Verrà, e avrà i tuoi occhi…

Strano un capodanno così. Nel tripudio di vita, di un facciotto che esplode di latte, dover pensare alla morte. Sentirla nella nebbia. Sentirla nel vino, nel pandoro, in un conto alla rovescia che ne sottende un altro. Curioso contrappasso, come a doverla pagare quella gioia. Ci mette a dura prova 'sta vita, quando arriva al dunque. Ma la nera signora arrivava anche da fuori, da lontano, al di là della nebbia privata. Dagli occhi di Piergiorgio Welby, la sua scelta, incartata nella banalità del vaniloquio italico. Venduta per quella che non è. Umiliata da un apparato dogmatico sordo, cocciuto. Occhi intelligenti, i suoi. Intelligere. Legare insieme. Gli occhi di Saddam. Dignitosi, fieri, imponenti. “Che cosa non mi piace della morte? Forse l’ora.”, dice Woody Allen. Quell'altro, a quell'ora, dormiva nel ranch. Avrei voluto vederli gli occhietti del ranchero, alle prese con la fine, con un cappio al collo.
Dall'Iraq si chiama in causa Piazzale Loreto. Poi, quel giorno di diciassette anni fa di cui ricordo i brividi lungo la schiena. Il dittatore rumeno con la faccia da contadino spaventato, in un lago di sangue insieme alla moglie.
Il regicidio, gli occhi del dittatore, la pena capitale, le parole di Sofri oggi su Repubblica. Il fil rouge, la dama dai guanti rouge, che bussa alla porta. Bussa sempre. Porte pubbliche, private.

Ieri sono riuscito a vedermi un TG4, e le cronache mondane dalle feste Vip. Sono palloso, e mi è venuto in mente Pascal.
“La sola cosa che ci consola dalle nostre miserie è il divertimento, e tuttavia è la più grande delle nostre miserie, perchè è soprattutto esso che ci impedisce di pensare a noi stessi, e che, insensibilmente, fa sì che ci perdiamo. Senza il divertimento, saremmo nella noia, e questa noia ci spingerebbe a cercare un mezzo più sicuro per uscirne. Ma la distrazione ci diverte, e ci fa arrivare insensibilmente alla morte.”

Con un piccolo respiro di sollievo, stasera brindo alla nera signora. Un modo come un altro per incominciare un altro anno.
Sono un progressista, valorizzo
la parte laterale sinistra della corteccia, il precuneo sinistro e la parte posteriore destra del cervelletto.
E per fortuna non mi annoio mai, mai.

Alla tua, morte.



Lou Marchetti, "Augusta the second" (1968)


Commenti

  1. Io credo che il grosso merito di Welby, da pochi evidenziato, sia stato quello di mettere al centro del dibattito italiano, il piccolo problema della morte.

    Unica cosa certa della vita.

    Nella società occidentale questo tema è fuori da ogni considerazione, nemmeno la Chiesa che nella sua Teologia considera la morte solo un passaggio per l'aldilà, è riuscita a cogliere l'occasione data da Welby per trattare questo argomento nel modo che merita.

    Attorcigliati dietro aridi dogmi, che sconfessano lo stesso fondatore del Cristianesimo, hanno anche loro fatto parte del circo che vuole tenere fuori la morte dalla nostra società, dai nostri pensieri, da tutto.

    Considerare la morte parte della vita vuol dire anche gustarsi meglio la vita stessa, coglierne le piccole meraviglie quotidiane che ci regala.

    Vedere negli occhi di un figlio che nasce che tutto ha un senso.

    E vedere anche negli occhi di un uomo che muore il senso profondo di vivere.



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  2. Perfino Pinochet i suoi funerali li ha avuti...

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  3. Ecco... Dopo 2 commenti così non dovrebbe esserci nient'altro da aggiungere...

    Devo ancora recuperare le energie dopo la cena a cui sono stata invitata qualche sera fa dove, tra taragna e vino, gli ospiti "d'onore" erano 2 anziani ed illustri (bigotti!) salesiani e dove, ovviamente e masochisticamente, non ho potuto fare a meno di tirar fuori l'argomento Welby e Saddam...

    Rimasta come sempre basita e sgomenta per le risposte che mi sono sentita dare...

    E poi si chiedono perchè la gente si allontana sempre più dalla Chiesa!

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  4. Curioso questo atteggiamento strabico. Da un lato la morte viene rimossa in ogni modo. Il meccanismo psicologico del consumo, non prevede aspetti tragici. Ed ecco che la signora sgorga dai telegiornali, dai siti, dalle riviste. Suggerita in potenza dalla slapstick comedy di Paperissima. Sbirciata dalla traumatologia Real Tv. Condita a dovere. Volgare, violentata. Un fiume che tracima piano, controllato e violento. Saddam.


    Dal tabù nasce sempre pornografia.

    Ridateci l'eros della morte, in senso filosofico, s'intende. Forse è questo il grido di Welby. Eros-thanatos. Ridateci il rispetto, la dignità. Ne abbiamo un bisogno intimo, privato. Perchè quando si soffre ci si accoccola sul divano in silenzio. E il tam-tam della giungla non ci consola più. Proprio più.

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  5. Io, pensosamente, non lo condivido.


    Sottende un'etica che invece di essere fonte interna si trasforma in diga, argine. Che ha paura della paura. Che riconosce i problemi ma si rifiuta di normarli, nel timore di uscirne sconfitta.


    Come per l'aborto, la ricerca staminale, il matrimonio e mille altre sfide etiche.

    La certezza filosofica volta alla rimozione pratica.

    L'eutanasia c'è, ma deve restare sepolta. Perchè l'impalcatura generale tenga. Come se esistessero due livelli. Quello "istituzionale" che deve seguire il suo corso e quello sommerso, valutato come effetto collaterale, danno calcolato. E due livelli di morte, quindi.

    Quello ufficiale e quello clandestino.

    Non viene contemplata la possibilità che normando per legge ciò che avviene clandestinamente, tutto arrivi a un controllo etico meglio definito. Che tutto vada per il meglio. Che "agenzie etiche" come la Chiesa abbiano la possibilità di operare meglio, alla luce del sole.


    No. Per Marazziti l'umanità è un fiume privo di senso in sè. E l'unico senso è l'argine.


    Esiste anche il suicidio, suggerisce.


    Se la fede si riduce a questo, alla non-legge, all'astensione, a non raccogliere le sfide, è finita. In questa visione non sento nessuna missione pastorale, nessuna utopia del convincimento. Solo un'idea del mondo animato da anime perse, incapaci di trovare la strada, che peccano di ùbris credendosi Dio e che vanno fermate.


    In qualche misura anche Welby viene ascritto alla categoria "ubristos". Dopo quarant'anni di sofferenza si è arrogato il diritto di scegliere cosa per lui volesse dire inferno e cosa paradiso.

    Gli amici di Marazziti, quelli col sondino, declinano la cosa in altro modo, con altro piglio? Ben vengano.


    Welby-Tebe-eugenetica nazista. E poi si dovrebbe stare attenti a come si usano le parole?


    C'è paura in questo modo di ragionare, sconfitta. Nessun futuro. Per fortuna.


    Oggi guardavo il mare, e la morte aleggia intorno a me. Piangevo.

    Non trovo Dio, Erika. Vuol dire che non trovo il senso, che la vita non mi appartiene?


    Vuoi dirmi questo?

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  6. Intasa pure quanto credi, Erika. E' un grande intasamento, ce ne fossero!


    No, non credo di aver letto da prevenuto l'articolo di Marazziti, non credo di avergli attribuito un giudizio a posteriori. Credo proprio che lui abbia usato il solito "giudizio a priori", purtroppo. Lo stesso dell'aborto. Perdonami ma arrivo al dunque. Inutile sottolineare quello che ci unisce, in termini di sensibilità e di valorizzazione della pienezza umana. Sul tema dell' "attaccare la spina" invece di staccarla, sottoscrivo ogni virgola. Ma è un altro il territorio di questo dibattito.

    Marazziti, e tu di riflesso, incappate nel solito schema. Pensate che qualcuno voglia sancire che morire sia un bene (cito testualmente).

    E' falso.

    Così come nessuno ha mai sancito che l'aborto è un bene. Nessuno ritiene il dibattito semplice e privo di sfumature.

    Il problema è che l'approccio cattolico è talmente pieno di sfumature da mascherare il quid originario. Che sfumature non ne ha. Ed è un sacrosanto concetto filosofico che tu/voi sentite fino in fondo. La vita non ci appartiene.

    Inutile tergiversare, parlare di malasanità, di assenza di pietas nel mondo. E' questo il punto. Però, nel nome di questo punto, commettete una forzatura. Non accettate la visione di chi dice: nossignori, il mio desiderio può diventare diritto. Perchè io non ho la vostra stessa concezione ontologica, etica, valoriale. E voi non potete dire che, siccome non ho la vostra, non ne ho in assoluto. E Tebe e il Taigeto e l'eugenetica e simili immani (perdonami) cazzate. Certo, "diritto a morire" sulla base di ferree precondizioni, normate e condivise socialmente. E la sfida ce la dovremmo giocare lì dentro, sui contenuti.

    Se uno ridotto allo stato vegetativo ritiene che la sua sia una non-vita, e l'ha lasciato scritto ben chiaro, e la sua condizione viena analizzata da fior di terapeuti, e la decisione ultima resta nelle mani della persona che lui ha voluto delegare. Ebbene, questo è un territorio talmente garantito e pieno di logica, di vita, di consapevolezza da essere percorribile da una legge. O no?

    Ripeto. Vorreste sancire il diritto di non avere il diritto. Non so se sono stato chiaro, ma questa la vedo come una vostra rinuncia.

    Impedirmi la ricerca embrionale, l'aborto come drammatica scelta, forme alternative di convivenza significa rinunciare a convincermi. E la fine della "parola di Dio". La parola diventa legge, anzi non-legge. Il divieto. Quello sì che è un modo per non farmi affrontare le mie responsabilità.

    Come con i pacs.

    Metterebbero in crisi il matrimonio, si dice. Invece, impedirli renderebbe virtuoso l'istituto matrimoniale? Anche lì mi si dice, se allargo i diritti annacquo i doveri etici della coppia.

    Senza pensare al mondo, alla sua complessità attuale. Non governabile da sistemi codificati e inossidabili. Così, tutto tracima senza controllo.

    Non sottovalutateci. Sono convinto che se introducessimo i pacs e le unioni civili per i gay, la famiglia "tradizionale" sposata in Cristo, ne uscirebbe rafforzata. Più consapevole nelle scelte di fondo, più valorizzata, più solida. Così come l'intruduzione della 194 ha ridotto a un decimo gli aborti.


    Non sottovalutateci. Sono sicuro che se legessi il mio statuto del diritto a morire, mi atteccherei ancora di più al mio dovere di vivere.


    Non sono onnipotente e capisco poco del mistero della vita. Ma voglio vivermela a mio modo, senza onnipotenze altrui.


    Bacio.

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  7. Al numero otto non si può rispondere.


    Perchè c'è dentro una persona a cui voglio bene e tanti giri nella nebbia tenedosi a braccetto. E il senso ultimo, un ritrovarsi che non si può svilire a parole.

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  8. Ecco cos'ha ottenuto la chiesa coi suoi no: che si dica 'voi cattolici'! :)

    E poi non si può legare tutto: io sono favorevole ai pacs! e non capisco come uno stato laico debba subire continue ingerenze confessionali. Sono favorevole perchè è una questione di civiltà, e perchè non esistono solo le unioni gay, per star sempre a guardare quello: ci sono anziani che vivono insieme perchè non ce la fanno con la pensione, amici che non si sposano ma convivono per farsi compagnia...

    Tutto questo non può restare senza diritti. Nè chi non si è voluto sposare in chiesa o in comune. Mbé? Ma nenche gli omosessuali. Ma li' la chiesa deve dire un altra cosa, oltre che il suo no, che basta dirlo una volta, non c'è motivo di sentirlo a ogni telegiornale. Deve dire altre cose. quelle che sa dire quando si guarda dentro e vuole più bene al mondo.

    Comunque 'noi' cattolici non siamo tutti uguali, certo mi riconosco più nella chiesa che nei radicali se devo scegliere! C'è più spazio per la diversità... Prima di parlare di cosa vuol dire la legge sull'eutanasia, o almeno per farla meglio, vediamo che succede in Olanda. Perchè spostare i paletti un po più in là vuol dire sempre che poi uno ti chiede di andare avanti... E i vecchi, che poi siamo noi tutti tra qualche anno, sono i primi a rimetterci! E già ci rimettono ora che la legge non c'è, ma di prassi ce ne sono tante.

    E prima affermiamo cosa vuol dire diritto alla vita, per rendere migliore anche la morte. L'accanimento terapeutico ad esempio anche "noi" cattolici siamo contro, no? E soprattutto qualsiasi cosa "noi" cattolici diciamo, poi mi sa che "Dio è più grande del nostro cuore" come c'è scritto nella Bibbia. Basterebbe ricordarsi questo per parlare senza condannare tutti al fuoco eterno!

    L'eugenetica è una cazzata molto meno di quanto pensi, purtroppo.

    E poi mi sono scordata di dirti come finisce la storia: lui si sveglia, e calma la tempesta e dice: Ma perchè gridavate Siamo perduti? anche io sono qui, sulla barca con voi.

    Io comunque ho molta paura di soffrire e di giudicare gli altri che soffrono.

    E qui concludooooooo

    Bacioniiii Erika

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  9. Sul matrimonio sono d'accordo con te, non sarebbe svilito anzi. Infatti. Secondo me il papa se volesse fare davvero un casino dovrebbe dire che peggio dei pacs sono i mariti che vanno con le prostitute (avevo scritto a mignotte, ma poi pareva dispregiativo verso le centinaia di migliaia di vittime dei porci). E lì voglio vedere le corse a confessarsi!!! E quelli che vanno in Thailandia dalle bambine, o coi bambini, devono correre in questura a denunciarsi, altrimenti sono scomunicati per direttissima!Erika

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  10. "Perchè spostare i paletti un po più in là vuol dire sempre che poi uno ti chiede di andare avanti..."

    Ehm, anche Galileo s'era permesso di spost… Aehm, vabbè, dài, evito…

    :)

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  11. scusa vuoi mettere non accettare che la terra gira intorno al sole xchè l'uomo x una concez teologica deve essere al centro, con la questione di quando farla finita con la vita? li i paletti vogliono dire quando eliminare 1 vecchio inutile, o un handicappato grave (peccato che con Comunicazione Facilitata, un tipo di scrittura al computer con gli handicappati, si è scoperto che anche quelli più gravi hanno una vita interiore inimmaginabile, solo impossibile comunicarla all'esterno, e quello è il loro handicap? . Poi già adesso un bambino a 6 mesi di gravidanza se hai un parto prematuro nasce e lo mettono in incubatrice e lo curano e diventa bello come il tuo, a sei mesi se ha un handicap tu puoi farlo fuori quando è già un bambino fatto e quasi finito e poi lo chiami aborto "terapeutico") mmmmmm vabé evito pure io.......

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  12. Erika, nessuno prospetta di staccare la spina a un vecchio inutile o a un handicappato grave.


    Continui a ragionare su questi argomenti in termini di spauracchio.

    Carlo Maria Martini ci ha ragionato in termini molto più articolati, e infatti è stato zittito e censurato (oggi, perfino da Cossiga!).


    Ripeto. Sento un blocco mentale ad affrontare la discussione per quella che è. Un discorso su libero arbitrio, dignità e modi per far uscire un fenomeno dalla clandestinità, normandolo.


    Ti consiglio l'Espresso della settimana scorsa, con un bellissimo reportage di Riccardo Bocca sui preti italiani e i loro ragionamenti nel confessionale.

    E ti consiglio di approfondire meglio il discorso su testamento biologico e proposte in campo sulla materia di cui abbiamo discusso qui.


    Per fare il pignolo fino in fondo, ti accludo due passaggi base della legge 194, perchè non sono sicuro che l'hai mai letta:

    "articolo 4. Per l'interruzione volontaria della gravidanza entro i primi NOVANTA giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico istituito ai sensi dell'articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975 numero 405 , o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia.


    5. Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto(…)".


    Non mi pare una legge-Taigeto paranazista ed eugenetica, diglielo al Marazziti! ;)


    Bacioni laici!

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  13. Accompagno una ragazza straniera incinta incerta e mai visitata in vita sua a fare una visita in un consultorio. Una la vede, ci parla 5 minuti, poi grida a quella della porta accanto: "Carla! Di là c'è un'IVG!" . Spiego alla mia amica su sua richiesta cosa vuol dire, e lei, che non era per niente convinta, se ne va. Le visite le faremo in un posto dove non danno per scontato che se vai lì è x abortire.

    La legge dice 3 mesi, tesoro, lo so anch'io... ma per gli handicappati c'è la deroga a 6 mesi, altrimenti non te lo avrei scritto. Si chiama aborto terapeutico. Io non sono contraria al fatto che sia normato. Ma non è normale abortire a 6 mesi, perchè non è più un aborto, almeno io una volta ho visto un bambino partorito a 5 mesi, nella sua incubatrice un mese dopo, a 6 mesi, e ti assicuro che era piccolo, ma tutto intero, e una delle cose più belle che abbia mai visto. Le leggi sono molto più belle della realtà. Anche quelle sul diritto carcerario in Italia sono bellissime, mi ha detto un'amica che va in carcere da una vita a trovare le trans e studiava il codice di diritto penitenziario, dicendomi Peccato che sono quasi tutte disattese.

    Bacioni molto laici anche da parte mia... Erika

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  14. Quello che tu sottolinei è toccante, Erika. E scottante. Dici che le leggi sono molto più belle della realtà. Ma la reltà sa anche essere molto di più brutta, quando le leggi non ci sono.


    Infatti, oggi, l'eutanasia è un fenomeno clandestino e di massa.


    Decenni fa si abortiva in modo indiscriminato, ancor più di massa, assurdo, incontrollato. Ed era una vera carneficina. Di donne, soprattutto. Ora, i percorsi di consapevolezza ci sono tutti. E quella legge è avanzatissima, all'avanguardia nel mondo. Con articoli sulla prevenzione che sembrano scritti da un vescovo. Se individui punti di crisi in quelli, ebbene è lì che bisogna agire.


    Ecco il senso delle "agenzie etiche" in una società. Purtroppo si possono anche citare casi opposti a quelli evidenziati da te. Ricordo un'inchiesta delle Iene, nei consultori romani, dove medici-obbiettori si rifiutavano di somministrare la "pillola del giorno dopo".


    Un altro modo di "disattendere" le leggi.


    Bacissimi socratici.

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