Eresia
Tra
un delinquente inestirpabile, dei guitti nerd che minacciano di
aspettarci a chissà quale varco salvifico, una poltiglia di
centrosinistra sempre più curiale - in un modo che se fossero cardinali
'sto Papa li vorrebbe più svegli - uno fatica a non dire le cose banali e
qualunquiste. Se sentite urlare da qualcuno "devono andare tutti a
casa", state sicuri che quello invece ne vuole promuovere uno preciso,
che magari sta urlando come lui, o proponendo scorciatoie magiche, di
cui è fan totalizzato. Il punto drammatico è la scomparsa della politica
in dimensione umana, potabile, come territorio della comprensione e
della condivisione di intenti. Dell'emancipazione, prima di tutto
culturale e poi pratica. O, per meglio dire, quella politica vive in
altri luoghi, quasi sempre dove c'è sofferenza, necessità di rimboccarsi
le maniche o di pensare per davvero qualcosa che superi la pura
dimensione monetaria. Quei ragusani che si sono tuffati in mare per
soccorrere i migranti, per esempio, secondo me non saranno mai razzisti,
qualunquisti, blogger saccenti, oracoli social. O comunque, userei il
loro momento, fecondandolo. Ecco, io mi siederei in cerchio a parlare
con loro, insieme ai ragazzi che hanno salvato. Parlare del viaggio, dei
morti, dell'Eritrea, della Sicilia, del Mediterraneo tutto. Poi di
musica, dei poeti che hanno guardato il mare dalle due sponde. Poi
chiamerei un imprenditore veneto, lo inviterei a entrare nel cerchio.
Ue', mona, facciamo una rivista, un CD, un consorzio, parliamo di cibo.
Finanziaci il progresso, dài, che facciamo i soldi veri. Quelli che
nascono dalle cose, dalle persone, dalla contaminazione. E così via…
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