Volevo essere protetto

«Brutta giornata», mi dice la mamma. «È nervoso.» 
Luca, come spesso capita, ha inveito contro una signora sull'autobus. Difficile trovare il mix farmacologico che lo equilibri. Sto usando i giornali come base creativa. Siamo partiti dalle proteste a Lampedusa, fino ad elaborare i concetti e l'immagine. 
«Tu protesti mai?»
«Sì, sull'autobus».
Come se avesse capito dove volevo andare a parare.  
Durante il cammino verso la vignetta sono emerse cose delicate, anche riguardo il rapporto con la madre. 

«Dimmi quali sono le cose giuste che fai, Luca.»
Cose giuste:
- sto zitto
- leggo
- disegno
- guardo la televisione
«E le cose giuste che fai con la mamma?»
 Ci pensa.
«L'accarezzo.» 

L'elenco delle cose sbagliate:
- aggredire con la voce
- aggredire
E riguardo la madre:
«La spingo.»

Lo induco ad affrontare anche il tema delle parolacce.
Definisce cosa significa essere nervosi. Arrabbiati, perché ci si sente insultati.
Di sua iniziativa elabora un concetto importante, relativo all'espisodio dell'autobus:
«La parole brutte mi fanno coraggio, mi danno una cosa per proteggermi. Volevo essere protetto.» 

Finiamo la vignetta.

Alla fine ci siamo battuti il cinque.


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