sarebbe stato un attacco e che preferirono lasciar fare per avere un pretesto per entrare in guerra. Non so. Quello che so è che prima della seconda guerra mondiale gli Usa hanno attraversato la peggior crisi economica della loro storia. Dopo, grazie anche alla ricostruzione in Europa, si sono risollevati. Forse non c'è nessun complotto nella tragedia dell'11 settembre ma sicuramente c'è del malsano opportunismo.

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  12. Ecco... sia allusiva che elusiva, mi sa.. Toro con ascendente Ariete... No, la mia tesi non vuole in mettere in ombra nulla, ma semplicemente considerare tutto e da dove questo tutto proviene. Un po' come dire che quella è stata la strada e quella sarà... La velocità, l'importanza dell'attimo, la modernità, come la chiami tu, deve per forza di cose "calpestare"...

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  13. Radiofax, ho appena finito un interessante libro di economia con un capitolo da brividi. Altrochè Jeffrey Deaver. So che fremete, relazionerò.

    ;)


    Biancac. Toro ascendente ariete? Mi è tutto chiaro.

    Anche il tuo pensiero di fondo, ora. Che da marxiano impenitente condivido, ovvio.

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  14. Caspita, Lorenzo, se avessi saputo che era sufficiente farti un sunto del mio quadro astrale perché tu capissi tutto di me e del mio pensiero...;-)

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  15. del quadro astrale si salva solo la cornice, ovvio.

    ;)

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