Diet-Coke o Mentos?

Guardo l’edicola sconsolato. Ho dimenticato il portafogli, e senza il mio involucro di carta mi sento nudo. Figuratevi come ho preso l’annuncio del direttore del New York Times, ieri.  Ha una faccia da cretino, ma forse il rancore influenza il mio giudizio. La fine dei quotidiani? Ne parlava mesi fa in un’inchiesta dell’Economist. Anche un vecchio editoriale di David Randall, che si apre così: “A un certo punto, verso la fine di marzo del 2043, uscirà l'ultima edizione dell'ultimo giornale. Quando questo vecchio, bizzarro mezzo d'informazione passerà alla storia e il suo ultimo numero, già ingiallito, andrà a far compagnia al cinema muto, al telegramma e al bustino con le stecche di balena nei musei di curiosità storiche, nessuno lo rimpiangerà”.

Bene. Ci toccherà cliccare trenta volte al giorno sulle testate on-line. Nevrosi, ansia informativa, paura di restare indietro. Luce, titoli, ipnosi. Versione privata del display in Times Square, tipo 'ste news del cavolo che scorrono qui a destra. I quotidiani on-line hanno recepito il peggio del weirdo bloggaro. Un proliferare di gare, sondaggi, stranezze, calendari. Alla fine, lo scoop dell’anno è l’effetto bomba dell’incontro tra la Diet-Coke e la Mentos, più cliccato dell’incontro tra capi di stato, o delle bombe sull’Iraq. Come a voler perdere la verticalità della riflessione, del rapporto con la parola scritta. La dimensione del tempo, della materia. Tutto risolto in un eterno, luminoso, presente orizzontale. Basta carta.
Si salveranno gli alberi, forse. Ma i cervelli?
Sì, okay, roba da tromboni anti-modernisti. Anche se un paio di cosine le conserverei volentieri. Qui tutto naviga verso un “vuota il cestino sicuro”.
Si paventa anche la fine del libro, dei fotografi, degli album musicali, dei frullini manuali per il cappuccino, del cinema. A questo proposito scomodo una frase di Abel Ferrara, ritagliata dalla CARTA de l’Espresso e dannatamente pertinente:
“La pellicola è pellicola. È ricoperta di argento e tra fotogramma e fotogramma c’è un minuscolo spazio nero che apparentemente non vedi, ma che il tuo corpo riceve. Alla fine del film, anche se non lo sai, hai avuto tre minuti di buio. E quel buio è come il silenzio in musica, è l’eco della tua immaginazione, è il valore che tu aggiungi al film. Il digitale è continuo, non c’è mai buio non c’è mai silenzio. Ti impone una continua passività.”
Poi aggiunge, “Io lotto per filmare in pellicola. Voglio il mio 35 millimetri, voglio il mio prodotto, con tanto argento che duri nel tempo, voglio quelle pellicole dure che quando tagliavamo i film negli anni Settanta riciclavamo come plettro per suonarci la chitarra. Sa che le dico? Anche se nessuno mi conserverà, io voglio il mio negativo.”





Bob Peak, "Lot of Laught"
illustrazione scomposta e completa di J.C.Leyendecker

Commenti

  1. Secondo me sottovalutano il potere della carta. I giornali non spariranno. Forse saranno più di nicchia (ma non è che in Italia siano di massa, a parte certe masse di idioti - tra lettori e giornalisti o pseudotali), ma rimarranno. Lo dicono da tempo, lo dicono per i fumetti (sì, in crisi, ma non fino in fondo) e anche le digitali lo insegnano. L'analogico è l'analogico, al massimo il digitale lo compenetra, ma non lo sostituisce (spero, sennò addio cervelli sul serio)

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  2. cinema...

    stasera andrò al cinema con delle donne intelligenti, mi godrò sicuramente la serata, come al solito

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  3. Beh, Todomodo, però le digitali ormai hanno sostituito del tutto la pellicola. Non so che ne sarà delle botteghe dei fotografi. Sui fumetti, discorso complesso…


    Yzma. Che film?


    Più o meno a tema, bella notizia, QUI!

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  4. Ho appena visto ( ebbene si) sul sito del Corriere il match Sgarbi - Cecchi Paone.....

    Chissà se nel futuro oltre alla sostituzione della carta e della pellicola, ci riserverà la sostituzione dei cervelli. In certi casi sarebbe opportuno.....

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  5. E più facile che i nuovi media si affianchino ai vecchi, piuttosto che li sostituiscano del tutto (detta così sembra una sentenza alla Confucio) :-)

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  6. rivendicare il proprio negativo.. lo trovo geniale

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  7. vado subito a comprarmi il giornale ...

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  8. Anonimo, compra l'ultimo l'Internazionale. Ci troverai un articolo di Garrin Keillor che si apre così:

    "Osservando i giovani nei bar mi sembra che alla loro vita manchi qualcosa: l'arte di tenere aperto un giornale. Se ne stanno davanti al computer, a volte con dei fili che gli spuntano dalle orecchie, e la vita gli scorre davanti mentre bivaccano su My Space guardando il video di un cane che balla la macarena. Nessuno gli ha mai spiegato che aprire un giornale è fondamentale per apparire distinti e brillanti. E non mi riferisco ai discorsi impegnati sul ruolo della stampa in una democrazia: un giornale, ragazzi miei, è soprattutto una questione di stile."


    E poi svolge la tesi, in modo efficace, paradossale e divertente. E su internet non si trova…

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  9. ..ma che meraviglia questa frase di Abel Ferrara...


    Il suo cinema non mi fa impazzire totalmente..a sprazzi.. ma l'amore per la salvaguardia di questo amore per "l'artigianato" delle emozioni me lo restituisce vincente (insieme all'amore dichiarato per la mia Roma dove stava girando a dicembre il suo ultimo film..)..


    Io sono una antica..

    lo ribadisco..

    per me la carta e lo scritto hanno una magia adrenalinica..

    compro e leggo anche più di un quotidiano dai miei 12 anni..

    riviste musicali, di cinema, collezioni di fumetti..e libri..libri ..libri..



    cavolo nel 2043 sarò ancora una magnifica 80enne...come farò allora?

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  10. Elisa, a quell'epoca, ci arriveranno le notizie tramite chip sottocutanei. Rimpiangerai i bei tempi di Google.


    A propostito di Google, bell'editoriale su www.leftwing.com. Segnalo a tutti.

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  11. http://www.leftwing.it/index.php?s=elzeviro


    Qui, per la precisione.

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