Troppe cose tutte insieme

È il titolo di un bell'articolo di Walter Kirn, tratto da The Atlantic Monthly (US) e pubblicato su Internazionale. Si parla di danni biologico-cerebrali dovuti al multitasking. La tesi di fondo è raccolta in questo passaggio:

"Ho appena avuto un incidente per cercare di vedere la tua foto".
"Arriverai in tempo per portarmi a cena?".
"Ho rischiato di morire".
"Be', sembra che tu stia bene".
"Sembra".
Non le ho mai perdonato quell'indifferenza. E non ho mai perdonato a me stesso di aver comprato un telefonino con la fotocamera.

Poi ho seguito l'ennesimo reportage televisivo sui ragazzini. Un grido d'allarme che si leva per questo mondo lontano e misterioso, dove bambine di dodici anni gettano via il loro corpo in un gioco di specchi riflettenti. Che parte dalle discoteche del sabato pomeriggio, passa attraverso filmati erotici girati coi videotelefoni dai compagni maschietti che poi le ricattano, e arriva alle webcam nelle loro stanze, a youtube. Dove giocano a fare le star, o le piccole pornostar. Un accenno anche al termitaio dei blog. Qualche giorno fa, l'inquietante inchiesta annuale della società dei pediatri italiani. Alla domanda, "cosa sogni di fare da grande", la prima risposta delle femmine è stata "la velina". La seconda risposta è stata "non so".

Ho solo una certezza a riguardo. Sentire la televisione che lancia questo grido d'allarme
è come sentire un bracconiere lamentarsi per la scomparsa della cince allegra, o un re chiedere un risarcimento per essere scappato dal suo regno.
Lo specchio finale, quello che tutti sognano, è anche quello iniziale, che sta deformando il nostro es, lavorando su un super-io da guinness. La tivù commerciale, con la sua turbo-vita.

Mi viene in mente una bella massima di Cocteau. "Gli specchi dovrebbero riflettere un attimino prima di riflettere le immagini".

I ragazzini a me sono simpatici, la loro causa mi sta a cuore. Odio le banalizzazioni su questo argomento. Ho riflettuto molto su cause, effetti. Qual è il punto di partenza del ragionamento?

Per fortuna mi è venuta in soccorso la bella opera che allego qui sotto, tutta da capire:






illustrazione iniziale di Istvan Banyai
Wes Magyar, "Set In Place"

Commenti

  1. che strano leggerti. il passaggio dal testo all'immagine è stato sorprendente.

    un coup de theatre, davvero.

    complimenti.


    [mad]

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  2. Grazie, Mad.

    Perchè, strano?


    Coup de bande desinée!

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  3. Una mamma è venuta al colloquio bimestrale, le ho detto che sua figlia, Asia, mi porta in classe il sole anche quando fuori c'è brutto tempo (è una bambina creativa, stravagante, simpatica e affettuosa).

    Lei ha risposto:- Me lo dicono tutti che da grande farà l'attrice, mentre lo diceva le brillavano gli occhi (a me non particolarmente).


    un saluto :)

    RispondiElimina

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