Mistero
Questi
filmati di epiche imprese, genitori, fratelli, che insieme al disabile
sfidano le leggi della fisica e della fatica, e con la musica suggestiva
tagliano traguardi. E occhi pieni di lacrime e la lezione che vorrebbe
essere: CREDICI, PUOI FARCELA!
Ma a fare che? A vincere cosa? Ad arrivare dove? Mi sembrano i segni di un'interpretazione assurda della malattia, della disabilità, in una concezione della vita ipertrofica, ultraveloce, tutta prestazionale. Come fossero la foto "social" del capitalismo, che attraverso le lacrime e i sorrisi vorrebbe cancellare il mistero di chi non può essere attivamente sulla scena delle merci, e allora deve occupare la scena delle emozioni, che poi sottendono merci. Mentre la malattia, la disabilità, dovrebbero essere quel territorio sacro, in cui tutto rallenta, in cui si sperimenta il silenzio e l'inazione, in cui nel dolore si colgono sfumature nuove ed è il "sano" a dover prendere i tempi - anche psicologici - dell'altro, non viceversa. Il territorio in cui si misurano i diritti più estremi e importanti dell'individuo nella società.
In primis: il diritto alla dignità.
Ma a fare che? A vincere cosa? Ad arrivare dove? Mi sembrano i segni di un'interpretazione assurda della malattia, della disabilità, in una concezione della vita ipertrofica, ultraveloce, tutta prestazionale. Come fossero la foto "social" del capitalismo, che attraverso le lacrime e i sorrisi vorrebbe cancellare il mistero di chi non può essere attivamente sulla scena delle merci, e allora deve occupare la scena delle emozioni, che poi sottendono merci. Mentre la malattia, la disabilità, dovrebbero essere quel territorio sacro, in cui tutto rallenta, in cui si sperimenta il silenzio e l'inazione, in cui nel dolore si colgono sfumature nuove ed è il "sano" a dover prendere i tempi - anche psicologici - dell'altro, non viceversa. Il territorio in cui si misurano i diritti più estremi e importanti dell'individuo nella società.
In primis: il diritto alla dignità.
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